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Forum didattico del corso di Psicopedagogia dei linguaggi a.a.2011-12 a cura di F. Briganti Stanza di collaborazione del gruppo classe


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    8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio)

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    8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio) - Pagina 4 Empty Re: 8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio)

    Messaggio  michela.ciampa Sab Gen 28, 2012 11:00 am

    l'arte che affronta tematiche genericamente “sociali” è quasi sempre percepito come mezzo di esemplificazione, positiva o negativa della realtà. È utilizzato come strumento narrativo, capace di elaborare vere o false storie ad alto contenuto simbolico. Ma l'arte è anche uno straordinario laboratorio sulla corporeità, che agisce in maniera profonda sull’immaginario degli spettatori, e ha un potenziale di cattura che va al di là degli argomenti trattati in maniera esplicita.
    La presenza di una corporeità di per sé atta a scatenare situazioni incontrollabili, infatti, è argomento fortemente artistico, perché si presta a dar vita alla rappresentazione di uno squilibrio, simbolico appunto, tra individuo e mondo.
    Le proposte artistiche presentate oggi a lezione sono state tutte interessanti. E' sorprendende notare come nell'arte, ma anche nel cinema, si rflettano gli stessi stereotipi e pregiudizi con cui abbimo a che fare nel nostro quotiduiano: lo storpio, la ballerina tisica e drogata, il menomato, la donna Barbuta.
    in particlr modo ha catturato la ma attezione la " donna barbuta" di Ribera da cui taspaiono gli stessi stereotipi di genere di cui tanto discutiamo: la donna debole, madre e moglie e la rassegnazione del marito verso qualcosa di " anomalo" che non rispetta i normali stanard di bellezza imposti dalla società.
    anche sulla scelta dei colori e la posizione dei personaggi c'è da interrogarsi. lo sfondo nero induce a pensare a qualcosa di tetro, oscuro,dà intenità alla scena, la donna in primo piano dà enfasi alla sua " diversità".
    Sarebbe interessante approfondire come ,oltre all'arte, anche nel cimena vengono mediati questi canoni esetici del corpo femminie.
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    8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio) - Pagina 4 Empty Re: 8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio)

    Messaggio  Pina Cacciapuoti Sab Gen 28, 2012 12:09 pm

    Tra le varie opere viste in aula mi ha colpito particolarmente la pittura di Botero, caratterizzata dall'insolita dilatazione che subiscono i suoi soggetti, che acquistano forme insolite, trasgredendo i canoni estetici (taglia 38) che imperano nella società di oggi!
    Sembra quasi che Botero nella “Ballerina alla sbarra” voglia mettere in risalto soprattutto quelle che molti definiscono le curve dell’anima.
    Nei suoi quadri, Botero più che la disabilità mette in luce la diversità. Le sue forme particolarmente abbondanti fanno emergere l’unicità e il valore di ogni singola persona rappresentata.
    8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio) - Pagina 4 Fernan10
    A questo proposito mi piace riportare qui nel forum, una foto, e il relativo simpatico commento che ho trovato in rete :
    La modella dell'immagine si chiama Tara Lynn.
    Questa foto è stata pubblicata nell'edizione francese di " Elle " il 26 Marzo 2010.
    L'autore della foto è David Odham. Utilizzata per illlustrare il seguente aneddoto:" Sirena o balena? ".
    Qualche tempo fà, all'entrata di una palestra, si poteva vedere un cartello con la foto di una ragazza dal fisico spettacolare con sù scritto: “quest'estate, preferite essere una sirena o una balena?”.
    Si racconta che una donna, della quale non conosciamo l'aspetto fisico, rispose a questa domanda nel seguente modo: “Egregi signori, le balene sono sempre circondate di amici ( delfini, foche, uomini curiosi ), conducono una vita sessuale molto attiva e accudiscono i propri piccoli con molto affetto. Si divertono come matte con i delfini e mangiano gamberi fino a strafogarsi. Nuotano tutto il giorno e viaggiano verso luoghi fantastici come la Patagonia, il mare di Barens o le barriere coralline della Polinesia. Cantano magnificamente e in alcuni casi incidono dei CD. Sono animali impressionanti e molto amati. Le sirene non esistono. Ma se esistessero, farebbero la fila nello studio di un psicologo, in seguito ad un problema di sdoppiamento della personalità: donna o pesce? Non avrebbero alcuna vita sessuale nè potrebbero avere figli. Sarebbero affascinanti, certo, ma solitarie e tristi. E inoltre, chi vorrebbe accanto una ragazza che odori di pesce? Senza dubbio, preferisco essere una balena!”.
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    8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio) - Pagina 4 Empty Re: 8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio)

    Messaggio  Diana Cataldo Sab Gen 28, 2012 3:05 pm

    Ho sempre amato l’arte, in ogni sua manifestazione. Tra gli artisti che preferisco c’è sicuramente Picasso, per il suo modo di leggere nell’animo delle persone e di rappresentare il reale. Le donne di Picasso non sono donne considerate belle, così come quelle dei quadri di Botero. E non solo per la particolarità della tecnica pittorica che utilizza, ma per l’intento (almeno questo è quello che percepisco) di andare oltre il corpo per raffigurare i moti e le passioni dell’anima...Ho voluto citare Picasso perché la riflessione che vorrei condividere è trasversale ai dipinti di questo grande artista, di Botero, di Ribera…Credo che ognuno di loro metta nella propria arte se stesso e la propria personalità, cercando dei soggetti che possano esprimere stati d’animo e pensieri. Ogni soggetto allora, dal ragazzo zoppo alla donna grassa o quella barbuta, sono manifestazione, emanazione di un messaggio dell’autore. Cosa avrà voluto dirci? L’interpretazione è personale. La mia attiene al significato di bellezza. Rompere gli schemi, scandalizzare, mostrare il brutto per smascherare quello che spaventa e quello che si annida nel profondo dell’animo. Lo ritrovo anche nel dipinto di Dix della ballerina Anita Berber, che non conoscevo e mi ha particolarmente impressionato. Cos’è la bellezza? Patina dorata che nasconde la mostruosità di tutte le nostre contraddizioni? Immagine rassicurante che restituisce un senso di normalità, che nasconde la malattia? Ma chi può dire di essere davvero normale nei limiti di quello che universalmente è riconosciuto come normalità? Soprattutto, si può definire “bello” un quadro come la ballerina di Botero? Non è né bello né brutto, a mio avviso, è un messaggio. Ecco allora, va in scena la disabilità, intesa però come devianza e quindi inevitabilmente associata a qualcosa di brutto (almeno questa è la mia interpretazione).
    Forse quello che dico risulterà impopolare, ma credo che lo stesso Botero, rappresentando una donna grassa nei panni di una ballerina di danza classica, abbia voluto raffigurare il ridicolo, per spingerci a riflettere sulla nostra difficoltà ad accettare il diverso. Un altro potrebbe darne un’interpretazione diversa, in ogni caso valida.
    Mi è capitato di leggere questa citazione di Picasso (anche se non ne conosco la fonte quindi non posso garantirne l’autenticità): “L'arte non è l'applicazione di un canone di bellezza ma ciò che l'istinto e il cervello elabora dietro ogni canone. Quando si ama una donna non si comincia sicuramente a misurarle gli arti”. Elaborazione personale quindi, oltre i canoni, alla ricerca di un modo di esprimersi che supera i limiti imposti dal corpo.


    In ambito didattico l’arte può tornare davvero utile come linguaggio alternativo a quello verbale. Sarei davvero curiosa di sapere cosa direbbe un bambino della scuola dell’infanzia nel vedere questi dipinti, con la sincerità che solo a chi ha questa età appartiene.
    Forse direbbe semplicemente che sono brutti
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    Messaggio  Diana Cataldo Sab Gen 28, 2012 3:12 pm

    a questo link, per chi è interessato, una rassegna delle opere di Picasso
    In particolare "Donne che corrono sulla spiaggia"
    http://www.libricom.it/picasso/
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    Messaggio  Martina Pirone Sab Gen 28, 2012 3:17 pm

    Otto dix dice dipingendo: le cose stanno così, questo è il mondo che abbiamo fatto. Questo siete voi, siamo noi: riconosciamoci. Una frase, questa, densa di significati....l'autore non si sente escluso da quel che ritrae, egli stesso ne fa parte. Nel dipinto "Giocatori di skate" emerge la testimonianza di un uomo che ha preso parte alla guerra e che forse non riesce a scrollarsi di dosso quanto ha vissuto e visto....l'atrocità e l'orrore della guerra è a mio parere ciò che emerge dal dipinto. A primo impatto ho difatti percepito quasi "ribrezzo", l'aver ritratto in modo così "cinico" ogni singolo particolare di quel dipinto (il tubicino nell'orecchio, i bastoni neri al posto delle gambe, la mandibola metallica) mi ha fatto percepire la volontà, da parte dell'autore, di voler "sbattere in faccia" agli altri la nuda verità; come se l'autore avesse voluto dire: questo è quello che abbiamo causato noi, tutti noi, attraverso l'atrocità della guerra.
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    Messaggio  sarapalermo Sab Gen 28, 2012 3:45 pm

    Tra i quadri presentati quello che mi ha colpito maggiormente è stato il quadro "Ragazzo zoppo" di Ribera.
    L'autore mette in risalto la bellezza interiore del ragazzo attraverso il suo sorriso senza mettere in rilievo l'aspetto esteriore.
    E' un quadro bello da vedere perchè rispecchia un ragazzo che malgrado abbia un problema fisico sorride alla vita, sembra quasi orgoglioso di ciò che è .
    Il messaggio del quadro è quello che malgrado la disabilità si può sorridere al mondo, tutto questo si ricollega in qualche modo anche a Simona Atzori, quindi malgrado noi abbiamo solo visto un quadro che potrebbe rispecchiare una realtà fittizia ,nella vita reale queste cose succedono, sono reali.


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    Messaggio  sarapalermo Sab Gen 28, 2012 3:58 pm

    Per quanto riguarda il quadro "Donna barbuta" di Ribera mi ha scioccata perchè in realtà nel quadro la donna che allatta sembra un uomo, è il suo seno che mi ha fatto capire il contrario.
    Onestamente lo ritengo un quadro irreale perchè in realtà esistono donne che, forse a causa di qualche ormone, hanno la barba ma di certo non permettono che la barba diventi così lunga come nel dipinto.
    E' altrettanto vero che non dobbiamo giudicare, ma come? io a primo impatto potrei anche dire che la donna ritratta non ha nulla di femminile ma poi ragionando mi dico " io in realtà cosa ne so??" questa donna potrebbe essere una grande donna, una grande madre..
    Bisognerebbe imparare a non giudicare subito una persona ma aspettare prima di sparare una sentenza negativa.
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    Messaggio  severinamangiacapra Sab Gen 28, 2012 5:19 pm

    sono stata colpita, particolarmente, dal quadro di Otto Dix "I giocatori di skat", il quadro rappresenta tre militari reduci di guerra, dove sono evidenti gli effetti che la guerra ha prodotto su di loro. Un rappresentazione che va davvero oltre la normalità, ciò che stupisce è proprio l'espressione dei tre giocatori, si intravede, infatti, dal volto deturpato un sorriso come se niente fosse accaduto, anche il fatto che l'autore abbia voluto rappresentare questi militari intenti a giocare a carte, è sicuramente una cosa insolita, forse l'intento dell'autore è quello, di lanciare un messaggio, ossia, che nonostante tutto la vita continua.Alla vista del quadro sono rimasta perplessa e non poco sconcertata, in un attimo i miei pensieri sono stati offuscati da immagini di orrore e paura ,contrariamente allo stato d'animo che emerge dai tre personaggi rappresenti.Inoltre ciò che mi ha colpito è il fatto che Otto Dix tend quasi a rappresentare scene tristi, quadri con un messaggio ben preciso. Alcune opere:


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    Messaggio  iovineconcetta Sab Gen 28, 2012 6:18 pm

    iovineconcetta ha scritto:“Estethica, mostra del diversamente bello” è stata concepita come una galleria d’arte contemporanea di opere create in forma collettiva ed individuale da vari artisti diversamente abili capaci di offrire delle visioni originali del mondo attraverso la loro straordinaria sensibilità ed il loro sguardo inimitabile.
    Lo scultore e pittore francese Jean Dubuffet nel lontano 1945 fu il primo a parlare di “Art Brut” (arte grezza). Per “Art Brut” intendeva l’arte realizzata da persone prive di qualsiasi formazione artistica, che si esprimevano al di fuori delle linee guida convenzionali, e più in particolare di persone che stavano negli ospedali psichiatrici.
    L’approccio verso le più varie forme di arte, come accade anche in diversi centri di riabilitazione, è generalmente inteso come “terapeutico. Ma non solo. Spesso molte persone scoprono di avere del talento innato, di essere in grado di esprimersi in modo incredibile, in molti casi operando senza regole o tecniche e ignorando anche le più comuni norme estetiche convenzionali. E proprio da questa vera “anarchia” nascono dei manufatti originali ed imprevedibili. Attraverso “Estethica, mostra del diversamente bello” ci si propone di dare agli artisti la dignità che meritano e, soprattutto, di offrire loro l’opportunità di tramutare la loro arte anche in un’occasione di business.


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    Messaggio  Nicla Latorre Sab Gen 28, 2012 7:05 pm

    Dunque, anticipo che mi piace molto l’arte e la storia dell’arte. Vorrei a questo proposito ricordare la mia personale esperienza di studio, fatta durante le scuole superiori con la mia professoressa di arte, proprio a proposito della rappresentazione di persone con difetti fisici o problemi mentali. Ricordo bene che la prof ci mostrò tutti i dipinti già citati (quelli di Otto Dix, di Ribera ecc..) e ce ne mostrò altri con la stessa tematica, che inserisco di seguito.
    Parto dall’affresco del “Trionfo della Morte” di Andrea Orcagna in cui si vede un gruppo di mendicanti dall’aspetto piuttosto caricaturale e con evidenti difetti fisici invocare la morte. Al di là del contesto drammatico, siamo nel 1348 anno della grande peste, l’occhio del pittore indugia su certi dettagli e difetti fisici, in un’epoca peraltro in cui non si riproduceva la realtà con l’attenzione che avranno poi i pittori rinascimentali.

    Nel invece Rinascimento si distingue in questo senso Masaccio con gli affreschi della Cappella Brancacci, dedicati alla vita di San Pietro. In uno dei riquadri il capo degli apostoli passa di fronte ad una fila di storpi e li guarisce con l’ombra. L’artista in questo caso mantiene un atteggiamento “neutro” nel senso che rappresenta il paralitico in primo piano con un certo realismo senza però calcare la mano sui difetti fisici e senza indugiare sul piano caricaturale.

    Il discorso cambia radicalmente con Hieronymus Bosch che nel suo mondo fantastico e terrificante inserisce spesso esseri mostruosi o deformi. Mi soffermo in particolare sul “Cristo che porta la croce” perché si tratta di un soggetto, a differenza di molti altri dipinti da Bosch, piuttosto comune. Non occorre un’osservazione attenta per rendersi conto che quasi tutti i personaggi che circondano Cristo hanno un aspetto mostruoso o evidenti difetti fisici, in base alla convinzione molto diffusa nel Medioevo e nei secoli successivi, che alla bruttezza esteriore corrispondesse la malvagità dell’animo, o comunque che quello che noi oggi chiamiamo disabile si trovasse in queste condizioni a causa del male commesso, quindi una persona segnata dalla punizione divina.

    Un esempio invece di puro “intrattenimento” è questo duplice ritratto del nano Morgante eseguito da Agnolo Bronzino. Morgante era un nano della corte del granduca Cosimo de’ Medici, in un’epoca in cui i nani a corte avevano il ruolo simile a quello dei buffoni: il divertimento del signore. In quest’ottica Bronzino ritrae Morgante nudo mentre scimmiotta azioni tipiche dei nobili o degli eroi. Esiste anche un’altra versione, sempre ad opera del Bronzino, in cui il nano ha in testa una corona di foglie di vite come il dio Bacco.


    Anche Gericault è interessante: dipinse 10 ritratti di uomini malati di mente (5 di questi sono stati perduti)in particolare di soggetti “alienati monomaniacali”. Le monomanie che ci restano documentate sono l'invidia, la mania del gioco, la cleptomania e l'assassinio, il rapimento dei bambini e la mania del comando militare. Le espressioni sono colte con un'acutezza e una precisione eccezionali, tanto da rendere possibile la percezione del disturbo di ognuno.

    8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio) - Pagina 4 P22701018. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio) - Pagina 4 Shadow8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio) - Pagina 4 Bosch_cristo_che_porta_la_croce8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio) - Pagina 4 Bronzino-ritratto-frontale-e-tergale-del-nano-morgante-ante-1553-galleria-degli-uffizi-firenze8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio) - Pagina 4 Th%C3%A9odore_G%C3%A9ricault_-_L%27Ali%C3%A9n%C3%A98. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio) - Pagina 4 GericaultMonomaniacOfGame8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio) - Pagina 4 Th%C3%A9odore_G%C3%A9ricault_hiena_de_Salp%C3%AAtri%C3%A8re
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    Messaggio  monicasomma Sab Gen 28, 2012 7:56 pm

    La rappresentazione di persone con difetti fisici o problemi mentali ha spesso avuto nel corso dei secoli un carattere di scherno o comunque una connotazione negativa.
    Abbiamo vari esempi di dipinti e opere d’arte di questo tipo, in cui l’artista rappresenta queste persone con tratti caricaturali, con abiti o costumi che li rendono del tutto ridicoli o comunque in situazioni negative. Di esempi ne esistono parecchi, personalmente ho cercato di metterne insieme alcuni, di epoche diverse, per fare una breve carrellata nel corso dei secoli.
    Partiamo dall’affresco del “Trionfo della Morte” di Andrea Orcagna (ridotto letteralmente a brandelli) in cui si vede un gruppo di mendicanti dall’aspetto piuttosto caricaturale e con evidenti difetti fisici invocare la morte. Al di là del contesto drammatico, siamo nel 1348 anno della grande peste, l’occhio del pittore indugia su certi dettagli e difetti fisici, in un’epoca peraltro in cui non si riproduceva la realtà con l’attenzione che avranno poi i pittori rinascimentali.
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    Messaggio  raimondo antonella Sab Gen 28, 2012 7:57 pm

    nella scorsa lezione la prof ci ha condotto a riflettere sul modello di bellezza rappresentato nell'arte e ci siamo soffermati sulla rappresentazione della disabilità. Nelle opere che ci vengono presentate anche a scuola nelle lezioni di Arte, di solito ho conosciuto immagini di corpi sani e perfetti, ma mai avevo visto quandri rappresentanti persone con tratti deformanti. A lezione ci siamo soffermati su Ribera, Otto Dix, Anita Berber e Botero. Spesso la deformazione era rappresentata da personaggi mendicanti e quindi figure non protagoniste della scena. Ma tutto ciò non avviene nei quadri di Ribera. Nel RAGAZZO ZOPPO il protagonista del dipinto è proprio il ragazzo con il suo piede deformato. Ciò che lo contraddistingue è il suo sorriso, senza emanare sensazioni di dolore e sofferenza. Nel quadro DONNA BARBUTA l'impatto è maggiore. Nonostante ciò il corpo femminile non è rappresentato con derisione, anzi la donna si mostra nnella sua "normalità" soprattutto nel suo atto materno di allattamento.
    Ribera mi ha colpito per il modo di aver rappresentato la diversità attraverso due atti di normalità: l'umanità della donna e il sorriso del ragazzo!!
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    Messaggio  monicasomma Sab Gen 28, 2012 8:22 pm

    Qualche tempo fà, all'entrata di una palestra, si poteva vedere un cartello con la foto di una ragazza dal fisico spettacolare con sù scritto: “quest'estate, preferite essere una sirena o una balena?”.
    Si racconta che una donna, della quale non conosciamo l'aspetto fisico, rispose a questa domanda nel seguente modo: “Egregi signori, le balene sono sempre circondate di amici ( delfini, foche, uomini curiosi ), conducono una vita sessuale molto attiva e accudiscono i propri piccoli con molto affetto. Si divertono come matte con i delfini e mangiano gamberi fino a strafogarsi. Nuotano tutto il giorno e viaggiano verso luoghi fantastici come la Patagonia, il mare di Barens o le barriere coralline della Polinesia. Cantano magnificamente e in alcuni casi incidono dei CD. Sono animali impressionanti e molto amati. Le sirene non esistono. Ma se esistessero, farebbero la fila nello studio di un psicologo, in seguito ad un problema di sdoppiamento della personalità: donna o pesce? Non avrebbero alcuna vita sessuale nè potrebbero avere figli. Sarebbero affascinanti, certo, ma solitarie e tristi. E inoltre, chi vorrebbe accanto una ragazza che odori di pesce? Senza dubbio, preferisco essere una balena!”.
    Ho ripreso questo commento da PINA CACCIAPUOTI. La lettura del tuo link mi ha veramente divertita, se ci penso non riesco a smettere di ridere, allo stesso tempo però mi ha fatto riflettere molto, immaginiamo la perfezione, un prototipo di bellezza irraggiungibile, la corsa per piacere agli altri, che immaginario collettivo deludente. Per fortuna si cresce e si cambia...impariamo a notare le differenze ,ciò che caratterizza e distingue le persone , la bellezza e la profondità dell'animo. Tali caratteristiche sono state riscontrate nella visione di alcune opere che hanno particolarmente attirato la mia attenzione.
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    8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio) - Pagina 4 Empty lab arte e disabilità

    Messaggio  Criscuolo Maria Assunta Sab Gen 28, 2012 8:29 pm

    Il quadro che mi ha particolarmente colpito durante la lezione in aula è la donna barbuta...
    Da sempre soggetto ispiratore per il linguaggio dell’arte: corpo e spirito, passione e sentimento, amor sacro e amor profano, madre e amante, la Donna è stata nei secoli rappresentata in tutte le sue sfaccettature, passando nei secoli da primigenia musa ispiratrice a protagonista attiva nella stessa produzione e committenza artistica. Basta pensare per un attimo cosa sarebbe l’Arte senza la componente femminile per comprenderne il ruolo assolutamente centrale.
    Con la Donna barbuta oggi a Toledo presso la fondazione Medinacoeli, il pittore ci rende partecipi di un’aberrazione della natura, ritraendo Maddalena Ventura, una donna abruzzese maritata e madre di molti figli, intenta ad allattare l’ultimo nato, pur munita di una faccia totalmente virile, di una folta barba e di un torace egualmente peloso, da cui protrude una mammella ripugnante, gonfia di latte, in grado di spegnere per lungo tempo qualsiasi desiderio erotico in chicchessia.
    Riporto un articola della Repubblica che spiega nei dettagli il quadro:
    I ritratti della donna barbuta e delle teste barbute conservate in formalina in qualche scantinato di vecchie facoltà di medicina fanno pensare al fenomeno dell’irsutismo. Circa 50 anni fa, nel ‘Trattato di terminologia Medica” (1961), Luigi Ferrio, alla voce irsutismo scriveva: ”Sindrome dipendente da iperproduzione di secreto per iperplasia delle ghiandole surrenali. Sviluppo sessuale precoce e talora presentante caratteristiche sessuali secondarie dell’altro sesso; adiposità, sviluppo dei peli eccessivo e di distribuzione anomala, specie nelle donne (la donna barbuta)”. Taluni adoperano questo termine come sinonimo di ipertricosi, ma tale uso è da evitare perché generatore di equivoci. A questo punto è doveroso andare alla voce ipertricosi e il sinonimo utilizzato è il termine irsuzie. “Sviluppo generale ed anormale del sistema pilifero, che può essere generalizzato a tutto il corpo o localizzato; congenito od acquisito”.
    L’ipertricosi sacrale, o coda dei fauni. Può essere dunque semplicemente ascrivibile a una peluria accentuata ma non patologica, che non sottende a patologie ben più gravi, che riguardano le ghiandole surrenali e l’apparato riproduttivo femminile.

    Certo, per la donna barbuda ci si immaginava qualcosa di più ‘fantastico’ che un fondoschiena peloso. Peraltro indecorosamente mostrato ultimamente da adolescenti che portano la cinta dei pantaloni quasi alle ginocchia. Lasciando scoperte certe ‘code di fauno’ decisamente antiestetiche. Ma l’irsutismo può essere causato anche da una disfunzione degli ormoni androgeni, dal momento che gli androgeni (nella donna) provengono solo dalle ghiandole surrenali e dalle ovai. Le cause dell’irsutismo circoscritte a questi due organi includono il morbo di Cushing, (che in realtà è quasi sempre secondario ad un tumore ipofisario e conferisce anche la caratteristica faccia a luna piena e schiena gibbosa, per la distribuzione anomala di grasso corporeo in queste parti), tumori alle ghiandole surrenali, e iperplasia congenita surrenale. Le cause ovariche includono tumori, la sindrome dell’ovaio policistico (frequente causa di irsutismo) e molti casi di irsutismo idiopatico. Nel 1721 il medico italiano Antonio Vallisneri fu il primo a descrivere, da un punto di vista patologico la sindrome dell’ovaio policistico: “Giovane rustica, maritata, modicamente pingue et infeconda, con due ovaie più grandi del normale, come uova di colomba, bernoccolute, lucenti et biancastre…". Successivamente, nel 1921, Achard and Thiers tentarono di fare un’associazione tra diabete mellito e iperandorgenismo descrivendolo nel testo "Le virilism pilaire et son association á l´insuffisance glycolytique" (Bulletin de l'Académie Nationale de Médecine, Paris, 1921, 3 sér. 86). Infine, nel 1935 Stein and Leventhal riprendono la definizione di Vallisneri parlando di "...ovaie sclerotiche ingrandite alla laparotomia in donne che presentavano anovulatorietà o irsutismo o entrambi" (American Journal of Obstetrics and Gynecology , 1935, 29:181-191).Per la Donna barbuda, tuttavia, si dovrebbe escludere il morbo di Cushing, perché non avrebbe potuto concepire cinquant’anni ed essere riuscita a portare a termine una gravidanza dopo più aborti spontanei. Più probabile che avesse l’ovaio policistico.
    Il sito è: http://fattoadarte.corriere.it/2011/06/donna_barbuta.html
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    Messaggio  luisa buono Sab Gen 28, 2012 8:40 pm

    Dipinto quasi surreale, comico a primo impatto, devastante nella riflessione.
    Erano nemici? erano amici? combattavano dalla stessa parte?
    cosa importa....la guerra è finita e a loro resta il ricordo, un sussidio
    e un posto riservato su un autobus.
    Disabile per una cosa che non ha scelto, probabilmente non voleva,
    ma che lo segnerà per tutta la vita e il gioco delle carte suggerisce quella ricerca
    di distacco, per isolarsi, per tornare persone normali almeno in quel frangente di tempo.
    Poi guardi le carte e ti chiedi: chi vincerà?
    ma in questo caso non esiste un vincitore,perchè con la guerra hanno perso tutti!
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    Messaggio  elisabettaschiavone Sab Gen 28, 2012 11:06 pm

    Dalle discussioni avvenute in aula e il ritorno a casa ho approfondito le mie conoscenze su Otto Dix. Ho appreso che fu un grande pittore tedesco, dipinse le sue opere incentrando le sue tematiche su temi forti e disegnate con crudezza, come la guerra e la morte al fronte, i reduci storpi nelle città del dopoguerra, le deformità della bruttezza, il rapporto tra eros e morte, oltre a numerosi ritratti e gli autoritratti che realizzerà con costanza per tutta la vita.Nel corso della guerra fu ferito e decorato più volte. L’esperienza della guerra scioccò profondamente Dix, trasformandolo in un convinto pacifista. Solo dopo molti anni arriverà a mettere su tela un documento di valore eccezionale come il “trittico sulla guerra”, realizzato a Dresda nei primi anni trenta, dopo un lungo periodo di incubazione, ad appena un anno dalla salita al potere di Hitler. È di questo periodo la serie dei dipinti con mendicanti, mutilati, marinai, prostitute e scene di violenza sessuale, tecnicamente eseguiti tramite una pittura volutamente antiartistica e infantile, tipica del dadaismo. Dix fu estremamente critico nei confronti della società tedesca del tempo e le sue opere ne espressero gli aspetti più squallidi;
    Come modelli usò spesso immagini reali di soldati sfigurati, raffigurando corpi squartati e decomposti in trincee e in campi di battaglia, servendosi di un realismo crudo e tragicamente impietoso per lanciare un violento atto d’accusa antimilitarista.
    Nella Germania del tempo, queste tele causarono un tale turbamento che spesso furono rimosse dai musei e dalle gallerie d’arte dove erano esposte. Esemplare in tal proposito il caso del dipinto “La trincea”, i Nazisti nel 1933 la esposero come opera degenerata con l’indicazione “Sabotaggio alla difesa dipinto dal pittore Otto Dix”. Fu considerato un artista degenerato, gli venne proibito di esporre le proprie opere, alcune delle quali furono esibite nell’esposizione nazista d’arte degenerata e furono poi bruciate. Trasferitosi sul lago di Costanza, fu costretto a dedicarsi esclusivamente alla pittura di paesaggio, evitando i temi sociali. Con questo si può notare come una persona attraverso il dipinto esprime le proprie emozioni, i propri stati d’animo, le proprie paure e i propri tormenti, è mettendo su tela che l’individuo si libera, raggiunge la sua stabilità.
    http://www.google.it/search?q=otto+dix&hl=it&prmd=imvnso&source=lnms&tbm=isch&ei=su4kT_uVC-zT4QTVoJH7DA&sa=X&oi=mode_link&ct=mode&cd=2&sqi=2&ved=0CCAQ_AUoAQ&biw=1366&bih=587
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    Messaggio  Conte Mariangela Dom Gen 29, 2012 7:44 am

    Il rapporto tra arte e disabilità rappresenta secondo me una dimensione molto profonda. Attraverso l’arte ognuno esprime se stesso, sia esso uomo, donna, normodotato, persona con deficit, ecc. L’arte non ha confini..non si può porre freno alla libertà di esprimere se stessi attraverso un dipinto, una scultura, una poesia..Eppure siamo noi che a volte definiamo dei confini netti che ci portano a vedere solo l’apparenza di chi ci sta di fronte e a non considerare che, anche dietro una persona con un deficit molto grave (come, ad esempio, quello di Simona Atzori che non ha le braccia), ci può essere un artista straordinario in grado di creare opere bellissime capaci di farci emozionare.
    Tra i vari quadri visionati in aula mi ha colpito molto quello di Ribera “Ragazzo zoppo”..mi ha colpito in particolare il sorriso del ragazzo e l’espressione estremamente serena che egli ci comunica. In questo modo è come se, a mio avviso, Ribera mettesse in risalto, più che la deformazione fisica, soprattutto la dimensione personale del giovane e il benessere che egli si porta dentro.
    Attraverso il quadro sembra come se il ragazzo potesse parlare e dire: “Eppure io sono felice!”
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    8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio) - Pagina 4 Empty Re: 8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio)

    Messaggio  Nunzia Formisano Dom Gen 29, 2012 8:38 am

    L'opera che mi ha colpito di più è stata "il ragazzo zoppo"...........la ritengo molto realistica: benchè il focus del dipinto sia incentraro sul sorriso del ragazzo, mi è balzata agli occhi la tipologia del sorriso nel senso che non mi comunica serenità ma un senso di velata scontentezza: il ragazzo cosciente della sua disabilità vorrebbe far credere di essere ugualmente felice ma si evince, a parer mio, una vena sarcastica che rende realmente l'idea di quanto egli soffra interiormente per la sua diversità.
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    Messaggio  cinziamariniello Dom Gen 29, 2012 9:23 am

    Tra i quadri visionati in aula quello che mi ha colpito di più è stato il quadro della donna barbuta di Ribera. Devo dire che anche adesso che lo riguardo mi fa un pò di impressione....il pittore ci rende partecipi di un’aberrazione della natura, ritraendo Maddalena Ventura, una donna abruzzese maritata e madre di molti figli, intenta ad allattare l’ultimo nato, pur munita di una faccia totalmente virile, di una folta barba e di un torace egualmente peloso, da cui protrude una mammella ripugnante, gonfia di latte, in grado di spegnere per lungo tempo qualsiasi desiderio erotico in chicchessia. Un’oscurità densa e drammatica avvolge i due coniugi, mentre il volto rassegnato del marito è raffigurato con toccante intensità. Le fisionomie dei coniugi sono scolpite con magistrale virtuosismo e restano impresse nella memoria, quanto e più della sferica mammella verso la quale, inconsapevole, rivolge le sue attenzioni l’innocente frugoletto....Questo quadro mi ha fatto venire in mente un film di qualche tempo fa "La donna scimmia" con U. Tognazzi in cui lui era uno squattrinato agente che trova in una piccolo paese una donna completamente ricoperta di peli e ne fa un fenomeno da baraccone facendola esibiri in giro per l'Italia, poi la sposerà ma solo per avere il pieno controllo della sua "immagine", un film molto triste che mette in risalto la solitudine di queste persone rifiutate da tutti e a volte sembra anche dalla natura....

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    Messaggio  stefania arini Dom Gen 29, 2012 10:35 am

    lo devo ammettere non ho mai avuto un grande interesse per l'arte solo perchè mi sembra di non riuscire mai a dare una giusta interpretazione a ciò che osservo....mi sono sempre limitata a dire "mi piace", "non mi piace" etc..etc... La mia è sempre un osservazione superficiale che si limita o al soggetto o ai colori,alla forma,alla dimensione di un opera...non riesco ad andare oltre....purtroppo!Tra quelli proposti dalla docente mi ha colpito la "ballerina di Bolero"....perchè? mi sembra ovvio o meglio mi sembra "alla mia portata"....Risalta subito agli occhi che.....non esistono oggi ballerine così!!Ed è giusto che sia così(secondo me) L'immagine del quadro suscità ilarità la danza,quella vera,è un arte!Ogni lavoro,hobby ,ogni cosa ha le sue regole....se voglio fare il medico,l'insegnante,l'operaio,l'avvocato ,la ballerina so che devo seguire alcuni step per riuscire....altrimenti non lo faccio!!!IO NON POTREI MAI FARE IL MEDICO sarebbe bello ma non posso e non perchè non sarei capace di studiare anatomia ma perchè emotivamente non ce la farei...ciò non toglie che posso vedere documentari di medicina,approfondire con delle letture ma per coscienza non interpreterei mai questo lavoro. é così e anche per la danza. Posso prendere lezioni,andare a ballare con gli amici,divertirmi ma mai pensare di propormi come modello di danzatrice o di ESSERE danzatrice. Spero che la ballerina del quadro stava ballando solo per il suo piacere e non per compiacere gli altri.
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    8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio) - Pagina 4 Empty LABORATORIO 8 ARTE E DISABILITA'

    Messaggio  giannilamontagna Dom Gen 29, 2012 10:46 am

    L'opera d'arte che voglio analizzare è "la donna barbuta" di Jusepe de Ribera del 1631. Si tratta del ritratto di Maddalena Ventura, una donna abbruzzese sposata e madre di tanti figli, intenta ad allattare l'ultimo figlio.Una donna che durante l'ultima gravidanza sviluppò la barba,una caratteristi prettamente dell’ uomo. La rappresentazione di una donna con la barba l’ ho notata anche in un quadro, quando su proposta della prof. Paola Scialoja, insieme ad altri colleghi, ho visitato il Museo del Suor Orsola Benincasa. La donna, con la barba, del ritratto era la stessa Suor Orsola con altre suore e la sorella.
    Da una veloce ricerca ho capito che tra rielaborazioni della figura umana sperimentate dagli artisti, è possibile individuare almeno tre tendenze fondamentali che si sono alternate nel corso della storia dell’arte: quella realistica, quella idealizzante e quella espressiva.
    Gli artisti che si rifanno alla tendenza realistica partono dall’osservazione della realtà, che cercano di riprodurre in modo fedele, evitando generalmente di abbellire o nobilitare i loro soggetti. La riproduzione esatta del vero, esprime generalmente l’intenzione di descrivere una particolare realtà sociale e culturale, come è avvenuto, ad esempio, nei dipinti di molti altri artisti del Seicento e nelle opere del naturalismo ottocentesco
    Nelle opere riconducibili alla tendenza idealizzante, l’artista presta solitamente scarsa attenzione alle particolarità del singolo individuo o ai suoi caratteri somatici, e rappresenta figure schematiche, geometrizzate nelle forme e negli atteggiamenti, per comunicare attraverso di esse dei contenuti o dei significati simbolici.
    La tendenza espressiva, anch’essa presente in diverse epoche storiche, si manifesta attraverso l’indagine dei gesti e delle espressioni delle figure rappresentate, ma soprattutto attraverso la deformazione dei corpi, che vengono allungati, distorti, disintegrati, disarticolati, alterati nelle loro
    proporzioni. Tale tendenza si è sviluppata soprattutto nel corso del Novecento, quando i canoni classici di bellezza hanno perso importanza e la rappresentazione della realtà è divenuta più soggettiva.
    Le distorsioni e le deformazioni della figura umana sono state utilizzate in particolare dagli espressionisti, ai quali sono servite per comunicare sentimenti e pensieri personali; ma sono state compiute anche da molti altri artisti, come Modigliani, Picasso e Giacometti.
    Ritornando all’ opera d’ arte "la donna barbuta" anche il petto è peloso come quello di un uomo, ma a smentire che si tratta di un uomo è il seno tondeggiante che sporge dal vestito. Attaccato al suo seno c'è suo figlio e dietro di lei su di uno sfondo buio c'è il marito.
    E' sicuramente una donna diversa che provoca forti sensazioni in chi la osserva. Inizialmente ha destato la mia curiosità, non nascondo con un pizzico di ironia, parliamoci chiaramente oggi è impossibile pensare che una donna possa essere rappresentata così, ma questo forse è dovuto al fatto che viviamo in una società dove tutti si curano e dove è impotante l’apparire più dell’ assere. Questo mi ha fatto riflettere sul fatto che i canoni di bellezza oltre ad essere soggettivi sono anche culturali. La bellezza infatti è un concetto relativo non assoluto e la vera bellezza del quadro secondo me sta nel fatto che questa donna esprime la sua femminiltà , nell’ atto più femminile che esista l’ accudire il figlio e nutrirlo compito che in quella fase della vita è solo della mamma, barba o non barba è sopratutto una mamma, una persona e come tale deve essere guardata nella sua interezza e non solo nell'aspetto fisico.
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    Messaggio  veronicavalentino Dom Gen 29, 2012 10:51 am

    GIOCATORI DI SKAT di Dix è parte di una serie di quadri dedicati ai reduci di guerra,e rappresenta nello specifico tre militari dopo il conflitto mondiale che giocano a carte.Ognuno di loro è segnato dalla guerra,essendo stati privati per sempre di parti del loro corpo,ricostruite nel ritratto ad esempio con un bastone di legno a chi manca una gamba,con metallo a chi manca una parte del cranio...ma credo anche segnati nell'animo,come lo stesso artista che aveva partecipato al secondo conflitto mondiale ed era rimasto profondamente segnato dalla sofferenza e dalla crudeltà della guerra.E quest'opera è appunto espressione di questa sua visione della guerra,nell'opera intende denunciare la violenza,si tratta di un messaggio forte.A prima vista non sono riuscita a cogliere i dettagli del quadro e dunque a capirne il messaggio,ma con la spiegazione e uno sguardo attento tutto è stato chiaro ed è stato interessante poter riflettre ,anche attraverso le altre opere visionate,sul rapporto tra arte e disabilita'.Ciò che ci viene suggerito è di guardare alla diversità come ad una risorsa da esplorare,da tutelare per far si che ognuno abbia la possibilità di esprimere quello che è.
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    Messaggio  Rossanaforte Dom Gen 29, 2012 12:00 pm

    I dipinti sono tutti molto toccanti.L'arte riflette come uno specchio la società. Una società che si sofferma sulle apparenze senza guardare nel profondo delle persone.
    Il quadro che mi ha più colpito è stato quello della donna barbuta, ma prima dell'aggettivo barbuta c'è una donna, c'è una madre......una vita da rispettare!!!!!
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    Messaggio  Pina Cacciapuoti Dom Gen 29, 2012 12:40 pm

    L’interessante lezione della professoressa sul rapporto tra arte e disabilità mi ha portato a fare una piccola ricerca sulla rappresentazione disabilità femminile nell’arte.E’ stato curioso, tra l’altro, scoprire come la storia dell'arte figurativa sia ricca di opere che riguardano la disabilità (sia fisica che mentale) femminile. In particolare mi ha colpito questa opera:
    La Monstrua, di Juan Carrero de Miranda (1614- 1665)
    8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio) - Pagina 4 La_mon10
    Il soggetto (donna o ragazza?) riempie quasi completamente la scena e ha una corporatura e tratti e somatici che ne rivelano chiaramente la disabilità fisica e mentale. L’estrema obesità e le braccia corte, l’accentuato strabismo e soprattutto lo sguardo triste mi sembrano mettano bene in risalto quegli stati d’animo e quei sentimenti che caratterizzano spesso le persone con disabilità(perché purtroppo dobbiamo ammetterlo che non sono tutti forti,solari e coraggiosi come Simona, Pistorius o Zanardi!); Stati d’animo e sentimenti come il senso di solitudine, di rabbia ma anche di spavento che l’artista ha saputo rappresentare molto bene sul volto di questo personaggio.
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    8. lab. arte e disabilità (chiude 3 febbraio) - Pagina 4 Empty Arte e Disabilità

    Messaggio  idabarone Dom Gen 29, 2012 1:25 pm

    La donna barbuta è un'emozionante esempio del Ribera. La donna barbuta, è stato uno dei quadri più curiosi.. è il ritratto di Maddalena Ventura con suo marito e suo figlio, il quadro ritrae uno straordinario "fenomeno di natura", il ritratto è pertubante. Una donna con la sua lunga barba, viene mostrata nell'atto di porgere il seno al figlio. Il contrasto tra il seno e la faccia da "uomo" è sconcertante, sembra un'immagine ritoccata, che inquieta.
    Penso che arte e disabilità, è un rapporto straordinario. Va nel profondo della dimensione umana. Disorienta accorgersi che chi viene considerato “dis-abile” in realtà è non solo abile ma anche pieno di talento e capacità. Ecco allora che ogni barriera e pregiudizio deve, per forza, cadere. Si scopre il valore della relatività. Di fronte a chi, nonostante un limite fisico o psichico, riesce ad esprimere con tanta forza una abilità artistica e a trasmettere emozioni così profonde, la maggior parte delle persone non può che riconoscere la sua “disabilità”. Si mescola tutto, allora. E scopriamo che è la diversità il vero motore, il vero cardine intorno al quale ruota tutto l’universo umano. Voglio fare l'esampio della Atzori, la sua disabilità danza con l'arte.
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