approfondimento Autismo Nunzia Giglio (chiude il 30 gennaio)

La lezione di oggi pomeriggio, tenuta dalla Prof.ssa Nunzia Giglio, ci ha fornito molte indicazioni sull’autismo. Conosco la parola autismo, ma oggi devo dire che ho assistito ad una lezione dove ho avuto modo di conoscere un po’ di più l’autismo. Come quando la prof.ssa ci ha detto che per gli autistici ci sono approcci riabilitativi e non cure, è un disturbo geneticamente determinato e ciò avviene nell’atto del concepimento, si focalizzano sui particolari: riconoscono l’auto del papà attraverso un graffio sul baule, e non per il modello. Questi particolari importanti non li conoscevo

Ogni passo lungo il percorso professionale che ci avvicina all’approccio pratico dell’insegnante di sostegno, serve a realizzare quanto importante e difficile sia questo compito. Specie per ciò che riguarda il problema dell’autismo, il solo studio teorico è di per se insufficiente ed ha senza dubbio bisogno di un approccio pratico ad un problema che vive di tante forme, tutte diverse tra loro, e tutte bisognose di un approccio diverso, ma in special modo tutte bisognose di competenze specifiche. L’esperienza descritta della Dott.ssa Giglio se da un lato è stata affascinante ed istruttiva, dall’altro ha messo in luce l’aspetto più importante dell’intera vicenda e cioè che nelle nostre mani ci saranno dei bambini che noi potremmo aiutare, ma anche far peggiorare. Anche per questo mi auguro che con il tempo, la possibilità di insegnare a bambini con determinati problemi, non diventi il solito attestato, ma il compito da affidare a persone competenti e con l’amore verso i bambini.

Durante le tre lezioni della dottoressa Nunzia Giglio mi sono avvicinata con maggire consapevolezza all'autismo e molte delle mie perplessità sono state dissipante dalla grande professionalità di questa ragazza che ama il suo lasoro e ama il bambino di cui si prende cura. Attraverso le sue esperienze che ci racconta volentieri possiamo capire praticamente come approcciarci al bambino autistico, come gestirlo. Se domani un bambino autistico dovesse aver bisogno di me ricorderò le lezione per la semplicità delle spiegazioni, per la capacità della dott. Nunzia di saper dare risposte esaustive anche ad interrogativi che sembrano banali, ma che sono fondamentali.
Angela Vastano

Consiglio a tutte di vedere il film RAIN MAN con Tom Cruise e Dustin Hoffman in cui quest'ultimo interpreta il ruolo di una persona autistica. Questo film è ispirato ad una storia reale il cui protagonista è morto poco tempo fa.Racconta di un fratelo (cruise) che scropre alla morte del padre di avere un fratello autistico che eredità tutta la fortuna del padre. Inizialmente Cruise vuole solo riuscire a rimprendersi i soldi..ma poi poco a poco inizia a scoprire questo mondo nuovo e non riesce più a fare a meno del fratello, che tra l'altro ha delle doti mnemoniche pazzesche. Purtroppo non sono come fare per postarlo, ma navigando su internet sicuramente riuscirete a trovarlo.

La lezione della dottoressa Nunzia Giglio sulla comunicazione aumentativa alternativa è stata molto interessante, non conoscevo tutti questi strumenti e tecniche che possono favorire un miglioramento nell'apprendimento e nella relazione sociale per un bambino autistico.
ci ha mostrato tante tecniche riportando esempi pratici, esperienze che lei afronta con il suo bambino, a partire dal promt, ovvero un aiuto psico-fisico, alle social stories, le quali insegnano al bambino regole del vivere sociale.
ci ha spiegato che i bambini autistici hanno l'esigenza di osservare, comunicare con le immagini, bisogna infatti creare divieti, regole anche solo con semplici disegni. ciò che più mi ha colpito, sul quale ci siamo soffermate in aula, è il minimò uno strumento compensativo che funge da vera e propria protesi, è uno strumento poco utilizzato ( lo possiedono soltanto 3 bambini in Italia) ma è molto utile a mio avviso.
é stata davvero una lezione costruttiva siccome non sapevo dell'esistenza di tutte queste tecniche!

Ho avuto in passato rapporti...anzi,forse sarebbe meglio dire HO PROVATO AD AVERE RAPPORTI in passato con un bambino autistico.Il fratello minore di una mia amica soffre di questa sindrome.Vedere questo bambino seduto per terra sempre in un angolo della casa,che per ore faceva rotolare dei barattoli,e che a in certi momenti cominciava a urlare,sbraitare...mi ha sempre lasciata senza parole.non sono mai riuscita ad avvicinarmi...ne cercare nemmeno un contatto visivo con lui!Purtroppo poi nn ho avuto piu modo di vederli a causa di trasferimenti...ma credo che ora,avendo delle basi da cui partire,conoscendo tecniche,metodi...forse sarebbe più facile provare ad avvicinarsi!

L' argomento "autismo" ha sempre suscitato in me molta ansia e preoccupazione. Ho avuto modo di conoscerlo solo a livello teorico, studiandolo nei vari esami o sentendone parlare da altre persone e lo ritengo un disturbo molto complesso e delicato. Forse proprio per questo, per essere caratterizzato da una grande varietà di sintomi che interessano molti aspetti della condotta umana e dei funzionamenti psico-mentali, che mi fa sentire insicura quando penso che nel mio futuro lavoro da insegnante di sostegno mi potrei ritrovare ad affiancare un bambino con tale disturbo. Ciò che mi fa paura e mi preoccupa è se sarò in grado di fornire al bambino il giusto supporto, se riuscirò ad individuare la metodologia più giusta per lui e se saprò gestire la situazione quando e se si presentassero comportamenti particolari.
Credo che la teoria mi abbia fornito informazioni utili e le dovute conoscenze riguardo il disturbo e le diverse metodologie applicabili, che le esperienze ascoltate mi abbiano fatto capire come la forza di volontà, il coraggio e la passione per il proprio lavoro siano fondamentali in questi casi, ma credo anche che solo l' esperienza e il continuo contatto con i bambini mi permetteranno di diventare un insegnante più intraprendente e sicura di sè. Inoltre penso che la dottoressa Nunzia Giglio, con le sue lezioni e le sue esperienze, sia un esempio da seguire e una importante guida di supporto e incoraggiamento per il mio percorso.

[quote]http://it.euronews.net/2012/01/23/nuovi-metodi-per-insegnare-ai-bambini-autistici/#.Tx6JXlfwDYY.facebook

Ho trovato questo video insieme ad un articolo. Vengono presentate 3 situazioni:
.Cina: una scuola accoglie bambini autistici e le loro famiglie.
.Theo Peeters che invita a capire la cultura dell’autismo.
.Canada: il tablet come strumento tecnologico a disposizione di ogni alunno.

serenagaeta ha scritto:Prima della lezione, già conoscevo il disturbo dell'autismo,non solo perchè abbiamo affrontato la tematica nei diversi esami della didattica aggiuntiva ma sopratutto perchè condivido la mia vita con mia sorella che presenta, tra diversi problemi, anche "tratti" autistici...non stò qui, comunque ad elencare i suoi problemi, ma vorrei semplicemente condividere con voi colleghe, la mia esperienza. Un esperienza bellissima perchè, nonostante le difficoltà e i dolori, in casa abbiamo una gioia, che trasmette amore solo con uno sguardo ed un sorriso. Un sorriso che per noi della famiglia è tutto!!! E' la nostra gioia.
Sono felicissima di averla con me ed è la mia maestra d'amore.

Pultroppo non sempre nelle scuole si và incontro alle esigenze dei bambini con questo particolare disturbo. Perso che sia importantissimo se non essenziale creare una sinergia tra insegnanti, insegnate di sostegno, famiglia ed enti locali e creare un ambiente d'apprendimento ben strutturato perchè il bambino autistico impara solo se guidato da questo tipo di ambiente. Parlo in questo modo perchè abbiamo incontrato non poche difficoltà durante il percorso scolastico di mia sorella ed è per questo che sostengo questa mia tesi.

Serena

Era da tempo che volevo ringraziarti per la tua testimonianza...
i bambini sono bambini e mai nessuno come loro sa donare amore,gioia e voglia di vivere!Piuttosto siamo noi adulti che dimentichiamo e dovremmo imparare da loro.....tante cose
Grazie ancora Serena,davvero!

La lezione sulla comunicazione aumentativa alternativa della dottoressa Giglio è stata molto interessante. Durante il tirocinio base che sto effettuando ho conosciuto un bambino autistico,Giovanni. Non faceva parte della mia classe, ma girovagava per la scuola perché non voleva stare nella sua aula. Il giorno dopo averlo conosciuto, mentre i bambini della mia classe erano occupati nelle prove della recita scolastica, Giovanni si avvicina a me e alla mia collega e ci domanda: ma voi mi volete bene?? io voglio morire! Sentendo quelle parole sono rimasta a bocca aperta, la cosa che mi è venuta in mente è stata quella di rassicurarlo e di dirgli che noi lo volevamo bene e che non c’era nessun motivo per non volergliene! Da questa esperienza mi sono resa conto di non conoscere il mondo dell’autismo. Infatti non conoscevo tutte questa tecniche che la dottoressa Giglio ci ha mostrato e che forse potrebbero essere utili anche per lui. Quello che più mi ha colpito è stato il MINIMò che è uno strumento che possiedono soltanto 3 bambini in Italia a causa del suo elevato costo. La lezione è stata molto costruttiva in quanto mi ha dato la possibilità di conoscere qualcosa in più dell’autismo.
Daniela Tesone

Che dire dopo la lezione di venerdì sono ritornata a casa con un desiderio ancora più forte di voler diventare "maestra"! I consigli torici e pratici che la dot.ssa Giglio ci ha forniti sono stati per me motivanti, rassicuranti...

Voglio riallacciarmi al commento di Serena Gaeta in quanto anche io quando accompagnavo la figlia della mia amica al centro, ho conosciuto una coppia di gemelli autistici, una a basso funzionamento e l'altro ad alto funzionamento. Diciamo che ho avuto modo di relazionarmi sia con loro che con la mamma... e nonostante le mille difficoltà che ogni giorno attraversava riusciva sempre a essere forte e carica proprio perchè alimentata dal loro amore!
E' stata per me un'esperienza bellissima che porterò sempre nel mio cuore...

ANCHE PER ME LA LEZIONE TENUTA DALLA DOTTORESSA GIGLIO E' STATA MOLTO INTERESSANTE...IN QUANTO HA DATO A TUTTI NOI LA POSSIBILITà DI CONOSCERE ED AVVICINARCI AL MONDO DELL'AUTISMO,CIò INFATTI HA RAFFORZATO ANCORA DI PIU' IL MIO DESIDERO DI DIVENTARE MAESTRA DI SOSTEGNO, MA NON COME QUELLE MAESTRE CHE HO AVUTO MODO DI CONOSCERE DURANTE IL TIROCINIO DI QUESTI 4 ANNI DI FORMAZIONE,POICHè HO RISCONTRATO CHE NON SEMPRE ANDAVANO INCONTRO ALLE ESIGENZE DI QUESTI BAMBINI, MA UNA MAESTRA CHE DEVE DEDICARE TUTTO L'AFFETTO E L'AMORE POSSIBILE A QUESTI BAMBINI CHE NE HANNO TANTO BISOGNO...
MARTINO GIUSEPPINA

Essendo insegnante da diversi anni mi è capitato spesso di trovare in un gruppo-classe un bambino autistico. Le prime volte non sapevo come comportarmi con loro, come entrare in relazione con loro e chiedevo aiuto ad altre insegnanti con più "esperienza". Mi sentivo incompetente.
I casi sono stati molti e diversi tra loro perchè l'autismo può essere associato ad altri disturbi.
Devo dire che sui libri si parla tanto di quest'argomento: teorie, metodi, tecniche ma l'esperienza diretta è tutt'altra cosa.
Questo corso sicuramente mi sta dando maggiori competenze anche sotto l'aspetto emotivo per aiutare i bambini autistici, e disabili in genere, a sviluppare il maggior grado di autonomia personale, sociale e lavorativa possibile.

queste lezioni per me sono molto significative, da qualche mese mia zia ha saputo che il suo bimbo di 3 anni è nello spettro dell'autismo.
Se devo essere sincera non sono cosi spaventata come lo sono gli altri e credo che questo sia dovuto proprio al fatto che il nostro corso di laurea, è molto, fin troppo teorico, ma che la teoria significa cultura, la cultura significa conoscenza e conoscere il problema è sempre un vantaggio.
ti fa sentire più forte anche se poi non sai come affrontarlo, la pratica (credo soprattutto nell'autismo che come si è detto ha varie gradazioni e ogni caso è a se) è sul campo che la si acquisisce, anche se studiamo le metodologie, applicarle è tutt'altro.
Io all'età credo di 15/16 anni ho avuto un incontro/scontro con un bimbo autistico. Ero in chiesa a provare uno spettacolo con dei bambini e la maestra mi chiese se potevo mantenergli un attimo uno dei suoi bimbi più piccoli, aveva credo 3 o 4 anni. Io lo presi in braccio e lo mesi in piedi su una sedia per farlo vedere meglio, appena lo lasciai lui cadde a terra. Io mi spaventai tantissimo, l'insegnante mi disse che il piccolo era autistico grave e non si era reso conto che lo avevo messo in piedi su una sedia.
Quelle parole mi spiazzarono, è un problema complesso, e più vado avanti più mi vengono mille dubbi sulle mie capacità di poter affrontarlo, comunicare non è semplice mai con i bambini ma dover trovare un varco per poter avvicinarsi ad un bambino con l'autismo mi sembra davvero complicato.
Ringrazio infatti la professoressa, e la dott.ssa Nunzia per le informazioni pratiche che ci stanno fornendo e per la pazianza con la quale rispondono alle nostre domande.
Nel corso di laurea purtroppo non ci viene data la possibilità di molte esperienze pratiche, ma è anche vero che le disabilità sono tantissime, l'aggiornamento continuo dovrà sicuramente essere il punto cruciale del nostro lavoro.
Angela Mancino

A scuola di mia madre ho conosciuto A, un bambino autistico dolcissimo, ossessionato da alcuni atteggiamenti che ripeteva continuamente. La cosa che mi ha colpito di A è che faceva degli origami, con pezzetti di carta cosi piccoli che sembrava impossibile poterli maneggiare, per me è un'artista un bambino eccezionale, non credo che altri,cosiddetti normali siano capaci di fare le cose che riusciva a fare lui. Io credo che anche i diversamente abili abbiano sempre qualche abilità che li rende migliori.


Roberta Maddaloni

Stefania De Lucia ha scritto:Il primo contatto che ho avuto con la parola "autismo" è stato teorico. Ne ho studiato la genesi, le caratteristiche e le diverse tipologie. Nessun contatto reale: non conoscevo nessun bambino con questa sindrome. Avevo però sentito dire, in diverse occasioni della mia vita quotidiana, che gli autistici vivono in un mondo tutto loro, ogni tanto urlano, a volte sono aggressivi...ma nulla di più. Proseguendo con gli studi ho scoperto sempre di più di questa patologia. Poi un giorno, trovandomi a parlare con un'insegnante di sostegno molto giovane, ho avuto una testimonianza a dir poco scioccante. Questa maestra, da poco in ruolo, mi ha raccontato della sua primissima supplenza a scuola proprio con un bambino autistico grave. Da quel momento non nascondo di essermi sentita più volte insicura e quasi incapace di poter fare questo lavoro...penso continuamente al fatto che anche a me potrebbe succedere una cosa del genere. Ebbene io, dopo tutti gli studi fatti, confesso che non saprei da dove cominciare e cosa fare. E' una sensazione bruttissima che finchè ero concentrata solo sullo studio non avevo, ma nel momento in cui ho svolto il tirocinio specialistico è venuta fuori.

Credo che il nostro corso sia fin troppo teorico...confesso che se dovessi agire nella pratica avrei non poche difficoltà.

Lo dico sempre anche io: ci riempono la testa di chiacchiere e teorie, ci spiegano le tecniche senza provare a farcele applicare e, poi, ci catapultano nelle classi...il tirocinio apre gli occhi, hai ragione, finiti gli esami, ci toccherà studiare, di volta in volta, "il problema" del bambino che ci verrà affidato.

[quote="raimondo antonella"]

http://it.euronews.net/2012/01/23/nuovi-metodi-per-insegnare-ai-bambini-autistici/#.Tx6JXlfwDYY.facebook

Ho trovato questo video insieme ad un articolo. Vengono presentate 3 situazioni:
.Cina: una scuola accoglie bambini autistici e le loro famiglie.
.Theo Peeters che invita a capire la cultura dell’autismo.
.Canada: il tablet come strumento tecnologico a disposizione di ogni alunno.

Anche io facendo delle ricerche sul minimò ho letto del kit ALPACA,molto simili a mio avviso, in particolare ho letto che tutto inizia quando un’imprenditrice, Raffaelangela Pani, viene a sapere da un’amica, mamma di un bambino autistico, che per affrontare le gravi difficoltà comunicative del bambino viene fatto uso di immagini stampate su carta. Così, immaginando di sostituire le stampe con documenti digitali, visualizzabili su supporti mobili, Raffaelangela Pani e i suoi collaboratori nel 2007 hanno creato un software per la gestione dei file e lo hanno installato in un palmare con touch screen in modo da risultare piacevole quasi come un gioco per i bambini.

L'autismo mi terrorizza. Mi terrorizza come insegnante ma, soprattutto, mi terrorizza come donna, come futura madre. L'idea che il mio bambino non sia in grado di relazionarsi con me in un modo per me comprensibile, che non riconosca l'affetto, le coccole, il sorriso come affetto coccole sorriso ma li veda come azioni come altre...mi fa paura. Nelle altre sindromi, almeno, le cose potrebbero far piacere al bambino, sono più individuabili, con l'autismo è tutto così lontano...diverso, paurosamente diverso.
A volte penso che i soggetti autistici siano uomini di un altro tipo, non inferiori, assolutamente, ma proprio diversamente abili nel senso di diversamente adattati ed adattabili alla vita e che, se non possiamo entrare in relazione con loro, è perché funzioniamo in modo diverso, proprio come funzioniamo diversamente rispetto ad pipistrello, o ad un delfino. Noi ci rapportiamo con gli autistici proprio come ci rapporteremmo con un alieno.

L'approfondimento della Professoressa Giglio è stato molto interessante poichè ho avuto riscontri empirici di ciò che ha detto grazie al fatto che io sono entrata in contatto con un bambino autistico durante il secondo anno di tirocinio, aveva tre anni ed era davvero molto piccolo, il bambino aveva l'insegnante di sostegno che lo seguiva molto, ma il bambino sembrava incurante, sembrava non ascoltare ciò che l'insegnante gli diceva, sembrava non vedesse i suoi compagni, me, e in generale il mondo che lo circondava; sembrava vivere proprio in un mondo tutto suo, un altro mondo che non era il nostro. Devo dire però che quest'anno ho svolto il tirocinio nella stessa classe di due anni fa e questo bambino è ancora frequentante. Oltre ad averlo trovato molto cresciuto, l'ho trovato cambiato, l'ho visto più presente, anche se non mi fissava negli occhi constatavo che mi ascoltava, come ascoltava le proprie insegnanti, portava addirittura degli oggetti che l'insegnante gli chiedeva di portare. Allora dico di eliminare le persone che affermano che gli autistici rimarranno sempre persone assenti, estranee al mondo che le circonda; chi dice ciò è per me semplicemente un ignorante.

Ilaria Silletti

Devo dire che durante la lezione mi sono tornate in mente diverse cose relative all'argomento autismo. Soprattutto, ho ricordato una famiglia che ho conosciuto questa estate. Avevano attirato la mia attenzione in quanto entrambi i bambini (maschio e femmina) erano autistici. Un giorno, mi trovavo in spiaggia con mia zia, insegnante di sostegno, la quale subito mi ha spiegato che la bambina presentava una forma più lieve di autismo. Parlando con il nonno dei bambini, abbiamo scoperto che era migliorata molto attraverso la psicoterapia. Inizialmente, infatti, non parlava, mentre dopo la terapia si mostrava più reattiva e aveva cominciato a parlare. Invece, il bambino (più piccolo, circa 4 anni) pur facendo una terapia non mostrava segni di miglioramento. Se ne stava tutto il giorno seduto a fissare la sabbia, dondolandosi in continuazione ed emettendo spesso dei lamenti. Mi suscitava una sensazione di grande sofferenza, ed ero arrabbiata, perchè avrei voluto tanto fare qualcosa per lui. Questo mi spaventa: sentirsi impotenti di fronte ad una richiesta di aiuto! Tuttavia, ascoltando le parole della Dott.ssa Giglio, ho provato sollievo, perchè ora so che ci sono persone altruiste, ricche di amore da dare, che ogni giorno, tra mille difficoltà, cercano delle risposte.

L'autismo è una sindrome che ho conosciuto soltanto attraverso i libri, non ho mai avuto un contatto diretto. Durante le spiegazioni della docente Nunzia Giglio, vedendole brillare gli occhi mentre parlava del suo bambino, di come con tanta enfasi era riuscito a dire la parola cioccolata, mi sono emozionata.
Noi troppo spesso sorvoliamo i piccoli gesti,sussurri, deve essere bello per un'insegnante riuscire ad ottenere un segno del lavoro che ogni giorno si svolge per garantire un successo a questi bambini che vivono in un loro mondo, fatto di parole, gesti e carezze diverse, ma non per questo meno significative.

Durante la lezione della professoressa Nunzia Giglio sulla comunicazione aumentativa alternativa, abbiamo approfondito un tema che nonostante alcuni di noi abbia già avuto modo di sperimentare durante i corsi di tirocinio, resta sempre una sindrome particolare da trattare. Molto utili dunque, sono state le tecniche di supporto che ci sono state mostrate, che ovviamente studiarle dal testo è ben diverso che sperimentarle dal vivo con la pratica.

L’intervento della dottoressa Giglio, sull’autismo e sulle tecniche che si possono utilizzare per permettere di integrare il bambino autistico all’interno del contesto classe è molto importante, sono tante le informazioni a livello, non solo teorico, ma soprattutto pratico, che per noi è necessario,.. solo chi ha esperienza può darci dei consigli, suggerimenti. E' fondamentale per noi future insegnanti di sostegno avere conoscenza attraverso testimonianza di un esperto,.. che conosce bene questo campo,.. che sono utili per la nostra professione. Quando, si lavora, con bambini autistici è importante sapere che essi comprendono attraverso le immagini e imparano a comunicare anche attraverso ausili elettronici, grazie alle tecnologie avanzati, che la nostra società ci offre. Il bambino autistico ha una disabilità a livello sociale, ed è quindi bisogna intervenire e capire i suoi bisogni, utilizzando gli strumenti adatti. Uno dei modelli di presa in carico per bambini con disturbi dello spettro autistico in età prescolare è Il Denver Model, tale metodo, permette al bambino di avere una vita migliore e permette all'educatore di arrivare a raggiungere lo scopo prefissato. Si tratta, di un modello basato sull’"approccio evolutivo" in cui l’intervento è centrato sul bambino per favorire la sua iniziativa, la sua motivazione e la sua partecipazione. Non bisogna dimenticare che gli approcci devono essere individualizzati, e devono puntare a migliorare le relazioni con gli altri. Quando si lavora con i bambini e in particolare con i bambini autistici è importante farlo con tanto impegno e passione. Solo in questo modo può raggiungere il proprio obiettivo: quello di integrare e di offrire al bambino autistico una vita quanto più o meno autonoma, serena e felice possibile. Attraverso lo sforzo e la buona volontà si può raggiungere risultati positivi.