Nel corso degli studi universitari abbiamo affrontato l'autismo dal punto di visto teorico in manuali che tentavano di offrirci anche qualche spunto pratico, ma in modo molto statico e superficiale. Le lezioni che ho avuto modo di seguire con l'educatrice Nunzia Giglio mi hanno permesso di capire praticamente cosa fare, come comportarmi in situazioni generali ed in situazioni specifiche con alunni autistici. Le cose dette in aula hanno avuto maggiormente senso per me perchè le ho collegate alla recentissima esperienza di tirocinio che ho effettuato in una classe in cui era presente un bambino autistico che, dopo le lezioni segiute, posso definire ad alto funzionamento:G. Si tratta di un bambino molto affettuso, e questo mi ha stupito giacchè ho sempre identificato l'autismo con un problema relazionale per il quale il bambino non riesce ad aprirsi con l'altro. Un bambino molto intelligente, con una memoria strabiliante(tratto,si dice,caratteristico dei bambini autistici): dalla lettura di un diario di una compagna ha subito imparato le caratteristiche di tutti i 7 nani, ripetendole con le stesse parole usate dal diario.
Ho avuto la possibilità di assistere a molte ore di lezione, in nessuna di queste sono state usate per G. supporti visivi, ma, una volta venuta a conoscenza di questo canale di comunicazione alternativa, mi rendo conto che essi sarebbero stati molto utili soprattutto per gestire le continue pause che G. chiedeva. Da quello che ho potuto ascoltare e imparare,G. avrebbe avuto bisogno principalmente di due cose: un planning di tutta la giornata e di un supporto visivo per il prima e per il dopo.
Non so se l' insegnante fosse a conoscenza dell'esistenza e dell'efficacia dei supporti visivi, posso però dire che quando ella era presente si vedeva la differenza nel comportamento di G., magari nonostante non le era stato insegnato quello che la prof.ssa Giglio ci ha spiegato la docente è stata comunque molto competente nel trovare le tecniche giuste ad approcciarsi ad un bambino autistico.
Il team docenti mi ha più volte esposto che la maestra di sostegno ha contribuito a molti passi in avanti per G. e per la classe, soprattutto tramite il circle-time, effettuato per anni affinchè G. migliorasse e affinchè la classe lo accettasse. G., infatti, è perfettamente inserito nel gruppo classe che non solo lo accetta, ma lo aiuta e si sente responsabile nei suoi confronti.Il lavoro fatto è stato dunque utile all'arricchimento di tutta la classe, e se la docente ha avuto la possibilità di lavorare in tal senso è merito non solo della sua competenza, ma della collaborazione di tutti i docenti di classe. Ho avuto modo, infatti, di osservare uno di quei pochi casi in cui l'insegnate di sostegno non era riconosciuta come "la maestra di G.", ma la maestra di tutti!
Devo riconoscere che, con l'ooportuno aiuto, durante una mia breve lezione in classe sono riuscita a gestire e ad approcciarmi a G., coinvolgendolo e mantenendo alta la sua attenzione, ma una lezioncina non può essere paragonata al lavoro quotidiano e continuo che una maestra a tutti gli effetti svolge. Sono sicura che le indicazioni pratiche che mi sono state fornite dalla prof.ssa Giglio mi renderanno più competente e ciò serve non a me, almeno non solo, ma al bene e alla crescita del bambino con cui andremo a lavorare.
Nelle mani abbiamo il futuro di bambini che dovranno diventare adulti nel migliore dei modi, e di questo noi siamo responsabili perchè contribuiamo alla formazione della sua personalità, all'acquisizione dei suoi valori.
G. non è l'unico bambino autistico che ho avuto modo di conoscere durante le mie esperienze di tirocinio. nel corso del tirocinio del secondo anno, infatti, in una scuola dell'infanzia, ho incontrato F. Egli aveva 4/5 anni circa e non era accompagnato da una maestra di sostegno. E' triste dirlo ma F. era "abbandonato a sè stesso",le maestre di classe non lo coinvolgevano nelle attività, tantomeno pensavano ad attività in cui lui, per le sue caratteristiche, poteva essere inserito, attività a cui poteva partecipare. Mi ricordo un giorno in cui la classe era con la maestra di religione, la quale per spiegare una parte della Bibbia utilizzò un registratore: le voci e le musiche infastidirono molto F., tanto che egli si coprì le orecchie e con lo sguardo impaurito iniziò a dondolarsi. La maestra di religione non si accorse di nulla, fu una mia collega tirocinante ad avvicinarsi ad F., lo prese in braccio e provvide a calmarlo, chiedendo innanzitutto alla maestra, igrana di ciò che stava accadendo, di abbassare almeno il volume. Quella scena pensò la ricorderò sempre, anche per la bravura che la mia collega ebbe nel'approcciarsi al bimbo. Non ricordo se avevamo già studiato qualcosa su l'auttismo, ma penso che quell'esperienza mi abbia confermato come in certi casi la cultura, il sapere non è indispensabile,mentre l'umanità, la sensabilità lo è. Anche duarnte il contatto che io ho avuto con G. ho potuto riscontrare ciò, dato che io non ero a conoscenza di chi sa quali tecniche ma sono riuscita a fare in modo che egli mi ubidisse e mi volesse bene, il minimo che potessi fare per il ruolo che rivestivo.