Criscuolo Maria Assunta Sab Gen 28, 2012 8:29 pm
Il quadro che mi ha particolarmente colpito durante la lezione in aula è la donna barbuta...
Da sempre soggetto ispiratore per il linguaggio dell’arte: corpo e spirito, passione e sentimento, amor sacro e amor profano, madre e amante, la Donna è stata nei secoli rappresentata in tutte le sue sfaccettature, passando nei secoli da primigenia musa ispiratrice a protagonista attiva nella stessa produzione e committenza artistica. Basta pensare per un attimo cosa sarebbe l’Arte senza la componente femminile per comprenderne il ruolo assolutamente centrale.
Con la Donna barbuta oggi a Toledo presso la fondazione Medinacoeli, il pittore ci rende partecipi di un’aberrazione della natura, ritraendo Maddalena Ventura, una donna abruzzese maritata e madre di molti figli, intenta ad allattare l’ultimo nato, pur munita di una faccia totalmente virile, di una folta barba e di un torace egualmente peloso, da cui protrude una mammella ripugnante, gonfia di latte, in grado di spegnere per lungo tempo qualsiasi desiderio erotico in chicchessia.
Riporto un articola della Repubblica che spiega nei dettagli il quadro:
I ritratti della donna barbuta e delle teste barbute conservate in formalina in qualche scantinato di vecchie facoltà di medicina fanno pensare al fenomeno dell’irsutismo. Circa 50 anni fa, nel ‘Trattato di terminologia Medica” (1961), Luigi Ferrio, alla voce irsutismo scriveva: ”Sindrome dipendente da iperproduzione di secreto per iperplasia delle ghiandole surrenali. Sviluppo sessuale precoce e talora presentante caratteristiche sessuali secondarie dell’altro sesso; adiposità, sviluppo dei peli eccessivo e di distribuzione anomala, specie nelle donne (la donna barbuta)”. Taluni adoperano questo termine come sinonimo di ipertricosi, ma tale uso è da evitare perché generatore di equivoci. A questo punto è doveroso andare alla voce ipertricosi e il sinonimo utilizzato è il termine irsuzie. “Sviluppo generale ed anormale del sistema pilifero, che può essere generalizzato a tutto il corpo o localizzato; congenito od acquisito”.
L’ipertricosi sacrale, o coda dei fauni. Può essere dunque semplicemente ascrivibile a una peluria accentuata ma non patologica, che non sottende a patologie ben più gravi, che riguardano le ghiandole surrenali e l’apparato riproduttivo femminile.
Certo, per la donna barbuda ci si immaginava qualcosa di più ‘fantastico’ che un fondoschiena peloso. Peraltro indecorosamente mostrato ultimamente da adolescenti che portano la cinta dei pantaloni quasi alle ginocchia. Lasciando scoperte certe ‘code di fauno’ decisamente antiestetiche. Ma l’irsutismo può essere causato anche da una disfunzione degli ormoni androgeni, dal momento che gli androgeni (nella donna) provengono solo dalle ghiandole surrenali e dalle ovai. Le cause dell’irsutismo circoscritte a questi due organi includono il morbo di Cushing, (che in realtà è quasi sempre secondario ad un tumore ipofisario e conferisce anche la caratteristica faccia a luna piena e schiena gibbosa, per la distribuzione anomala di grasso corporeo in queste parti), tumori alle ghiandole surrenali, e iperplasia congenita surrenale. Le cause ovariche includono tumori, la sindrome dell’ovaio policistico (frequente causa di irsutismo) e molti casi di irsutismo idiopatico. Nel 1721 il medico italiano Antonio Vallisneri fu il primo a descrivere, da un punto di vista patologico la sindrome dell’ovaio policistico: “Giovane rustica, maritata, modicamente pingue et infeconda, con due ovaie più grandi del normale, come uova di colomba, bernoccolute, lucenti et biancastre…". Successivamente, nel 1921, Achard and Thiers tentarono di fare un’associazione tra diabete mellito e iperandorgenismo descrivendolo nel testo "Le virilism pilaire et son association á l´insuffisance glycolytique" (Bulletin de l'Académie Nationale de Médecine, Paris, 1921, 3 sér. 86). Infine, nel 1935 Stein and Leventhal riprendono la definizione di Vallisneri parlando di "...ovaie sclerotiche ingrandite alla laparotomia in donne che presentavano anovulatorietà o irsutismo o entrambi" (American Journal of Obstetrics and Gynecology , 1935, 29:181-191).Per la Donna barbuda, tuttavia, si dovrebbe escludere il morbo di Cushing, perché non avrebbe potuto concepire cinquant’anni ed essere riuscita a portare a termine una gravidanza dopo più aborti spontanei. Più probabile che avesse l’ovaio policistico.
Il sito è: http://fattoadarte.corriere.it/2011/06/donna_barbuta.html