approfondimento Autismo Nunzia Giglio (chiude il 30 gennaio)

Il primo contatto che ho avuto con la parola "autismo" è stato teorico. Ne ho studiato la genesi, le caratteristiche e le diverse tipologie. Nessun contatto reale: non conoscevo nessun bambino con questa sindrome. Avevo però sentito dire, in diverse occasioni della mia vita quotidiana, che gli autistici vivono in un mondo tutto loro, ogni tanto urlano, a volte sono aggressivi...ma nulla di più. Proseguendo con gli studi ho scoperto sempre di più di questa patologia. Poi un giorno, trovandomi a parlare con un'insegnante di sostegno molto giovane, ho avuto una testimonianza a dir poco scioccante. Questa maestra, da poco in ruolo, mi ha raccontato della sua primissima supplenza a scuola proprio con un bambino autistico grave. Da quel momento non nascondo di essermi sentita più volte insicura e quasi incapace di poter fare questo lavoro...penso continuamente al fatto che anche a me potrebbe succedere una cosa del genere. Ebbene io, dopo tutti gli studi fatti, confesso che non saprei da dove cominciare e cosa fare. E' una sensazione bruttissima che finchè ero concentrata solo sullo studio non avevo, ma nel momento in cui ho svolto il tirocinio specialistico è venuta fuori.

Credo che il nostro corso sia fin troppo teorico...confesso che se dovessi agire nella pratica avrei non poche difficoltà.

La lezione di oggi, è stata molto significativa. La docente Nunzia Giglio mi ha trasmesso molto determinazione e preparazione su questo tema, la sua esperienza mi ha avvicinato un pò di più a questa problematica che ho avuto modo di osservare anche durante un tirocinio. In questa esperienza con un bambino autistico di 6 anni in una classe dell'infanzia purtroppo il bambino stava in classe manifestando stereotipie continue. La sua attenzione era legata al telefonino, appena ne intravedeva qualcuno diceva "mamma, mamma" e poi appena gli negavano il telefono cominciava a strillare forte e a percuotersi la testa.
Purtroppo la docente lo portava fuori e cercava di distrarlo ma erano momenti difficili,soprattutto per gli altri bambini in classe. I modelli di cui abbiamo parlato oggi anche se diversi, mi sembrano tutti tentativi di aiutare a rendere il bambino autonomo, ma il Denver Model con il suo approccio a potenziare ciò che il bambino ha già dentro di se, ha qualcosa in più,un approccio/una filosofia che parte in modo positivo e propositivo.

Se dovessi definire l'autismo,userei l'aggettivo "misterioso".Negli anni ho avuto modo di venire a contatto con bambini autistici ciascuno con caratteristiche diverse:la prima esperienza l'ho vissuta in veste di insegnante in una scuola dell'infanzia(paritaria),nella mia sezione c'era un bambino autistico da definire "superdotato"in geografia e aveva solo 5 anni.Conosceva tutto il mappamondo, incredibile ma vero!Era integrato e svolgeva le attività con l'insegnante di sostegno.
Il secondo contatto l'ho avuto in occasione del tirocinio al primo anno in una seconda classe della scuola elementare. C'era M.UN BAMBINO DOLCISSIMO!Dal modo in cui si comportava non sebrava che fosse autistico perchè comunicava con i coetanei, con l'insegnante svolgendo senza problemi le stesse attività degli altri alunni.La cosa sorprenddente che mi sbalordì,perchè la teoria talvolta non ha riscontri nella realtà,fu il suo desiderio di stargli seduta accanto perchè ero la sua amica cercando di tanto in tanto il mio contatto!L'anno successivo capitai nella stessa scuola e nella stessa classe, c'era M.,mi riconobbe e venendomi incontro mi abbracciò dicendomi che mi voleva bene!In quel momento sono stata assalita da tante domande a cui non sapevo dare delle risposte!Tutte le conoscenze(teoriche)acquisite sull'autismo,secondo le quali una delle caratteristiche del disturbo è l'assenza del contatto fisico e una inconsapevolezza dei propri stati emotivi,all'improvviso non avevano più un riscontro!L'insegnante di sostegno mi informò che l'autismo del bambino non era del livello grave e che comunque la diagniosi è stata fatta precocemente assicurando in questo modo dei pronti e adeguati interventi!Quest'anno invece(sempre durante il tirocinio di base)ho avuto il modo di conoscere l'estremo opposto,infatti,in una seconda elementare c'era L. di 9 anni che avava una forma grave di autismo tenuto costantemente sotto osservazione perchè poteva recare danni a lui e agli altri.Quello che mi ha colpito è stato l'atteggiamento dei coetanei che erano abituati alla sua presenza in classe e non prestavano attenzione o preoccupazione alle sue urla e quantaltro.Insomma sono passatata da un'estremità all'altra e ciò che ho potuto percepire a pelle è che la mente umana nasconde tanti segreti, sembra un labirinto che visto dall'alto sembra facile trovare la via d'uscita,ma quando ti trovi dentro e ne vivi l'esperienza diventa difficile capire quale sia la via più giusta da seguire!

La lezione di oggi pomeriggio è stata incentrata sull'autismo. L'esperta Nunzia Giglio ci ha fornito molte delucidazioni sull'argomento che talvolta nei manuali ci vengono spiegate cosi sommariamente oppure ci risultano talvolta complesse tanto da non trovarne riscontro nella quotidianetà e da domandarci "Cosa farei, se dovesse capitare a me?.
Ciò che ho apprezzato in quelle ore è stato soprattutto l'ascoltare delle esperienze vissute sul campo in prima persona della dott.Giglio e riportate a noi con tanta naturalezza e genuinità proprio per dimostrarci che dietro a tutte queste definizioni c'è il lavoro di tanti insegnanti, educatori e degli stessi genitori che vogliono innanzitutto il benessere del bambino a scuola, al centro, ma soprattutto in famiglia!!

Innanzitutto vorrei realmente ringraziare la dottoressa Giglio e la docente per averci concesso questa opportunità.
Purtroppo di autismo se ne parla poco, noi stesse nel nostro corso di studi come future insegnanti di sostegno non riceviamo molte informazioni a riguardo.
Anche io come Stefania ho solo nozioni puramente teoriche, nessun riscontro pratico, e non nascondo che dopo aver ascoltato le esperienze della dottoressa sono sorte in me delle preoccupazioni, mi trovo a chiedermi se 'sarò in grado' di affrontare determinate situazioni.
Mi ha molto incuriosita il Denver model, del quale non conoscevo l'esistenza, soprattutto perchè considera la famiglia come elemento centrale, mi rendo conto che per la famiglia di un bambino autistico dev'essere più semplice scegliere una strada che dia risultati tangibili e immediati, ma ritengo che insegnare al 'vivere sociale' sia più importante di un qualsiasi 'indottrinamento'.
Devo dire che ho difficoltà a pensare ad un commento che non possa risultare scontato, proprio perchè le mie conoscenze sull'argomento non sono vaste, per cui mi fa piacere assorbire nuove informazioni e ascoltare esperienze!
Mi piacerebbe approfondire il discorso dell'integrazione scolastica dei bambini autistici
Infine,oltre al film citato dalla dottoressa, vorrei ricordare anche un noto film Premio Oscar, 'Rain Man - L'uomo della pioggia'

L'anno scorso ho svolto il tirocinio base in una classe prima dove c'èra un bambino autistico.I suoi cimportamenti erano molto violenti verso l'insegnante di sostegno e questa esperienza ancora oggi mi fa dubitare della mia capacità a gestire una situazione tale.
Vorrei essere sicura di saper instaurare una comunicazione adatta con l'alunno e di insegnargli ciò che di diritto gli spetta.
Dalla lezione di oggi ho compreso che un buon insegnante di sostegno oltre ad avere una grande motivazione verso il lavoro deve avere un formazione completa per saper gestire le diverse situazioni che nel corso della sua "carriera-vita" si presentano.

Il mio primo approccio con un bambino autistico è avvenuto l'anno scorso durante il tirocinio specialistico. Catapultata senza nessun tipo di preparazione, senza strumenti nè delucidazioni. Entro in aula, noto subito il bambino affetto anche da ritardo mentale. Insieme all'insegnante di sostegno stava in un banchetto rivolto verso il muro che manipolava in maniera stereotipata dei pennarelli. Mi avvicino al banchetto e mi siedo non troppo lontana ma nenache vicina da disturbarlo. Lui continua a fare le sue cose completamente assente mentre l'insegnante mi parlava un pò di lui, delle sue abitudini, difficoltà, su ciò che gli piaceva. All'improvviso nel giro di pochi istanti si gira verso di me e mi dà uno schiaffo. Mi sono paralizzata, il battito del cuore credo fosse a mille . non era dolore, almeno non fisico ma il gesto che mi ha congelata. Ho pensato ho fatto qualcosa che l'ha infastidito e spesso avevo paura di essere per lui un problema. Nonostante le rassicurazioni dell'insegnante per tutta la durata della mattinata e anche in seguito mi sono sentita strana. Cosa era successo? Forse non ero in grado di affrontare il percorso specialistico. Dubbi, incertezze mi hanno assalito, poi chissà la mia testardaggine, il volermi mettere in discussione o semplicemente lo sguardo del bambino il giorno dopo quando per un solo secondo, o anche di meno, mi ha guardata ho deciso di andare avanti. Sono riuscita anche a condurlo col dito in qualche attività ma essendo un lavoro faticoso e a volte terribilmente frustrante se non si ha una motivazione elevata credo che non sia possibile svolgerlo. L'insegnante in generale e quella di sostegno ancora di più non è un lavoro che si può fare giusto per, ci vuole quella passione, quell'energia, quella perseveranza, quella pazienza che solo chi ama l'insegnamento può avere. Molto importante sono state le delucidazioni che l'educatrice oggi ci ha dato perchè le metodologie sono fondamentali. Avere gli strumenti e saperli utilizzare è la condizione necessaria per affrontare le cose provando e riprovando, infatti senza i "ferri del mestiere" credo che ci si senti come me il primo giorno in classe assolutamente persa e inadeguata.

L'argomento "AUTISMO" ha sempre suscitato in me molto interesse e voglia di conoscenze, tanto che il prossimo mese dovrei iniziare un corso sul metodo ABA. Qui a Roma è una metodologia molto usata soprattutto negli ospedali pediatrici come il Bambin Gesù, queste strutture si sono adoperate affinché nella scuola primaria come in quella dell'infanzia di frequentazione dei loro piccoli pazienti fossero organizzati dei corsi di formazione agli insegnanti affinché ci possa essere un discorso di continuità e collaborazione tra famiglia,ospedale-terapia e scuola.
Alessia De Vito

La lezione di oggi, è stata molto significativa. La docente Nunzia Giglio ha trasmesso molta determinazione e preparazione su questo tema(autismo). La sua esperienza mi ha fatto ripensare ad una mia esperienza passata... poichè ho lavorato come psicomotricista in un centro a caserta,dove ho avuto modo di riscontrare tali problematiche legate ad un ragazzo autistico di 15 anni. Manifestava stereotipie continue,strillava, dava testate al muro, completa assenza di comunicazione verbale, si strappava in continuazione gli slip, assenza di un corretto controllo sfinterico. "Era un dramma quotidiano"... Ma ricordo ancora oggi, con grande gioia che ad ogni piccolissimo successo o passo in avanti, era come se avessi conquistato il mondo intero...!!!
Ringrazio la docente Nunzia Giglio per averci fornito nuovi aggiornamenti... varie tecniche... e reso più chiaro questo ampio e sconosciuto mondo dell'AUTISMO.

L'autismo è una sindrome che per certi versi mi spaventa, probabilmente per il fatto che è molto difficile entrare in contatto con il bambino. Non credo infatti di sentirmi preparata ad affrontare una situazione del genere, nonostante nel corso di questi anni l'abbia studiato, ma è rimasto tutto ad un livello prettamente teorico.
La prima volta che sono venuta a contatto con un autistico è stata qualche anno fa in una delle classi in cui insegna mia madre. Ricordo quel giorno come se fosse ieri: dopo aver parlato un pò con la sua insegnante di sostegno, notai che era seduto in un banchetto da solo, lontano dagli altri, e maneggiava alcune penne in maniera stereotipata; mi avvicinai a lui e dissi "Ciao Andrea! Io sono Alessandra", vedendo che non si girava verso di me ho ripetuto la stessa frase, ma niente, non mi prestava un minimo di attenzione. Anche la maestra lo chiamava per nome, ma lui restava impassibile. Sfiduciata mi allontanai e dopo poco Andrea si avvicinò a me con fare disorentato, mi guardava, ma mai negli occhi, nonostante provassi più volte a catturare il suo sguardo. Poi tornò al suo posto e comincò ad agitarsi tenendosi la testa tra le mani e ad urlare, ma non erano urla normali, mi sembravano quasi disumane, e l'insegnante di sostegno a quel punto lo condusse fuori dall'aula.
Ciò che mi chiedo spesso è: perchè questi bambini sono così distanti da noi? Qual è il loro mondo? La mia ansia più grande è proprio rispetto alla difficoltà di avere almeno un minimo di interazione con loro.

Anch'io ho trovato molto interessante la lezione di oggi sull'autismo e l'ho subito ricollegata alle mie esperienze personali. Ho avuto il primo contatto con l'autismo circa 8 anni fa, quando svolgevo tirocinio come assistente sociale presso una cooperativa per disabili..é qui che ho conosciuto Davide, un ragazzo di 14 anni, affetto da una forma grave di autismo; nonostante Davide non comunicasse per nulla con la parola e neanche con la gestualità, egli riusciva comunque a stabilire un dialogo attraverso il computer..l'educatrice gli sorreggeva semplicemente la mano ed era lui che la guidava verso le varie lettere della tastiera per comporre parole e dare risposte alle domande che gli venivano rivolte. Ricordo benissimo la mia prima impressione quando ho assistito a questi momenti: ero totalmente stupita, forse perché nell'immaginario collettivo si tende erroneamente a pensare che i soggetti autistici non riescano a comunicare, rimanendo intrappolati nel "loro mondo fatto di grandi silenzi". Ho sperimentato di persona che non é affatto così..ho sperimentato di persona quanto le persone autistiche siano dotate di una grande sensibilità.
L'anno scorso, poi, durante il primo anno di tirocinio specialistico, ho seguito in classe Raffaele, bambino autistico ma con caratteristiche molto diverse rispetto a Davide. Raffaele era molto selettivo (mangiava solo un tipo di biscotto, si avvicinava solo ad alcuni compagni, ecc.), comunicava utilizzando poche ma chiare parole e aveva una gestualità molto forte (si avvicinava ai compagni e alle insegnanti e accarezzava loro il viso, le mani, ecc.). Queste esperienze con bambini autistici mi hanno aiutato a comprendere un pò più da vicino la complessa realtà che li caratterizza e soprattutto mi hanno permesso di andare al di là dei luoghi comuni, sperimentando di persona come l'autismo può avere manifestazioni molto differenti tra loro.

Grazie all’intervento della dottoressa Giglio, sull’autismo e sulle tecniche che si possono utilizzare per permettere di integrare il bambino autistico all’interno del contesto classe; sono venuta a conoscenza di tante informazioni che prima non possedevo. Secondo me, è fondamentale per noi future insegnanti di sostegno ascoltare consigli e testimonianza che ci possono essere utili per la nostra professione Quando, si lavora, con bambini autistici è importante sapere che essi pensano attraverso le immagini e imparano a comunicare anche attraverso ausilielettronici. Il bambino autistico ha una disabilità a livello sociale, ed è quindi su questo, che bisogna intervenire e lavorare. Uno dei modelli di presa in carico per bambini con disturbi dello spettro autistico in età prescolare è Il Denver Model, tale metodo, permette al bambino di avere una vita migliore e permette all'educatore di arrivare a raggiungere lo scopo prefissato. Si tratta, di un modello basato sull’"approccio evolutivo" in cui l’intervento è centrato sul bambino per favorire la sua iniziativa, la sua motivazione e la sua partecipazione. Non bisogna dimenticare che gli approcci devono essere individualizzati, e devono puntare a migliorare le relazioni con gli altri. Quando si lavora con i bambini e in particolare con i bambini autistici è importante farlo con tanto impegno e tanta passione. Solo così si può raggiungere il proprio obiettivo: che deve essere, appunto, quello di integrare e di offrire al bambino autistico una vita quanto più serena e felice possibile. Attraverso lo sforzo e la dedizione si può arrivare a raggiungere buoni risultati e ad essere fieri di se stessi e del proprio operato.

Rapportarsi a bambini o ragazzi affetti da autismo può spaventare.
Non si sa bene come comportarsi, come entrare in relazione con loro, si vorrebbe entrare nel "loro mondo" ma spesso ciò non è possibile.
L'autismo può essere più o meno grave, può essere associato a ritardo mentale, difficoltà nel linguaggio che, quando è presente, è ripetitivo e usato in forma non adeguata come, ad esempio, uso di frasi fuori dal contesto o senza significato. Quindi le difficoltà nel rapportarsi al bambino sono reali e di volta in volta differenti.
Per lavorare con bambini o ragazzi con autismo è certamente necessaria una grande passione, perchè se è vero che le tecniche, i metodi da utilizzare, o le teorie varie sono importantissime e vanno apprese, è anche vero che queste vanno modulate, adattate al contesto specifico in cui si lavora. Io credo che lo studio da solo serva a poco,perchè se non si vivono esperienze dirette non sarà mai possibile sentirsi all'altezza della situazione.

Ritengo molto interessante l’intervento della dottoressa Giglio sull’autismo e sulle tecniche che si possono utilizzare per integrare il bambino autistico in classe. Di solito studiamo tali patologie dai libri...li conosciamo in modo indiretto e nozionistico ed è molto interessante invece ascoltare direttamente le esperienze personali. Secondo me, è fondamentale per noi "future insegnanti di sostegno" ascoltare vari consigli e testimonianze perchè ci aiutano a capire in che modo bisognerebbe comportarsi per inserire al meglio l'alunno autistico all'interno della classe. Quando si lavora con bambini autistici è importante conoscere tale patologia e come poter aiutare il bambino ad integrarsi all'interno del contesto classe ma anche in qualsiasi altro contesto, come quello familiare e sociale. Bisogna sapere che la caratteristica più evidente dell'autismo è il disturbo dell'interazione sociale: possono non rispondere se chiamati per nome, non corrispondono alle emozioni altrui, appaiono inconsapevoli del proprio comportamento negativo sugli altri. Utilizzano un linguaggio ecolalico, danno spesso risposte anomale ai suoni.
Quando si lavora con i bambini autistici è importante farlo tanta passione.Per questo motivo ritengo che il docente di sostegno sia un lavoro impegnativo che debba essere svolto con amore e dedizione. .

L'anno scorso ho svolto il tirocinio specialistico in una classe prima in cui era presente un bambino autistico.
Fino all'anno scorso non conoscevo questa sindrome nei particolari,ne ho sentito parlare da mia madre che insegna nella scuola primaria.
Mi sono resa conto dalla mia esperienza che i bambini autistici vivono in un loro mondo isolandosi dalla realtà.
Tra il bambino autistico e la docente di sostegno c'era una forte empatia a mio avviso credo sia una cosa molto importante.
Condivido con quello che scrive Stefania il nostro corso di laurea è molto teorico ma è con la pratica sul campo che si capiscono molte cose.
Delia Barbato

Trovo che la lezione di ieri sia stata una delle poche lezioni più interessanti di tutta la mia carriera universitaria! La dott.ssa Giglio ci ha fornito dei consigli molto efficaci e utili...Credo che sia molto utile il suo contributo...perchè è una realtà a noi molto vicina ma conosciuta ben poco! Inoltre devo dire che sono rimasta colpita dal modo in cui ci parlava della sua esperienza... leggevo nei suoi occhi proprio l'amore che mette nel suo lavoro!
Nel mio percorso di vita ho avuto modo di conoscere varie persone autistiche, e ritengo sia stato molto interessante l'approccio "Denver Model" ptopostoci, in primo luogo perchè non lo conoscevo e poi perchè mi ha fatto appunto riflettere su come relazionarmi in futuro con persone affette da tale disturbo.
Grazie!

L'anno scorso ho svolto il tirocinio specialistico, in una scuola dove c'era un bambino affetto da autismo! Un bambino di 6 anni, affetto da autismo e
ritardo mentale, non verbale e con molti problemi di comportamento. Poiché aveva molti problemi di comprensione verbale, il tempo libero e le altre attività gli erano state presentate in modo visivo attraverso gli oggetti, e questo era effettivamente il suo livello di comprensione. Per spiegargli
che era il momento di lavorare l'nsegnate gli mostrava il lavoro che avrebbe dovuto fare, per spiegargli che era il momento di tornare a casa gli si mostra il suo zainetto. Penso che affrontare l’autismo da un punto di vista professionale come quelle insegnanti sia una vera sfida, perché non esistono regole da seguire. In quanto l'autismo non è una malattia. Le persone affette da autismo hanno un pensiero diverso dal nostro, e un buon professionista deve essere in grado di calarsi nel loro modo di pensare. Grazie al contributo della Dottoressa Nunzia Giglio, ho chiarito molte idee.
Ida Barone

La lezione tenuta dalla docente Nunzia Giglio è stata molto interessante da diversi punti di vista. In primis, la passione che ha comunicato nell’esporre le sue esperienze è stato ciò che immediatamente mi ha colpito. E’ sempre piacevole e motivante “assorbire” energie da persone che credono in ciò che fanno e che, nel caso specifico, si dedicano con dedizione alla formazione delle bambini con delle problematiche. Tutto ciò, poi, è stato arricchito da assunti sì teorici ma non astratti infatti i continui riferimenti alla “praticità” hanno reso il confronto in aula davvero molto interessante. Durante la mia carriera universitaria sono stata “riempita” di informazioni che però ho avuto difficoltà ad applicare. Sarà stata l’inesperienza, sarà stata la non reale applicabilità di tutte “quelle teorie”, comunque ritengo che il momento di dialogo di ieri probabilmente mi ha “formato” molto di più di quello che avrebbe potuto fare un libro di 1000 pagine! Dico questo perché, durante la mia esperienza di tirocinio, ho avuto la fortuna (e sottolineo fortuna) di affiancarmi ad un bambino autistico che mi ha senz’altro aperto gli occhi sul reale ruolo che l’insegnante di sostegno ha in aula. G. faceva la quinta elementare anche se non aveva mai emesso una parola; le stereotipie erano frequentissime e anche gli atteggiamenti autolesionistici. Nonostante il suo atteggiamento che lo portava a isolarsi, attraverso il semplice schiocco delle dita potevo ottenere la sua attenzione e “sfruttare” questo come spinta per fare in modo che lui interagisse con me. Questo però idealizzazione mi aveva indotto ad avere una visione “troppo idealizzata”, “bella”, “semplice”. Pensavo, nella mia ingenuità, di aver ottenuto un risultato,seppur minimo, dopo solo pochi giorni. La realtà però mi è balzata dinanzi quando una mattina G. era particolarmente nervoso: dopo avergli cambiato i vestiti per ben due volte perché non avevo capito che necessitava di andare in bagno , intraprese atteggiamenti autolesionistici schiaffeggiandosi il volto e piangendo. Sono stata molto turbata,avvilita perché mi ritenevo impotente e incapace rispetto a “quel male così grande”che mai avrei potuto comprendere. Poi,l’ultimo giorno di tirocinio, fu segnato da un sguardo UNICO del bambino che fu per me la spinta più grande. Da quel giorno, mi sono promessa, che avrei cercato di superare ogni difficoltà senza mai scoraggiarmi e ho sentito come una vera e propria missione la mia futura professione di insegnante di sostegno. In virtù di ciò, ascoltare una ragazza giovane come Nunzia Giglio, così desiderosa di mostrarci come davvero siamo importanti per i “nostri bambini” in aula, è stata davvero gratificante.
Francesca Rivetti

Non possiamo che ringraziare la Dott.ssa Giglio per la sua esperienza professionale e di vita riportataci in aula con tale passione ed entusiasmo.Ascoltare alcuni episodi che sono stati vissuti in prima persona e soprattutto il modo in cui si è reagiti ad essi,talvolta prendendo coraggiose iniziative laddove si doveva essere solo "spettatori" e osservare,...credo che sia stao per tutti molto costruttivo.
L'anno scorso anch'io come le altre in qualità di tirocinante ho avuto modo di trovarmi a stretto contatto con un bambino autistico con ritardo mentale..,ma senza possedere gli strumenti e le competenze necessarie per riuscire ad entrare nel suo mondo e soprattutto a comprenderlo.Non ne sapevo praticamente nulla....,oggi forse ne so qualcosina in piu'...,ma c'e ancora tanta strada da fare.Mi rendo conto della grande responsabilità e del delicatissimo ruolo che andremo a ricoprire..,spero di esserne all'altezza(anche perchè non nego che ogni tanto qualche dubbio mi assale)..,e proprio in merito a ciò..sono sempre piu' convinta dell'idea che il nostro corso di studi,oltre alle tante lezioni teoriche.., avrebbe dovuto darci l'opportunità di fare un pò piu' di "pratica".

Trovo che la lezione di ieri sia stata molto interessante. La dott.ssa Giglio ci ha fornito dei consigli molto efficaci e utili...
Nel mio percorso di vita ho avuto modo di conoscere persone autistiche, e lavorare con loro ,in quanto seguivo un progetto proprio per l'integrazione del bambino autistico nel mondo sociale.Anche se non ho terminato il progetto,ma da ciò ho capito che per lavorare con loro bisogna essere veramente esperti,altrimenti il tutto risulta invano.Le persone affette da autismo hanno un pensiero diverso dal nostro, e un buon professionista deve essere in grado di calarsi nel loro modo di pensare,e gestire il tutto con appropriate tecniche.

AUTISMO. E' una parola che non conoscevo minimamente e non era proprio presente nel mio bagaglio formativo rispetto ai tanti altri termini che si utilizzano, spesso e maggiormente, nella vita quotidiana (disabile, handicap, deficit, diversamente abile, ...).
Con la didattica aggiuntiva, ho avuto modo di entrare nel vasto mondo della disabilità e, grazie all'esperienza di tirocinio, mi sono avvicinata al mondo dell'autismo.
L'anno scorso ho avuto modo di osservare Vincenzo, un bambino di sei anni, autistico con ritardo mentale. Ero in aula seduta accanto a lui, lo osservavo e la maestra di sostegno mi parlava di lui, delle sue abitudini, delle sue difficoltà e potenzialità... Non nascondo che, inizialmente, avevo paura di una sua reazione negativa nei miei confronti, come era già accaduto ad un'altra mia collega, perchè non potevo piacergli o potevo infastidirlo. Fortunatamente, non è stato così perchè man mano che trascorrevano i giorni cercavo con calma di avvicinarmi a lui per giocare o per svolgere un'attività insieme o per fargli rivolgere l'attenzione su di me....Insomma cercavo un suo contatto!!!!
Poi, un gesto inaspettato, mi ha fatto battere il cuore a mille: mentre giocava, Vincenzo da solo ha poggiato la testa sulle mie gambe per essere coccolato ed accarezzato come alcune volte faceva con la sua insegnante di sostegno. Ero felice e la maestra mi ha raccontato che quando fa così era perchè si sentiva a suo agio con delle persone nuove. Quando sono tornata a casa, ero felice ed ho raccontato a tutti questa mia nuova esperienza.
Mi ha fatto riflettere molto la sua reazione e oggi, grazie anche alla dottoressa Giglio, ho capito che con bambini autistici ci vuole un lungo lavoro strutturato che poi porta a dei miglioramenti che devono essere considerati delle grandi vittorie sia per le insegnanti sia per la famiglia. La reazione di questo meraviglioso bambino mi ha fatto convincere ancora di più sulla mia scelta a questo percorso specialistico.
Sono sincera: io non ero molto sicura a voler intraprendere il percorso specialistico di didattica aggiuntiva. Poi, un pò perchè gli altri mi consigliavano di farlo, un pò perchè volevo battere questa mia barriera e questo mio limite di paura e ansia che avevo dentro di me a causa di un grosso pregiudizio, ho deciso di iniziare questo percorso.
Gli esami mi hanno insegnato un sacco di tecniche e metodi da poter utilizzare nei confronti dei bambini autistici o con differenti patologie. Il tirocinio, invece, mi ha fatto capire un pò di più praticamente come approcciarmi e relazionarmi, grazie soprattutto ai consigli e suggerimenti degli insegnanti. Sicuramente, però, la pratica la farò quando entrerò nel mio ruolo di insegnante e sul campo farò le mie prime esperienze.
Per noi, future insegnanti di sostegno, deve essere una gioia lavorare con questi splendidi bambini che in un modo o nell'altro comunque ti regalano qualcosa di speciale e credo che lo sia ancora di più nel momento in cui, con uno sforzo e una fatica maggiore, si raggiungano obiettivi tanto aspettati e voluti.
Sarebbe meraviglioso, poi, un giorno sentirsi dire:

"Sei la mia prof preferita

Ti voglio bene per tutta la vita

Non gridare con orrore,
ma correggi l’errore

non dire lavoriamo
ma sempre “giochiamo”

non si deve sempre studiare
qualche volta anche passeggiare

Sei la mia prof preferita

Ti voglio bene per tutta la vita



Dici a tutti che sono bravo
anche se a fatica me la cavo

Sei una persona rara
per questo mi sei cara

Dici che ho potenzialità
Fantasia e creatività

non so cosa sono
ma se mi fare amare da te
sono beato come un re

oh la mia prof preferita

Ti voglio bene per tutta la vita.

Paolo

Nel corso dei miei studi universitari ho avuto modo di conoscere teoricamente l’autismo poiché ne ho studiato alcune caratteristiche e le diverse patologie, ma ciò che mi ha sconvolto è stato il contatto reale che a volte ho avuto con bambini afflitti da questa patologia. Io penso che l’autismo, a causa delle sue tante tipologie e manifestazioni, sia uno degli handicap più devastanti per chi ne è colpito e per le persone che con loro entrano in contatto. Purtroppo di autismo si parla poco e spesso è difficile penetrare nei segreti che la mente di una persona autistica nasconde. E soprattutto è difficile capire quale sia la strada giusta da seguire per approcciarsi con un autistico, considerato che, a causa delle diverse tipologie, quello che va bene per uno può non andar bene per un altro. Proprio per questo mi piacerebbe, in vista di un mio futuro come insegnante, approfondire le mie conoscenze sull’integrazione scolastica dei bambini autistici.

L'argomento "AUTISMO" ha sempre suscitato in me molto interesse e voglia di conoscenze,e durante la lezione l'esperta Nunzia Giglio ci ha fornito molte delucidazioni sull'argomento.
Anche io come la maggior parte delle ragazze avevo solo nozioni puramente teoriche, nessun riscontro pratico, ma per fortuna ho avuto la possibilità di svolgere il tirocinio in una classe in cui era presente un bambino autistico, non nascondo che ero intimorita non sapevo come comportarmi , come agire ma soprattutto come relazionarmi ad esso. Ma durante il mio cammino non ero sola, in quanto ero seguita passo dopo passo dal mio supervisore , ma soprattutto dalla mia insegnante di sostegno!

La lezione tenuta dalla docente Nunzia Giglio è stata molto interessante in quanto ci ha fornito nozioni fondamentali riguardo l’autismo…inoltre mi ha colpito soprattutto quando ha parlato delle esperienze fatte sul campo e la sua esperienza mi ha avvicinato un pò di più a questa problematica che ho avuto modo di osservare anche durante il tirocinio. Quest’ultimo ha arricchito il mio bagaglio culturale sia dal punto di vista pratico che teorico,in quanto ho avuto un grande supporto dalle insegnanti e soprattutto da quella di sostegno.Grazie a quest’esperienza ho capito quanto sia difficile il ruolo dell’insegnante di sostegno e per questo credo che oltre ad una conoscenza teorica essa debba possedere grande forza di volontà unita a tanta passione e pazienza…