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Forum didattico del corso di Psicopedagogia dei linguaggi a.a.2011-12 a cura di F. Briganti Stanza di collaborazione del gruppo classe


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    Messaggio  immacolatapiscopo Dom Gen 29, 2012 10:32 pm

    La mamma che dà al figlio autistico di 11 anni i biscotti alla marijuana.

    J da due anni fa uso di cannabis. Secondo la madre soffre meno, si concentra di più e ha anche imparato ad andare in bici. Dice anche che chi la giudica dovrebbe mettersi nei suoi panni. Come darle torto?J, bambino autistico, a 9 anni era stato operato di un tumore al midollo spinale. Non parla, a parte alcune frasi senza apparente senso compiuto. Per anni aveva assunto antipsicotici, poi i medici glielo avevano proibito perché il bambino aveva sviluppato un’allergia a questi farmaci. Così la signora Marie Myung-Ok Lee ha scoperto la marijuana il cui uso a scopo terapeutico è consentito in Rhode Island, lo stato in cui vive il bambino con la famiglia. Mamma Marie Ha imparato a fare i biscotti con l’olio estratto dalla marijuana e ha iniziato a somministrarli al figlio, d’accordo con il marito.

    URLA E DISPERAZIONE - Ora J ha 11 anni e da due assume la sostanza. Sta bene, va a scuola e ha una vita il più possibile normale. La Signora Myung-Ok Lee ha raccontato in quattro parti la sua esperienza biennale con la marijuana utilizzata a scopo curativo su Slate (vedi qui), prendendo atto delle critiche e del fatto che non potrà diventare Mamma dell’Anno, visto che le sono state dette cose tipo “Nessun bambino merita di essere esposto dai genitori alla dipendenza da marijuana quando si suppone che debba invece esserne protetto.” Certo si è trattato di un esperimento. Marie dice che è meglio dare la marijuana al bambino che avere la casa distrutta durante le crisi che il bambino ha a causa della sua malattia, e oltre la casa la vita distrutta, tra le urla e la disperazione.

    http://www.giornalettismo.com/archives/125676/la-mamma-che-da-al-figlio-autistico-di-11-anni-i-biscotti-alla-marijuana/

    leggendo questa storia non riesco proprio ad immaginare come si possa sentire questa donna e secondo me non le è imputabile niente.
    non mi sento di giudicarla...che dire...ognuno di noi al suo posto che farebbe?come reagirebbe?
    continuo a rimanere assetata su questo argomento,mi piacerebbe andare oltre la teoria e le esperienze personali di chi racconta.

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    Messaggio  immacolatapiscopo Dom Gen 29, 2012 10:32 pm

    La mamma che dà al figlio autistico di 11 anni i biscotti alla marijuana.

    J da due anni fa uso di cannabis. Secondo la madre soffre meno, si concentra di più e ha anche imparato ad andare in bici. Dice anche che chi la giudica dovrebbe mettersi nei suoi panni. Come darle torto?J, bambino autistico, a 9 anni era stato operato di un tumore al midollo spinale. Non parla, a parte alcune frasi senza apparente senso compiuto. Per anni aveva assunto antipsicotici, poi i medici glielo avevano proibito perché il bambino aveva sviluppato un’allergia a questi farmaci. Così la signora Marie Myung-Ok Lee ha scoperto la marijuana il cui uso a scopo terapeutico è consentito in Rhode Island, lo stato in cui vive il bambino con la famiglia. Mamma Marie Ha imparato a fare i biscotti con l’olio estratto dalla marijuana e ha iniziato a somministrarli al figlio, d’accordo con il marito.

    URLA E DISPERAZIONE - Ora J ha 11 anni e da due assume la sostanza. Sta bene, va a scuola e ha una vita il più possibile normale. La Signora Myung-Ok Lee ha raccontato in quattro parti la sua esperienza biennale con la marijuana utilizzata a scopo curativo su Slate (vedi qui), prendendo atto delle critiche e del fatto che non potrà diventare Mamma dell’Anno, visto che le sono state dette cose tipo “Nessun bambino merita di essere esposto dai genitori alla dipendenza da marijuana quando si suppone che debba invece esserne protetto.” Certo si è trattato di un esperimento. Marie dice che è meglio dare la marijuana al bambino che avere la casa distrutta durante le crisi che il bambino ha a causa della sua malattia, e oltre la casa la vita distrutta, tra le urla e la disperazione.

    http://www.giornalettismo.com/archives/125676/la-mamma-che-da-al-figlio-autistico-di-11-anni-i-biscotti-alla-marijuana/

    leggendo questa storia non riesco proprio ad immaginare come si possa sentire questa donna e secondo me non le è imputabile niente.
    non mi sento di giudicarla...che dire...ognuno di noi al suo posto che farebbe?come reagirebbe?
    continuo a rimanere assetata su questo argomento,mi piacerebbe andare oltre la teoria e le esperienze personali di chi racconta.

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    Messaggio  MARIA LUCIA FONTANA Dom Gen 29, 2012 10:53 pm

    Le spiegazioni della dottoressa Giglio ci hanno permesso di andare oltre la solita definizione di AUTISMOche fino ad oggi abbiamo trovato tra i libri. Grazie a questa lezione ci siamo accostati a questa realtà così enigmatica. Ciò che più mi spaventa di questo particolare handicap cognitivo relazionale è il fatto che è difficile da definire vista la complessità e la variabilità di sintomi con cui si può esprimere....
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    Messaggio  antoniatrotta Lun Gen 30, 2012 12:53 am

    Guendalinacap ha scritto:
    Guendalinacap ha scritto:Girovagando per internet ho trovato qualche biografia sorprendente vorrei condividere ciò che ho reperito con voi.

    Stephen Wiltshire è uno degli autistici più famosi al mondo grazie all’abilità di poter creare dei disegni ultradettagliati dopo una vista soltanto (una memoria fotografica all’ennesima potenza) . Ha imparato a parlare a 9 anni e a 10 ha iniziato a disegnare. Ha creato molti lavori incredibili,il più famoso è panoramic landscape , largo 6 metri, di New York, che ha visto una sola volta durante un volo in elicottero di 20 minuti.
    approfondimento Autismo Nunzia Giglio (chiude il 30 gennaio) - Pagina 10 Wiltsh11

    LaMunyon ha solo 12 anni(Asperger’s Syndrome)
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    George Widener,famoso non solo per la sua arte, inticrata e affascinante ma anche per essere un “calcolatore umano” e avere molte doti;difatti viene definito "Ingenious Minds"
    approfondimento Autismo Nunzia Giglio (chiude il 30 gennaio) - Pagina 10 Titani10

    Eleni Michael
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    Esther Brokaw
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    sono opere meravigliose,ciascuna a sua modo,trasmette emozioni e sensazioni speciali!




    Ho postato queste immagini non solo perchè consentono di apprezzare l'unicità delle opere di individui autistici,ma in risposta ad una maestra di sostegno che ha detto ad una mia amica"gli autistici dovrebbero rimanere chiusi in casa,le mamme che li mandano a scuola lo fanno per mero dispetto a noi maestre!".
    Spero possa un giorno acquisire un minimo di sensibilità,almeno un decimo che presentano queste meravigliose immagini!!!! (SCUSATE LO SFOGO)



    E’ veramente sconcertante pensare che delle maestre possano fare dei pensieri tanto cattivi e vergognosi.
    E meno male che esistono queste opere d’arte a dimostrazione che, malgrado i comportamenti scontrosi e difficili da comprendere di questi soggetti con tale patologia, essi mostrano sempre più di avere un grande cuore e una forte sensibilità.

    Grazie Guendalina per le immagini che ci hai fornito.

    Tonia Trotta
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    Messaggio  antoniatrotta Lun Gen 30, 2012 1:58 am

    Angela Esposito ha scritto:


    Questo film si intitola RainMan, è un film del 1988 e quando l'ho visto ho sentito per la prima volta parlare di autismo. Con gli anni e grazie agli studi fatti all'università ho avuto modo di capire che esistono diverse forme di autismo, e quella da cui è affetto il protagonista del film è una forma lieve(dopotutto e sempre un film).
    La lezione fatta dalla prof è stata interessante e piena di spunti su cui riflettere,ma anche io come Stefania penso che la nostra Facoltà ci proponga studi troppo teorici e poco pratici.


    Anche io visto un po’ di tempo fa il film “Rain man”. Guardando attentamente le scene condivise sul forum da Angela Esposito, e analizzando il rapporto che il protagonista ha con chi lo circonda, ho notato quanto sia importante e proficuo per il soggetto la presenza di una persona che lo sappia comprendere e che gli faccia da giusta guida. Inoltre, sono pienamente d’accordo con Serena Gaeta la quale, parlandoci della sua esperienza con la sorella che presenta tratti autistici, ha scritto che in questi casi è essenziale creare una sinergia tra insegnanti, insegnate di sostegno, famiglia ed enti locali; sono convinta che anche il protagonista del film, se non fosse stato affiancato dalla giusta persona, forse avrebbe affrontato molte situazioni in modi peggiori.
    Dal film si evince anche la presenza delle enormi potenzialità nascoste in questi soggetti e la particolare predisposizione per alcuni tipi di attività, a volte anche fuori dal normale.
    A mio avviso i soggetti autistici, prese nel giusto modo, possono essere persone davvero splendide.

    Tonia Trotta
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    Messaggio  antoniatrotta Lun Gen 30, 2012 2:33 am

    [quote="raimondo antonella"]
    http://it.euronews.net/2012/01/23/nuovi-metodi-per-insegnare-ai-bambini-autistici/#.Tx6JXlfwDYY.facebook

    Ho trovato questo video insieme ad un articolo. Vengono presentate 3 situazioni:
    .Cina: una scuola accoglie bambini autistici e le loro famiglie.
    .Theo Peeters che invita a capire la cultura dell’autismo.
    .Canada: il tablet come strumento tecnologico a disposizione di ogni alunno.


    E’ molto interessante il video che ha pubblicato sul forum la nostra collega Antonella.
    Per i genitori di bambini autistici, aiutare i propri figli può essere un compito insormontabile perciò le istituzioni dovrebbero farsi carico dell’insegnamento da fornire in primis ai genitori di tali soggetti. Il filmino mostra che in Cina molti genitori possono entrare in classe con i propri figli e partecipare con loro alle attività scolastiche. A mio avviso, far condividere ai genitori le attività dei figli in presenza di esperti che possano consigliarli e aiutarli, anche se solo moralmente, è tra i pochi modi più efficaci per creare un buon ambiente di apprendimento per questi bambini; inoltre, fa si che le stesse tipologie d’intervento possano essere riutilizzate anche dopo la scuola dai genitori, i quali si mostrerebbero meno inesperti e insicuri nei confronti dei loro figli. Penso che questa sia davvero una tecnica utile da applicare, magari dopo la scuola, in attività extra-scolastiche, con bambini autistici di piccole età.

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    Messaggio  antoniatrotta Lun Gen 30, 2012 2:42 am

    rosagracco ha scritto:Sul web ho trovato questo video dove una piccola impresa di Cagliari specializzata nella creazione di videogiochi educativi, nel 2007 ha realizzato un sistema per la comunicazione aumentativa e l'alfabetizzazione alternativa per l'autismo: ALPACA (Alternative Literacy with PDA and Augmentative Communication for Autism). Il kit ALPACA è costituito da un palmare touch screen, un set di immagini personalizzate e un software per la gestione integrata di immagini e audio. Le manifestazioni di interesse rispetto alle caratteristiche di questo strumento, semplicità, economicità e adattabilità, espresse da insegnanti, terapisti e genitori hanno portato a studiare anche altre applicazioni per lo schermo del palmare, come le Storie Sociali.



    Veramente molto interessante.
    Mi chiedevo, ma non vengono proposte già attività simili, magari con l’ausilio di computer, ecc?
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    Messaggio  antoniatrotta Lun Gen 30, 2012 3:59 am

    Ho avuto modo di approcciarmi all'autismo solo da un punto di vista teorico, ed è forse per questo motivo che mi “spaventa” l’idea di poter un domani condividere un’esperienza con un soggetto autistico. Il problema è che il corso di studi della didattica aggiuntiva che ci viene proposto all’università, è ricco di corsi legati solo ad uno approccio nozionistico e concettuale, senza dare spazio alla vera e propria pratica educativa.
    La caratteristica più evidente dell'autismo è il disturbo dell'interazione sociale: tali soggetti a volte manifestano comportamenti ambigui, talvolta anche aggressivi, possono non rispondere se chiamati per nome, non corrispondono alle emozioni altrui, appaiono inconsapevoli del proprio comportamento negativo sugli altri, vivono in un mondo proprio isolandosi dalla realtà, estraniandosi dalle situazioni che li circondano e fissando, spesso, la loro attenzione su di un oggetto a volte anche insignificante in quel contesto.
    Ritengo molto interessante l’intervento della dottoressa Giglio sull’autismo e sulle tecniche che si possono utilizzare per integrare il bambino autistico in classe.
    Mi ha molto incuriosita il modello del Denver model, soprattutto perchè considera la famiglia come elemento centrale per l’apprendimento e la crescita del bambino. Tale metodo, utilizzato molto per bambini con disturbi dello spettro autistico in età prescolare, permette al bambino di avere una vita migliore; si tratta di un modello basato sull’"approccio evolutivo" in cui l’intervento è centrato sul bambino per favorire la sua iniziativa, la sua motivazione e la sua partecipazione. E’ importante che gli approcci siano individualizzati, e puntino a migliorare le relazioni con gli altri. Quando si lavora con bambini con ritardi mentali, difficoltà di apprendimento e, in particolare, con bambini autistici è importante farlo con tanto impegno e tanta passione. Ed è proprio questa la sensazione che mi ha dato l’educatrice Nunzia Giglio quando in classe ci ha raccontato della sua esperienza vissuta con i bambini autistici; sono rimasta colpita dal modo in cui ci parlava della sua esperienza...nei suoi racconti sentivo tutto l'amore che mette nel suo lavoro, e mi sono emozionata mentre parlava del suo bambino e di come, con tanta enfasi, era riuscito a dire la parola “cioccolata”. Ed è proprio con questo spirito positivo che tutte le insegnanti/educatrici dovrebbero affrontare le situazioni con tali soggetti, per permettere loro di integrarsi e vivere una vita quanto più serena e felice possibile.
    Ringrazio Nunzia Giglio per aver condiviso con noi questa splendida esperienza e avermi avvicinato a questa problematica, trasmettendomi tanta passione, amore e serenità.

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    Messaggio  Loffredo Teresa Ilaria Lun Gen 30, 2012 7:54 am

    La docente Nunzia Giglio, con la sua esperienza mi ha aiutata a conoscere di più l'autismo.
    Purtroppo di autismo se ne parla poco e noi studentesse, future insegnanti di sostegno non riceviamo molte informazioni al riguardo.
    Anche io come le mie colleghe ho solo un bagaglio puramente teorico su questa patologia e penso che in un futuro se dovessi seguire un bambino autistico riscontrerei molte difficoltà.
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    Messaggio  Cristina Ruotolo Lun Gen 30, 2012 9:42 am

    Nelle slide riportate dalla prof mi ha colpito la citazione di Andrea Canevaro: “il gusto di educare, comporta l’assunzione di responsabilità nei confronti di chi cresce “ .


    Ormai si sa che il 50% dei soggetti autistici non è in grado di comunicare verbalmente. I soggetti che sono in grado di utilizzare il linguaggio si esprimono in molte occasioni in modo bizzarro, mostrano un'apparente carenza di interesse e di reciprocità relazionale con gli altri; tendenza all'isolamento e alla chiusura sociale; apparente indifferenza emotiva agli stimoli o ipereccitabilità agli stessi. Hanno difficoltà ad instaurare un contatto visivo, nell’ iniziare una conversazione o a rispettarne i turni, difficoltà a rispondere alle domande e a partecipare alla vita o ai giochi di gruppo. Talvolta tendono ad astrarsi dalla realtà per isolarsi in un mondo virtuale, in cui si sente vivere a tutti gli effetti (dialogando talora con personaggi inventati. La citazione mi ha colpito proprio perché penso sia scontato dire che nel caso dei bambini autistici la responsabilità da parte di noi future maestre dovrà essere maggiore. E’ indispensabile da ciò che ho potuto capire dai discorsi di Nunzia Giglio conoscere bene il bambino e il suo problema, conoscere bene la patologia, le sue cause, le sue caratteristiche. E’ importante anche conoscere la disabilità senza pregiudizi, per poterla accogliere nel gruppo e le strategie pedagogiche ed educative ad essa applicabili in generale. Le conoscenze cliniche e pedagogico didattiche specifiche sono oggi così stimolanti ed accessibili che non è più possibile accettare l’improvvisazione o l’ignoranza in questa direzione. Il problema della pedagogia dell’autismo non è diverso da una regione all’altra, da una scuola all’altra, è un intervento terapeutico internazionale. È una pedagogia mondiale. Dal punto di vista psicopedagogico educativo, penso quindi che l’ approccio corretto per promuovere l’integrazione dei bambini autistici è un "approccio positivo". Con positività intendo non lasciarli senza proposte, significa che con questi bambini non si può utilizzare il "no" fine a se stesso, il "no" e basta, il "no" senza soluzioni sostitutive. A questi bambini va insegnata l’alternativa alla negazione, al divieto, a ciò che non è permesso, alla frustrazione di vedersi negato qualcosa. Questi bambini non possono essere obbligati a un comportamento, a una risposta, né a una socializzazione, né si possono enfatizzare in loro soluzioni abilitative eccessivamente specializzate rinunciando o addirittura soffocando una globalità indispensabile di interventi volti ad un recupero complessivo e ad una non formale integrazione. La coercizione non aiuta il bambino autistico. Servono altre strategie, serve formazione, pazienza, tranquillità, disponibilità, anticipazione. Vie che privilegino la positività esistente in loro nelle diverse situazioni, che sfruttino i punti forti presenti nella realtà dell’altro, che richiamino l’impegno di tutti gli operatori nel realizzare un progetto partecipato di vera qualità della vita.
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    Messaggio  maracascone Lun Gen 30, 2012 11:16 am

    Ringrazio la Dottoressa Nunzia Gallo per l'intervento sull'autismo, tema a volte sottovalutato.Il suo intervento è stato molto istruttivo, in quanto ci ha aiutato a capire come bisogna comportarsi.Molto interessante è stata anche la parte del corso dove, la dottoressa Nunzia Gallo ci ha illustrato le nuove tecnologie, usate come supporto per questi bambini.Queste tecnologie, come tutte le cose hanno un lato positivo e un lato negativo.Il lato positivo è che possono essere di grande aiuto, perché i bambini autistici riescono a comunicare tramite questi strumenti. Il lato negativo è che queste nuove tecnologie non sono alla portata di tutti, e infatti la maggior parte delle famiglie non può permettersele.
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    Messaggio  MIRYEPAS Lun Gen 30, 2012 11:46 am

    Quando ero al liceo, avevo un compagno di classe autistico. Si isolava, non voleva sentire rumori, non voleva essere disturbato, ma allo stesso tempo seguiva la nostra programmazione didattica di tutte le discipline. L'unica differenza era che lui per la valutazione faceva compiti scritti o progetti a casa, perchè non amava farsi interrogare. Un giorno l'insegnante di matematica gli disse che lo rimandava nella sua materia alla fine dell'anno, perchè non faceva correttamente gli esercizi. Usciti da scuola la docente si avvicinò alla madre di questo ragazzo per dirgli del debito del figlio. Lui da lontano corse e tirò fuori una forza tale da sbattere la prof. vicino al muro e alzarla per il collo. Per 10 secondi panico totale fuori la scuola perchè nessuno, neanche la madre, poteva avvicinarsi per farlo calmare, scalciava come un cavallo (non è per disprezzare, anzi è solo per far capire che con un calcio ti sbatteva a terra). Dopo qualche secondo lui lasciò la mano e la Prof. cadde a terra senza forze. Lo spavento fu tanto però tutti ci rendemmo conto che era stata la Prof a non saper comunicare con lui. Era sempre stato un ragazzo silenzioso e solitario, ma mai prima di allora aveva dato segni di violenza. Con noi compagne di classe (perchè c'è anche da dire che eravamo una classe di 27 ragazze e lui solo come maschio, essendo un Liceo delle Scienze Sociali)si era sempre comportato in maniera tranquilla, facendosi scappare anche una parolina per entrare in rapporto amichevole ogni tanto. Tutt'oggi quando lo incontro per strada a testa bassa, mi tira la maglietta per salutarmi, e la mia gioia è sapere che più di una volta ho reincontrato i miei Prof., coloro con i quali ho trascorso 5 anni della mia esistenza e non tutti si ricordano dei propri allievi. Questo è per far capire che solo coloro che fanno un lavoro perchè amano farlo, riescono ad avere le giuste parole per l'apertura ad un dialogo, soprattutto con un ragazzo che non ha la nostra stessa modalità di affrontare le situazioni. Del resto è mero "portiamoci lo stipendio a casa"...almeno a mio avviso...
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    Messaggio  Luisa Severino Lun Gen 30, 2012 3:48 pm

    Anche a me tale sindrome ha sempre spaventato. Nel senso che di fronte ad altri tipi di disabilità, hai comunque modo di rapportarti a chi hai davanti, con le persone autistiche le cose cambiano e, pensare un giorno di ritrovarmi in una classe con un bambino con tale sindrome credo sia una situazione difficile da affrontare. A tal proposito anche a me ha colpito molto la citazione: “Il gusto di educare comporta l’assunzione di responsabilità nei confronti di chi cresce “ in quanto un bravo insegnante deve essere in grado di fare il suo lavoro anche nelle situazioni più difficili; credo che l'amore e la passione per il proprio lavoro possano essere un buon punto di partenza.

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    Messaggio  Mimma Tudisco Lun Gen 30, 2012 5:11 pm

    Le mie interpretazioni della psicologia,mi hanno illuminato sulla perdita delle funzioni dell’Io che è caratteristica di questi bambini(affetti da autismo) ....
    "Una mamma ha vinto il ricorso presentato al Consiglio di Stato contro l'amministrazione comunale, Sovrintendeza regionale scolastica ed il Ministero dell'Istruzione.Ai giovani affetti da disabilità va garantito il diritto alla continuità educativa-didattica nel loro percorso scolastico e di apprendimento, assicurando "la presenza stabile di un educatore che segua costantemente l'alunno disabile nel processo di integrazione"
    Cose che Nunzia ha evidenziato più volte,la SUA STABILITà NEL PROCESSO EDUCATIVO DEL BAMBINO, associando al nome del bambino che lei segue il pronome personale .."MIO...BAMBINO"! dOvrebbe essere così dappertutto, ma la realtà dei fatti è cruda e spietata...Alcuni bambini autistici sono abbandonati al loro destino, a causa della strafottenza delle istituzioni.Se mi capiterà di seguire un bambino con autismo,lotterò in pieno per ottenere ciò che gli spetta, spinta ancora di più dalla forza e dalla tenacia che mi ha trasmesso Nunzia!!!
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    Messaggio  concettabifulco Lun Gen 30, 2012 5:35 pm

    Adriana Patricola ha scritto:L'autismo mi terrorizza. No Mi terrorizza come insegnante ma, soprattutto, mi terrorizza come donna, come futura madre. L'idea che il mio bambino non sia in grado di relazionarsi con me in un modo per me comprensibile, che non riconosca l'affetto, le coccole, il sorriso come affetto coccole sorriso ma li veda come azioni come altre...mi fa paura. Nelle altre sindromi, almeno, le cose potrebbero far piacere al bambino, sono più individuabili, con l'autismo è tutto così lontano...diverso, paurosamente diverso. Rolling Eyes
    A volte penso che i soggetti autistici siano uomini di un altro tipo, non inferiori, assolutamente, ma proprio diversamente abili nel senso di diversamente adattati ed adattabili alla vita e che, se non possiamo entrare in relazione con loro, è perché funzioniamo in modo diverso, proprio come funzioniamo diversamente rispetto ad pipistrello, o ad un delfino. Noi ci rapportiamo con gli autistici proprio come ci rapporteremmo con un alieno.
    Adriana posso capire la tua paura poiche' anche io in gravidanza avevo il terrore , non di avere un bambino disabile , ma che mio figlio potesse non riconoscere il mio affetto, le mie coccole.Sai, per una mamma e' difficile, soprattutto , quando non ce l'hai ancora tra le braccia, ma poi , dopo, tutto svanisce e il tuo amore per lui non ha limiti e supera tutte le paure.
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    Messaggio  Concetta Sarnelli Lun Gen 30, 2012 7:04 pm

    Nel corso degli studi universitari abbiamo affrontato l'autismo dal punto di visto teorico in manuali che tentavano di offrirci anche qualche spunto pratico, ma in modo molto statico e superficiale. Le lezioni che ho avuto modo di seguire con l'educatrice Nunzia Giglio mi hanno permesso di capire praticamente cosa fare, come comportarmi in situazioni generali ed in situazioni specifiche con alunni autistici. Le cose dette in aula hanno avuto maggiormente senso per me perchè le ho collegate alla recentissima esperienza di tirocinio che ho effettuato in una classe in cui era presente un bambino autistico che, dopo le lezioni segiute, posso definire ad alto funzionamento:G. Si tratta di un bambino molto affettuso, e questo mi ha stupito giacchè ho sempre identificato l'autismo con un problema relazionale per il quale il bambino non riesce ad aprirsi con l'altro. Un bambino molto intelligente, con una memoria strabiliante(tratto,si dice,caratteristico dei bambini autistici): dalla lettura di un diario di una compagna ha subito imparato le caratteristiche di tutti i 7 nani, ripetendole con le stesse parole usate dal diario.
    Ho avuto la possibilità di assistere a molte ore di lezione, in nessuna di queste sono state usate per G. supporti visivi, ma, una volta venuta a conoscenza di questo canale di comunicazione alternativa, mi rendo conto che essi sarebbero stati molto utili soprattutto per gestire le continue pause che G. chiedeva. Da quello che ho potuto ascoltare e imparare,G. avrebbe avuto bisogno principalmente di due cose: un planning di tutta la giornata e di un supporto visivo per il prima e per il dopo.
    Non so se l' insegnante fosse a conoscenza dell'esistenza e dell'efficacia dei supporti visivi, posso però dire che quando ella era presente si vedeva la differenza nel comportamento di G., magari nonostante non le era stato insegnato quello che la prof.ssa Giglio ci ha spiegato la docente è stata comunque molto competente nel trovare le tecniche giuste ad approcciarsi ad un bambino autistico.
    Il team docenti mi ha più volte esposto che la maestra di sostegno ha contribuito a molti passi in avanti per G. e per la classe, soprattutto tramite il circle-time, effettuato per anni affinchè G. migliorasse e affinchè la classe lo accettasse. G., infatti, è perfettamente inserito nel gruppo classe che non solo lo accetta, ma lo aiuta e si sente responsabile nei suoi confronti.Il lavoro fatto è stato dunque utile all'arricchimento di tutta la classe, e se la docente ha avuto la possibilità di lavorare in tal senso è merito non solo della sua competenza, ma della collaborazione di tutti i docenti di classe. Ho avuto modo, infatti, di osservare uno di quei pochi casi in cui l'insegnate di sostegno non era riconosciuta come "la maestra di G.", ma la maestra di tutti!
    Devo riconoscere che, con l'ooportuno aiuto, durante una mia breve lezione in classe sono riuscita a gestire e ad approcciarmi a G., coinvolgendolo e mantenendo alta la sua attenzione, ma una lezioncina non può essere paragonata al lavoro quotidiano e continuo che una maestra a tutti gli effetti svolge. Sono sicura che le indicazioni pratiche che mi sono state fornite dalla prof.ssa Giglio mi renderanno più competente e ciò serve non a me, almeno non solo, ma al bene e alla crescita del bambino con cui andremo a lavorare.
    Nelle mani abbiamo il futuro di bambini che dovranno diventare adulti nel migliore dei modi, e di questo noi siamo responsabili perchè contribuiamo alla formazione della sua personalità, all'acquisizione dei suoi valori.
    G. non è l'unico bambino autistico che ho avuto modo di conoscere durante le mie esperienze di tirocinio. nel corso del tirocinio del secondo anno, infatti, in una scuola dell'infanzia, ho incontrato F. Egli aveva 4/5 anni circa e non era accompagnato da una maestra di sostegno. E' triste dirlo ma F. era "abbandonato a sè stesso",le maestre di classe non lo coinvolgevano nelle attività, tantomeno pensavano ad attività in cui lui, per le sue caratteristiche, poteva essere inserito, attività a cui poteva partecipare. Mi ricordo un giorno in cui la classe era con la maestra di religione, la quale per spiegare una parte della Bibbia utilizzò un registratore: le voci e le musiche infastidirono molto F., tanto che egli si coprì le orecchie e con lo sguardo impaurito iniziò a dondolarsi. La maestra di religione non si accorse di nulla, fu una mia collega tirocinante ad avvicinarsi ad F., lo prese in braccio e provvide a calmarlo, chiedendo innanzitutto alla maestra, igrana di ciò che stava accadendo, di abbassare almeno il volume. Quella scena pensò la ricorderò sempre, anche per la bravura che la mia collega ebbe nel'approcciarsi al bimbo. Non ricordo se avevamo già studiato qualcosa su l'auttismo, ma penso che quell'esperienza mi abbia confermato come in certi casi la cultura, il sapere non è indispensabile,mentre l'umanità, la sensabilità lo è. Anche duarnte il contatto che io ho avuto con G. ho potuto riscontrare ciò, dato che io non ero a conoscenza di chi sa quali tecniche ma sono riuscita a fare in modo che egli mi ubidisse e mi volesse bene, il minimo che potessi fare per il ruolo che rivestivo.
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    Messaggio  elvira cibelli Lun Gen 30, 2012 7:08 pm

    Stefania De Lucia ha scritto:Il primo contatto che ho avuto con la parola "autismo" è stato teorico. Ne ho studiato la genesi, le caratteristiche e le diverse tipologie. Nessun contatto reale: non conoscevo nessun bambino con questa sindrome. Avevo però sentito dire, in diverse occasioni della mia vita quotidiana, che gli autistici vivono in un mondo tutto loro, ogni tanto urlano, a volte sono aggressivi...ma nulla di più. Proseguendo con gli studi ho scoperto sempre di più di questa patologia. Poi un giorno, trovandomi a parlare con un'insegnante di sostegno molto giovane, ho avuto una testimonianza a dir poco scioccante. Questa maestra, da poco in ruolo, mi ha raccontato della sua primissima supplenza a scuola proprio con un bambino autistico grave. Da quel momento non nascondo di essermi sentita più volte insicura e quasi incapace di poter fare questo lavoro...penso continuamente al fatto che anche a me potrebbe succedere una cosa del genere. Ebbene io, dopo tutti gli studi fatti, confesso che non saprei da dove cominciare e cosa fare. E' una sensazione bruttissima che finchè ero concentrata solo sullo studio non avevo, ma nel momento in cui ho svolto il tirocinio specialistico è venuta fuori.

    Nel mio piccolo vorrei confortare Stefania perchè credo che le sue paure e le sue incertezze appartengano un pò a tutte noi..anche io ho avuto modo di constatare che una cosa è la teoria ed un'altra cosa è la pratica,il nostro sarà un mestiere molto delicato che necessiterà di continua passione e vocazione. Se le tue esperienze di tirocinio sono state significative ed hanno fatto scaturire in te la voglia di appartenere al bellissimo mondo della scuola e dell'educazione/integrazione allora non hai nulla di cui temere perchè come dice mia nonna "nessuno nasce imparato". E' la passione che non sempre(purtroppo) è comune a tutti..












































    Credo che il nostro corso sia fin troppo teorico...confesso che se dovessi agire nella pratica avrei non poche difficoltà.
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    Messaggio  elvira cibelli Lun Gen 30, 2012 7:21 pm

    vorrei aggiungere che sono particolarmente sensibile all'argomento Autismo,sia per motivi familiari e sia perchè ho appena terminato un tirocinio molto importante con un bambino autistico di 7 anni che mi ha dato tanto,mi ha insegnato tanto e mi ha lasciato tanto...ho capito che non ci si può servire di una didattica posta su un piatto d'argento e che ogni persona è davvero unica nel suo insieme.Prima di poter lavorare con lui ho dovuto conoscerlo e mi sono dovuta guadagnare la sua fiducia...e non posso nascondere le immense soddisfazioni che questo bambino mi ha dato in poco più di un mese di tirocinio!!un bambino dolce e affettuoso....vorrei tornare a trovarlo.
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    Messaggio  concetta francese Lun Gen 30, 2012 7:29 pm

    La lezione della docente Nunzia Giglio ci ha permesso di approfondire questo tema, trattato solo sotto l'aspetto teorico, cercando di capire come relazionare con questi soggetti. la persona affetta da tale patologia mostra una marcata diminuzione dell'integrazione sociale e della comunicazione, per cui non è facile interagire con essa, infatti nelle persone con autismo può essere presente una mancanza di reciprocità sociale o emotiva (per esempio non partecipare attivamente a semplici giochi sociali, preferire attività solitarie o coinvolgere altri in attività solo come strumenti o aiutanti “meccanici”). I soggetti con questo disturbo appaiono spesso come “incuranti” delle altre persone poiché presentano difficoltà marcate nel cogliere i bisogni degli altri (ad esempio capire gli stati d’animo di un’altra persona e regolare il proprio comportamento in funzione di esso, ecc…).
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    Messaggio  Erika Hoffmann Lun Gen 30, 2012 7:52 pm

    Guardando alle mie pregresse esperienze come tirocinante,mi è capitato una sola volta di poter osservare un bambino autisctico. A differenza di molti altri casi il piccolo si dimostrava innoquo,non arrecava danni agli altri o a se stesso,ma si mostrava totalmente inespressivo e poco comunicativo,sempre fermo nel suo banchetto come se non percepisse alcuno stimolo e aspettasse solo che qualcuno si occupasse di lui. L' insegnante di sostegno malgrado si rivolgesse a lui con estrema delicatezza e ripetendogli più volte un concetto,raramente riceveva da lui una risposta. Ricordo di essermi chiesta cosa quella docente provasse,se senso di frustrazione, di impotenza,di rassegnazione,o se avesse chiaro in mente un percorso tale da ottenere nel lungo periodo dei miglioramenti e fosse quindi fiduciosa. Non avevo la minima idea di come si agisse in questi casi,anche perchè a riguardo i libri ci forniscono delle informazioni piuttosto confuse e per lo più teoriche. La lezione tenuta dalla dottoressa Giglio,mi ha in parte rasserenata.La determinazione e la forza con cui ci spiegava che malgrado le difficoltà è possibile "entrare nel mondo di un bambino autistico" come lei stessa è riuscita a fare, e condurlo gradualmente ad una relativa autonomia mi ha avvicinato al problema e mi ha fatto entrare in un'ottica diversa,l'ottica della possibilità! Indispensabile a mio parere per diventare una brava insegnante!!
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    Messaggio  angelatraettino Lun Gen 30, 2012 10:36 pm

    L'esperienza fatta con la dottoressa Nunzia Giglio è stata fondamentale, poiché grazie al suo intervento abbiamo avuto l'opportunità di poter affrontare un argomento che spesso viene accantonato, ovvero l'Autismo. Ammetto che anch'io, come molte mie colleghe, mi troverei in difficoltà se stessi a diretto contatto con un bambino autistico, ma più che altro perché davvero non saprei come comportarmi, però l'incontro con la dottoressa ci è servito davvero molto poiché ci ha detto molte cose ed è stato educativo ascoltare le storie di vita che lei ha vissuto... Insomma mi hanno trasmesso molta fiducia nelle mie capacità, facendomi capire che anch'io posso essere di grande aiuto, con un po' di pazienza e tanta buona volontà!

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