marilenacacciapuoti Ven Gen 27, 2012 7:07 pm
Ho trovato molto interessante il tema del rapporto tra arte e disabilità che ieri la nostra professoressa ci ha proposto a lezione.
Sono state diverse le immagini che la professoressa ha scelto di mostrarci, per analizzare il suddetto rapporto.
Se è indubbio che la principale prerogativa dei canoni estetici, fin dall’antichità, è quella che fa riferimento a un corpo sano e perfetto, in una mente sana, è stata per me una piacevole scoperta constatare che alcuni artisti, come Ribera, Van Gogh, Botticelli e altri hanno raffigurato anche persone con tratti deformati, scegliendo quindi di mettere spesso in rilievo, nelle loro creazioni, la “diversità”.
In particolare, è stato uno dei quadri di Ribera che mi ha maggiormente attratta: quello del “fanciullo zoppo”. Il soggetto rappresentato dall’artista è accostato, all’immagine di uno “scugnizzo”, ovvero di un ragazzo povero di Napoli.
Ammirando questo quadro, ho la sensazione che il fanciullo mi stia guardando da un punto più alto del mio; mi sembra che si sia messo in posa come un nobile: fermo ed impettito contro il cielo, pieno di orgoglio e con un sorriso coinvolgente, come a voler dire che lui non ha paura di niente e che è addirittura capace di portare, con leggerezza, la fatica della povertà.
Sono convinta che il merito più grande di Ribera, in quest’opera, sia consistito nel mettere in risalto soprattutto il sorriso del ragazzo, facendo cadere un fiotto di luce più forte sul suo viso e riservando una luce meno intensa alle sue mani (una ritorta e l’altra che stringe il foglio di richiesta per l’elemosina) e al suo piede deformato.
Attraverso l’analisi di questi giochi di luce, penso che l’artista abbia voluto mettere in risalto che questo ragazzo nonostante il suo piede malformato, mostra di non aver bisogno del bastone per camminare: lo porta, infatti, appoggiato sulla spalla proprio come un “piccolo guerriero”, che con la sua lancia è tornato vincitore dalla battaglia contro la “anormalità”.
E se quest’opera di Ribera, che mi trasmette tanto coraggio, voglia di vivere e speranza, la incominciassimo a individuare come “il fanciullo sorridente”, invece che con il tradizionale titolo di “fanciullo zoppo”?...