Antonella Mastropietro Lun Gen 30, 2012 10:06 pm
La lezione sull’arte e la disabilità è stata davvero molto interessante. Ciascun quadro presentato a lezione è sintesi ed emblema di tutte le tematiche che abbiamo trattato al corso. Ognuno capace di dar voce alla “diversità” nelle sue diverse sfaccettature.
Tre sono le opere che in particolar modo hanno destato il mio interesse.
Il “Ragazzo zoppo” di Jusepe de Ribera (Lo Spagnoletto) è un’opera estremamente innovativa ed originale. Verrebbe da chiedersi in cosa risiedono la novità e l’originalità: i colori? La tecnica? Le forme? Non è proprio lì che sta l’innovazione. E’ proprio nel soggetto ritratto e nel modo, assolutamente fuori da ogni consuetudine, in cui è trattato. Credo di non conoscere opere in cui siano ritratti disabili o almeno non in questo modo. Difatti, la libertà dell’artista, nella trattazione del tema della disabilità, in questo dipinto, è a livelli eclatanti. Ciò che stupisce è che difficilmente ad un disabile è stato concesso tanto onore e dignità nell’arte. Il ragazzo non è ritratto isolato, triste, malvisto, oggetto di pietà. Egli è ritratto in tutta la sua giovialità, di cui il sorriso smagliante ne è emblema, con la schiena dritta, ma soprattutto FIERO! Si, perché, un giovane, purchè zoppo, deve esserlo, come ogni altro.
La diversità, l’inconsuetudine, la stranezza, la bellezza, la femminilità, la “mostruosità” sono presenti in maniera assolutamente provocatorie ne “La donna barbuta”. Ancora una volta il Ribera sceglie come oggetto della propria opera un oggetto non classico, consuetudinario e “normale”. A primo impatto sembrano raffigurati due uomini, uno dei quali porta un bambino tra le braccia. Ad una più attenta osservazione, il quadro rappresentato appare chiaro. È raffigurata una famiglia: un uomo, marito, ed una donna, dai tratti del tutto virili, che porta sul grembo un bambino, uno dei suoi tanti figli. La femminilità della donna è testimoniata unicamente dal seno scoperto. Appena visto il quadro mi sono posta la domanda che ogni osservatore si pone di fronte ad un opera: cosa ha voluto esprimere l’autore? Credo che scopo dell’autore non fosse quello di rappresentare l’atrocità della natura, gli errori che essa compie sul genere umano. Piuttosto credo che abbia voluto rappresentare in modo irriverente e provocatorio la femminilità, la maternità. Perché, per quanto se ne voglia dire…quella donna “diversa” e in qualche modo “mostruosa” è madre, nonostante gli scherzi della natura. Questo dovrebbe fungere da spunto di riflessione sulla “relatività della normalità e della diversità”.
Molto suggestivo, infine, è l’opera di Otto Dix, “Giocatori di Skat”. L’immagine confusa, caotica e disordinata riescono, in pieno, a imprimere il significato che Dix vuole trasmettere: l’orrore della guerra e le sue conseguenze. In realtà, una volta analizzato dettagliatamente dalla professoressa e capito ciò che era presente nel dipinto, ho avuto un’altra sensazione. Il dipinto è quasi una dimostrazione della caparbietà, la forza d’animo dei soggetti nell’andare avanti nonostante le difficoltà, grazie a strumenti che possono facilitare le piccole difficoltà quotidiane. Sono diventati degli uomini ibridi in cui umano e tecnologico si fondono in un tutt’uno per ricordare all’UOMO di essere ancora UOMO e della possibilità di godere ancora di una semplice partita di carte con i compagni di sempre.
Antonella Mastropietro