psicopedagogia2011

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Forum didattico del corso di Psicopedagogia dei linguaggi a.a.2011-12 a cura di F. Briganti Stanza di collaborazione del gruppo classe


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    Messaggio  Admin Ven Gen 13, 2012 2:32 pm

    LAB. 5 SIMULAZIONE
    INSERISCI QUI LA DESCRIZIONE E IL COMMENTO DELLA TUA ESPERIENZA.....


    Ultima modifica di Admin il Ven Gen 27, 2012 10:23 am - modificato 3 volte.
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    Messaggio  mariasignoriello76 Ven Gen 13, 2012 5:56 pm

    13 gennaio 2012

    Appena bendata sono stata distratta a comprendere come era trovarsi in questa nuova condizione, poi ho pensato non ti distrarre e ascolta. Per capire meglio e cogliere la profondità o il senso di ciò che è scritto preferisco leggerlo io. Fatta questa piccola premessa, ho notato che riesco meglio a fare le cose quando sono bendata piuttosto che ad ascoltare. Non so perché, lo so è strano però è così. Oppure una spiegazione potrebbe essere che altre volte mi sono bendata in casa mia, quindi mi sentivo più sicura e protetta.

    La prima poesia avrei bisogno di rileggerla per potermi esprimere, per le altre ricordo alcune parole, come quella in cui il bambino dice che quando cade viene inchiodato al pavimento.

    Inchiodare è un termine molto forte in tale contesto. Potrebbe essere sinonimo condanna (non sei bravo), di esclusione, marginalità.

    Ogni poesia esprime la voglia, il desiderio di ogni autore di poter essere considerato semplicemente una persona, un altro, ma non un diverso. Di sentirsi accettato e di poter essere libero e non sempre un “additato”.

    Il desideri di libertà espresso nelle poesie sento che mi appartiene. La voglia di essere liberi, da ciò che si deve, senza danneggiare gli altri logicamente. Liberi dai modelli di bellezza, dalle categorizzazioni.

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    Messaggio  mariasignoriello76 Ven Gen 13, 2012 6:33 pm

    13 gennaio 2012

    Quando le cose ci vengono date non sempre le sappiamo apprezzare e sfruttare al meglio.

    Dall’esperienza fatta in classe e per i relativi commenti uditi, mi rendo conto che noi puntiamo soprattutto sulla vista, non potenziando e sviluppando gli altri sensi che ci sono stati donati.

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    Messaggio  Luciana Palumbo Ven Gen 13, 2012 6:41 pm

    Questa simulazione ha fortificato in me la convinzione che sono una persona molto visiva, anche se ascolto sono abituata a prendere appunti e stesso ai corsi universitari, tendo a distrarmi se non ci sono le slide su cui focalizzare la mia attenzione!
    Infatti inizialmente, non sono riuscita a comprendere tutte le parole della prima poesia, perchè speravo di poter seguire leggendole io stessa, mi sono dovuta sforzare e concentrarmi molto sull'ascolto.
    Mi ha sicuramente aiutata il tono con cui la docente ha letto le poesie, il loro contenuto, il fatto che le emozioni descritte erano associabili in qualche modo alla nostra condizione di quel momento.
    Inoltre ho vissuto durante tutto il tempo della lettura, uno stato 'd'ansia' perchè non sapevo intorno a me cosa stesse accadendo, se qualcuno si stesse avvicinando a me...non è stata una sensazione piacevole, quando mi sono alzata mi sono sentita goffa...
    Un'esperienza simile l'ho vissuta durante un laboratorio svolto all'università, la docente ci preaparò un 'gioco di fiducia' scegliendo accuratamente due persone che non avessero confidenza, creò degli ostacoli e a turno bisognava accompagnare la persona 'non vedente' in giro per l'aula....E' stato un esercizio difficile, soprattutto perchè il mio primo stimolo era quello di tirare la testa indietro, per paura di qualche colpo Embarassed
    Per quanto riguarda le poesie sono stata colpita molto dalla sesta...dove si chiedeva il coraggio di esser chiamati per nome e non attraverso 'qualcosa che non abbiamo'.....perchè spesso ci è più facile usare delle etichette nel rivolgerci a chi è diverso da noi.
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    Messaggio  Amitrano Rossana Ven Gen 13, 2012 7:30 pm

    Appena mi sono bendata ho provato una sensazione di angoscia.Mi sentivo a disagio, infatti stringevo le mani delle mie compagne. Non so spiegare bene il motivo ma il non poter vedere mi opprimeva. Questa sensazione non è durata molto ma mi ha impedito di ascoltare le prime poesie. Ero distratta da questo fastidio. Appena passata questa sensazione ho potuto prestare attenzione all'ascolto, mi sono concentrata sulle poesie ed ho cercato di capirne il senso e ciò che i ragazzi disabili provavano. Mi ha colpito la poesia in cui l'autore parlava della sua solitudine e quella in cui c'era scritto :"chiamatemi per nome, non chiamatemi disabile,forse un miope viene chiamato miope??"
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    Messaggio  Stefania De Lucia Ven Gen 13, 2012 7:42 pm

    La simulazione fatta in aula è stata molto significativa per me, ma credo anche per tutti gli altri. Provare ad essere cieca è stato complicato, all'inizio ho provato una sensazione di spaesamento e disorientamento...sono venuti a mancare tutti i riferimenti e i punti fermi che normalmente la vista mi concede. Mi sono sentita vulnerabile e avevo continuamente la sensazione che qualcosa potesse toccarmi o colpirmi da qualunque lato. E' stato brutto avere tutte quelle persone intorno e non poter controllare cosa succedesse in aula con la vista. All'inizio non ho prestato attenzione all'ascolto della poesia, infatti ora non ricordo quasi nulla sulla prima. Anche ascoltare una persona che parla senza poterla vedere, senza poter guardare le sue labbra muoversi è stato davvero strano.
    Mi chiedo cosa sia la vita senza la vista. Non riesco a darmi una risposta. Mi ha colpito soprattutto l'ultima poesia in cui si chiede di considerare gli uomini per ciò che sono e non per quello che appaiono, di chiamare tutti per nome perchè ognuno vive, si emoziona, piange e ride come tutti.
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    LAB. 5 SIMULAZIONE (questo forum si chiude il 26 gennaio) Empty Simulazione benda!!

    Messaggio  raimondo antonella Ven Gen 13, 2012 8:02 pm

    Durante l'ascolto delle poesie, tenuta per mano dalla mia amica, mi sono sentita serena e sicura, sebbene non avessi la possibilità di vedere ciò che mi accadeva attorno. Quando la prof ci ha detto di doverci bendare,mi sono subito incuriosita e non appena ho messo la benda mi sono domandata un pò egoisticamente, parlando da vedente: "Antonella, ma ci pensi tutta una vita cosi?". Poi siamo passati alla vera e propria simulazione e in quel momento mi sono concentrata e un pò isolata. Avendo la benda agli occhi, ho avuto la possibilità di poter ascoltare con attenzione le parole di ciascuna poesia, che davvero sono state molto toccanti. Tra quelle proposte conoscevo l'ultima che è stata già introdotta nel forum che sottolinea la necessità di conoscere l'altro per ciò che ha e non per ciò che non possiede. "Chiamami per nome" racchiude tutto il significato: la richiesta di riconoscere ognuno come PERSONA!!


    Durante il dibattito poi sono uscite tutte le sensazioni che ognuno ha provato ed è emerso che viviamo in una società troppo presa dalle immagini e che molto spesso siamo più portati a guardare che ad ascoltare ciò che avviene attorno a noi.

    Ho trovato quest'esperinza davvero coinvolgente e a dir la verità mi è proprio servito restare lì con gli occhi chiusi e godermi quei brevi minuti da sola mentre le poesie mi parlavano!!
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    Messaggio  Giovanna Cestrone Ven Gen 13, 2012 8:08 pm

    Ancora non riesco a definire correttamente la mia esperienza di oggi ma, dal confronto avvenuto in aula dopo la simulazione, posso tranquillamente considerarmi una persona “visiva”! Stando con gli occhi bendati, avrei dovuto concentrarmi di più sull’udito e ascoltare attentamente le parole della professoressa ma così non è stato….. Con estrema sincerità confesso che facevo fatica a concentrarmi sulle poesie lette poiché la mia attenzione era focalizzata sul buio che invadeva i miei occhi e sull’incapacità di poterli aprire per guardare ciò che mi circondava. Ero incuriosita da ogni piccolo, impercettibile rumore, anche il più insignificante, per cercare di capire cosa fosse; tutto, tranne la voce che leggeva… Ero già abbastanza spaesata, da bendata, stando seduta sulla sedia, figuriamoci se avessi dovuto muovermi tra degli ostacoli. Era un po’ come percepire la paura della presenza dell’altro, dell’estraneo, la paura che l’altro potesse farmi del male! Per quel poco che sono riuscita a concentrarmi, devo comunque ammettere che le poesie erano tutte dense di significato, senza distinzione!
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    Messaggio  manueladelgiudice Ven Gen 13, 2012 8:20 pm

    Nell'esercizio di oggi, ascolto bendate in classe, la sensazione immediata che ho avuto é stata di attenzione alle parole. Ciò che ho percepito è stato di accogliere una richiesta-un bisogno.
    Un bisogno da parte dei vari autori che mi è sembrato simile: bisogno di sentirsi vivi, riconosciuti come individui, esseri umani, con un un punto di vista, con un cuore e dei sentimenti e anche con un nome, non delle parole/discrminatorie.
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    Messaggio  marialaura de marco Ven Gen 13, 2012 8:22 pm

    LA SIMULAZIONE HA PROVOCATO IN ME VARIE SENSAZIONI, UN MISTO DI EMOZIONI. INNANZITUTTO SMARRIMENTO , PAURA TANTO DA AFFERRARRE ,ISTINTIVAMENTE, LA MANO DELLA MIA AMICA . SUCCESSIVAMENTE RIFLESSIONE , NON SUBITO SONO RIUSCITA AD ABITUARMI A QUELLA SITUAZIONE ANZI INIZIALMENTE ERO MOLTO DISTRATTA DA QUEL LUOGO IN CUI ERO ,QUEL LUOGO NERO CHE NON CONOSCEVO , CERCAVO DI IMMEDESIMARMI IN SOGGETTI NON VEDENTI E NON PROVAVO ALTRO CHE DISAGIO ,IN QUANTO QUEL VUOTO ,QUEL LUOGO BUOI DA ME SCONOSCIUTO NON MI DAVA SICUREZZA ANZI MI FACEVA PERDERE TUTTA QUELLA CHE AVEVO PENSANDO ANCHE A COSE ASSURDE DEL TIPO << E SE ORA VIENE QUALCUNO E MI FA QUALCOSA?>>. SOLO DOPO POCO SONO RIUSCITA A RILASSARMI E A CONCENTRARMI SULLE PAROLE E SULLE POESIE LETTE DALLA PROFESSORESSA NOTANDO COME LA PREPOGATIVA DI QUESTE PERSONE ERA QUELLO DI ESSERE CONSIDERATI COME PERSONE UGUALI A TUTTI GLI ALTRI E NON ESSERE CONSIDERATI DIVERSI SOLO PERCHè NON VEDENTL, COME INFATTI SI DICEVA IN UNA POESIA TRA I NORMODOTATI NON VI DISTINGUETE DICENDO << IL MIOPE >>
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    Messaggio  mdavino Ven Gen 13, 2012 8:54 pm

    Dopo poco essermi bendato, mi sono completamente alienato dall'aula, fisicamente e mentalmente non mi sentivo più presente nei banchi dell'università insieme a tante persone. Il buio ed il silenzio mi hanno permesso di ascoltare in maniera molto profonda le poesie. Ciò mi ha suscitato forti emozioni ed una forte empatia verso gli autori dei versi.

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    LAB. 5 SIMULAZIONE (questo forum si chiude il 26 gennaio) Empty Chiamatemi per nome.....

    Messaggio  iovineconcetta Ven Gen 13, 2012 9:22 pm

    OGGI LA PROF CI HA CHIESTO DI CHIUDERE GLI OCCHI ALL' INIZIO MI SONO SPAVENTATA MA POI IN UN SECONDO MOMENTO MI SONO IMMEDESIMATA IN QUEI SOGGETTI NON VEDENTI E NON HO AVUTO PIù PAURA.
    MI SONO COMMOSSA NELL' ASCOLTARE TUTTE QUELLE POESIE, OGNIUNA AVEVA UN SUO MESSAGGIO.
    MA LA POESIA CHE HA SUSCITATO IN ME UNA FORTE EMOZIONE è INTITOLATA "CHIAMATEMI PER NOME",è UNA POESIA IN CUI L' AUTORE NON VUOLE ESSERE CHIAMATA PORTATRICE DI HENDICAP, DISABILE,MA CONCLUDE DICENDO CHE VA CHIAMATA SECONDO IL SUO NOME POICHè è UN SOGGETTO COME GLI ALTRI.
    INFATTI NEL BENDARMI MI SONO IMMEDESIMATA PROPRIO IN TALE POESIA E HO PENSATO CHE SE FOSSI COLPITA DA TALE DEFICIT ANCHE IO VOLESSI CHE GLI ALTRI MI CHIAMASSERO SEMPLICEMENTE CONCETTA.......
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    LAB. 5 SIMULAZIONE (questo forum si chiude il 26 gennaio) Empty LAB.5 SIMULAZIONE

    Messaggio  donofriostefania Ven Gen 13, 2012 9:22 pm

    Nel momento in cui intorno a me c'era solo il buio perchè ero impossibilitata a vedere ho avuto un tuffo al cuore,per un attimo ho percepito sulla mia pelle il grande disagio dei non vedenti, legato non solo al deficit visivo, ma anche esperenziale perchè il mondo e le sue bellezze tuttte colorate viene solo immaginato nell'oscurità in cui sono costretti a vivere. Queste simulazioni dovrebbero essere estese in tutti i contesti in modo da sensibilizzare maggiormente, partendo proprio da esperienze capaci di accrescere "l'empatia "grazie alla quale è possibile aprire gli occhi e acquisire la piena consapevolezza che la disabilità non è una condizione personale, ma sociale.
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    LAB. 5 SIMULAZIONE (questo forum si chiude il 26 gennaio) Empty La notte della vista, il giorno dell'udito...

    Messaggio  depriscorita Ven Gen 13, 2012 9:40 pm

    [color=green]Oggi in aula ci siamo bendate per ascoltare delle poesie. Tra i commenti e le preoccupazioni dell'aula in fermento io e la collega vicino a me ci siamo bendate con la stessa sciarpa. Nessuna preoccupazione, nè sensazione di ansia ero assolutamente tranquilla piuttosto incuriosita di quello che sarebbe successo di lì a poco. La professoressa inizia a leggere la prima poesia racconta di un figlio che si rivolge ai genitori. Ero talmente immersa nell'ascolto che quando la mia collega mi ha preso la mano dopo pochi istanti mi sono staccata perchè troppo concentrata, era un momento che vivevo io da sola. Le immagini di mia mamma e mio padre si sono stranamente materializzate davanti ai miei occhi. Perchè? non saprei dirlo... potrei supporre che ciò è dovuto al mio immedesimarmi sempre nelle situazioni. Ho sempre carcato di capire cosa provano i genitori di un ragazzo che non parla, che non vede, che non si muove. Credo che lo amerebbero ugualmente ma forse è proprio il grande amore che porta un genitore a sentirsi perso, impotente di fronte alla disabilità di un figlio. Perchè i genitori per il proprio bambino vorrebbero sempre il meglio. Spesso in interviste o trasmissioni ho sentito genitori la cui preoccupazione era "chi si occuperà di lui quando io non ci sarò? chi lo amerà?". Il problema del domani credo sia un'angoscia tremenda per un genitore soprattutto in un mondo che sa essere molto spietato e selettivo. Nel corso delle poesie un altro elemento di grande interesse ho rilevato quando in qualche poesia si diceva: << voi non dite portatore di occhi castani... perciò chiamatemi col mio nome>>. la voglia di essere uguali agli altri ma mi sorge una domanda. siamo davvero uguali? Tralasciando per un attimo le persone diversamente abili, nella vita reale non si sottolinenao sempre le diversità? Basta sentire i discorsi della gente, camminare per le strade, stare nei pulman e vediamo pregiudizi che ci coinvolgono continuamente. Quante volte abbiamo sentito che gli occhi verdi o azzurri sono più belli, oppure che le more attraggono di più o le considerazioni sull'altezza per non parlare del peso forma. Non sono solo fattori estetici perchè ciò che si fa è una discriminazione che avvine a livello molto più profondo. Molte persone si ritrovano intrappolate in dei modelli da seguire. Così credo funzioni in maniera esponenziale per i diversamente abili un uomo deve avere determinate caratteristiche e se queste non ci sono ecco che scatta la pietà <<poverino, poveri genitori, che croce che portano>>. Ecco perchè mi ha colpito la frase di un ragazzo, sempre in una poesia, che essendo caduto cercava negli altri un sorriso, una mano tesa e non gli occhi rassegnati, straripanti di dolore e commiserazione. In fondo siamo tutti menomati in qualcosa non esistono supereroi perfetti. Io oggi ho raccontato della mia esperienza, infatti essendo miope spesso mi ritrovo a vivere un disagio svegliarsi la mattina e vedere il mondo sfocato e sentirsi persi, disorientati non è proprio il massimo. Spesso quando lo racconto gli altri non capiscono le difficoltà che si possono provare. All'inizio mi ricordo che man mano che peggioravo era davvero brutto, poi invece ci ho fatto un pò l'abitudine e a volte mi diverto quando sono nel letto senza occhiali a immaginarmi gli oggetti in modo differente a guardarli secondo delle modalità del tutto mie e farmi anche "quattro risate" quando senza occhiali faccio qualche figuraccia con qualcuno.
    N.B. Pur riportando i concetti fondamentali di quello che di getto scrivo in aula ho bisogno di rielaboralo perchè in poco tempo spesso non esprimo le cose come vorrei.
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    Messaggio  alessia.devito Ven Gen 13, 2012 10:02 pm

    Leggendo le esperienze fatte in classe,di vissuti,emozioni,sentimenti che saltano fuori quasi all'improvviso, mi rendo conto che non potervi partecipare per me è una grande perdita di crescita personale;mi compiaccio del fatto che attraverso il forum è possibile la condivisione e la conoscenza di tutto ciò.
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    Messaggio  lory.ucciero@libero.it Ven Gen 13, 2012 10:11 pm

    Appena bendata...ho provato una sensazione di angoscia... mi sentivo a disagio. Questa sensazione non mi ha impedito di ascoltare, ma di prestare attenzione si. Ero distratta da questo fastidio, da quel senso di impotenza...di non poter vedere cosa stesse accadendo intorno a me... infatti sono riuscita a prestare attenzione solo sull'ultima poesia "chiamatemi per nome".
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    Messaggio  deliabarbato Ven Gen 13, 2012 11:03 pm

    Nella simulazione di oggi,ascolto bendate in classe,all'inizio ho avuto una sensazione di smarrimento,mi sentivo molto a disagio in questa esperienza.
    Sono abituata a seguire quando ascolto,in un primo momento non riuscivo a comprendere le parole delle poesie ma poi mi sono sforzata a concentrarmi molto sull'ascolto perchè la docente ha usato un tono di voce che mi ha aiutata molto.
    Per quanto concerne le poesie mi ha colpito molto la poesia "di essere chiamati per nome e non per qualche cosa che non si ha,a mio avviso bisogna considerare le persone per quello che sono realmente.
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    Messaggio  Alessandra Cipollaro Ven Gen 13, 2012 11:59 pm

    Prima di commentare l'esperienza di oggi vorrei fare una premessa.
    Da qualche mese mi sono sottoposta all'intervento di chirurgia laser per correggere la miopia, ma prima di ciò ho sempre vissuto questo difetto della vista in maniera negativa, non accettavo gli occhiali e vivevo in simbiosi con le lenti a contatto. Quando al mattino mi svegliavo la prima cosa che facevo era indossare gli occhiali, altrimenti vedevo solo ombre. Di certo questa condizione non è paragonabile a quella di un cieco, ma in un certo senso vi si avvicina. Inoltre l'indossare gli occhiali in pubblico era per me motivo di disagio. Nelle settimane precedenti all'intervento non potevo assolutamente portare le lenti a contatto, ma mi ostinavo ad uscire senza gli occhiali... vuoto e panico! Mi capitò infatti di andare ad una festa, ma di quella sera ricordo poco e niente, può sembrare strano ma a stento ricordo chi c'era, con chi ho parlato e di cosa. Dopo quest'episodio imbarazzante mi sono resa conto del fatto che la mia vita e la mia percezione ruotano fondamentalmente intorno alla vista e alle immagini.
    L'esperienza di oggi ha sicuramente confermato questo mio pensiero.
    Appena bendata ho pensato: adesso non ci sarà nulla che potrà distrarmi e mi potrò concentrare al massimo sulle parole della docente. Ma non è stato così. Da subito ho avvertito una sensazione di smarrimento, il non tenere sotto controllo ciò che avveniva intorno a me era causa di disagio, insieme al fatto che sono abituata a guardare chi mi parla. Questa sensazione di smarrimento è durata per un bel pò, infatti non riuscivo a seguire ed ascoltare le poesie poichè ero distratta da questi pensieri angoscianti legati al "buio" totale che mi circondava. Tra le poesie che sono riuscita ad ascoltare mi ha colpito molto quella in cui si chiedeva il coraggio di essere chiamati per nome, perchè racchiude la richiesta di essere riconosciuti come persone.
    Come si vivrebbe senza la vista? Non è semplice rispondere... Ma sicuramente sarebbe una vita connotata da sensazioni ed emozioni speciali, legate agli altri sensi.
    Alessandra Cipollaro
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    Messaggio  Francesca Fuscaldo Sab Gen 14, 2012 7:17 am

    "Non c'è nulla di peggio di ritrovarsi soli, persi in un posto sconosciuto. Ritrovarsi in un luogo, orientarsi sono cose indispensabili a tutti". (Claval 2002)

    Indossando la benda, ho chiuso le finestre, che mi consentono di interagire con il mondo esterno e con gli altri "normo vedenti".
    Inizialmente è prevalso un senso di angoscia e di imbarazzo verso quel nuovo stato. Tuttavia dopo poco, è come se mi fossi ricanalizzata in quella diversa dimensione sensoriale dove a farmi luce si erano aperte altre finestre...
    Ho ascoltato così una voce leggere poesie, ed è stato come se ogni parola veniva scandita ed amplificata nella mia mente riportandomi ogni volta un'immagine nitida di quel che ascoltavo... è come se le diverse storie prendessero vita.
    Questa esperienza mi ha fatto a lungo riflettere sulla condizione dei c.d. "diversi"... ancora una volta è accresciuta in me la convinzione che il concetto di diversità, il più delle volte (per non dire nella totalità dei casi) è un sottile eufenismo, un comodo sottopassaggio introdotto dalla società, dalla politica, dallo stato,dalle masse...
    sono propri questi comodi personaggi che vorrebbero che il genere umano si riducesse ad un ammasso di numeri ordinati in fila, pronti a comperare e ad eseguire i loro comandi, che hanno stabilito che tutti coloro non corrispondo ai canoni stabiliti di "uomo" utile ai loro intenti, e quindi utile alla società (ovviamente in termini consumistici), va etichettato DIVERSO, e trattato come tale...
    difatti l'unica differenza che io vedo è la nostra possibilità di utilizzare pienamente la nostra motorietà, sensorialità.. ed è proprio da questo che occorerebbe partire...
    Dovremmo più volte tappare qualche finestra per ricordare, vivere anche se in minima parte, ciò che prova una persona che quelle finestre non potrà mai aprire.. forse così riusciremmo a progettare percorsi autentici e funzionali a determinati casi...
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    Messaggio  Filomena Barbato Sab Gen 14, 2012 8:49 am

    L’esperienza di simulazione fatta in aula, mi ha profondamente colpita, infatti, ascoltando le poesie che ci sono state lette, ho avvertito una sensazione di ansia fortissima. Mi sono sentita spaesata e spaventata. All’inizio non riuscivo neanche a comprendere il significato delle parole che ci venivano lette, ero troppo presa dal buio. Per me la luce è fondamentale, nel buio ogni rumore sembra amplificarsi. Mi ha colpita soprattutto la poesia intitolata “chiamatemi per nome”.Ho capito che spesso la nostra condizione di persone “normali “ ci fa essere ciechi nei confronti degli altri, non riusciamo a vedere al di là del nostro naso, restando attaccati alla superficie delle cose senza scendere in profondità, non riuscendo in questo modo a capire le situazioni e le persone altrui. E’ invece fondamentale capire che possiamo riuscire a comprendere gli altri solo mettendo da parte i nostri pregiudizi e preconcetti. Solo così riusciremo a guardare il soggetto disabile come lui vorrebbe essere guardato, senza il timore e la paura di sbagliare.
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    Messaggio  angelavastano Sab Gen 14, 2012 8:50 am

    Ad occhi chiusi al buio ho udito la voce di un bimbo che mai forse ascolterò, ho visto il volto di un bimbo che mai potrò crescere, ho avvertito o forse ho voluto avvertire la sua serenità nelle parole della prima poesia forse ad alleviare un mio dolore che mai riuscirò a superare, convinta forse di non aver saputo fare abbastanza. A te, piccolo angelo, che dedico questa poesia:

    Ho voluto chiamarti Angelo perchè sei stato mio da primo momento
    Ho voluto chiamarti Angelo perchè hai voluto spiccare il volo prima del tempo
    Ho voluto chiamarti angelo nella speranza che Dio ti accogliesse nella schiera dei suoi piccoli e meravigliosi cherubini
    Ho voluto chiamarti Angelo per chiedere a Dio di darti tutto l'amore che avrei saputo darti io.
    Ho voluto chiamarti Angelo affinchè tu vegliassi suoi tuoi fratelli
    Ho voluto chiamarti Angelo per chiederti perdono e non avrei potuto chiamarti diversamente.
    Dormi dolce Angelo, dormi serenamente, un gioro spero di poterti stringere al mio cuore.
    La tua mamma
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    Messaggio  Stefania Montanaro Sab Gen 14, 2012 9:04 am

    Ad occhi bendati la realtà ha un altro senso…
    La mia prima reazione è stata di blocco totale , neppure da parlare mi veniva. Poi però il buio è diventato più tollerabile e gli occhi si sono “chiusi” per un momento cercando di far entrare i suoni. L’ ascolto delle poesie è stato un momento molto emozionante. Dietro quelle parole scritte in rima c’ erano le immagini , come quella del gabbiano che volava e del vento che l’ attraversava. Ora rifletto con una nuova consapevolezza… se gli occhi sono aperti tutto è più facile. Ma se gli occhi sono chiusi i sogni , l’ amore, l’ emozione passano per canali diversi. L’ immagine del birillo che cade evocata da Gennaro Morra è reale , e rispecchia la mia sensazione ad occhi bendati…
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    Messaggio  benedettabonifazi Sab Gen 14, 2012 9:17 am

    13/01/2012


    Appena mi sono bendata ho provato una sensazione di angoscia e smarrimento.Mi sentivo a disagio perchè non sapevo cosa stava succedendo intorno a me. Non so spiegare bene il motivo ma il non poter vedere mi dava una sensazione di smarrimento e di timore. Questa sensazione non è durata molto ma questa mi ha impedito di ascoltare le prime poesie.quando è passata questa sensazione ho potuto prestare attenzione all'ascolto delle poesie. in modo particolare mi ha colpito la poesia in cui l'autore parlava della sua solitudine e quella in cui c'era scritto :"chiamatemi per nome, non chiamatemi disabile,forse un miope viene chiamato miope??"
    penso che la sensazione di smarrimento provata all'inizio sia dipesa dal fatto che oggi per noi la vista è una cosa importante in quanto viviamo di immagini visive. tutto ciò che ci circonda in qualche modo ci è familiare e ci fa provare una sensazione di sicurezza.. ma appena ci troviamo in una situazione diversa.. ecco! il panico... questa sensazione penso che sia derivata dal fatto che ci troviamo spaesati dinanzi ad una situazione che non conosciamo, ma appena riusciamo ad " adattarci alla situazione" riusciamo con gli altri sensi a compensare quella sensazione di smarrimento.


    Benedetta Bonifazi
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    Messaggio  monicasomma Sab Gen 14, 2012 9:57 am

    Strana sensazione quella provata al momento dell'oscuramento della vista,forse non paura o ansia,ma smarrimento.Eppure ero consapevole del fatto che mi trovassi in luogo protetto,ovattato,con persone che sapevo di conoscere.
    Nellìascolto le parole avevano un peso diverso,maggiore,rimbobmbavano nella mia testa costruendo in essa immagini mentali di ciò che ascoltavo.Avevo bisogno inconsapevolmente di vedere nonostante l'assenva del mio organo visivo.
    Allo stesso tempo ero concentrata solo su quanto udivo,non mi importava di cosa accadeva accanto a me,in un certo senso mi sentivo sola in un'aula colma di persone.Finalmente la vista non disturbava il mio ascolto.La sensazione nell'alzarmi è stata di disturbo fisico,mi girava la testa poi lo stomaco,non ho avuto il coraggio di lasciare il banco,era parte di me,era il mio sostegno. Tolta la benda ho immediatamente guardato il banco e man mano che la vista ritornava non ho avuto la necessità di guardarmi intorno,ciò mi ha confermato l'idea della solutidune provata precedentemente.
    Provare quest'esperienza mi ha riportata alla mente un episodio accadutomi qualche anno fà,per un 'operazione non ho avuto l'uso delle gambe per qualche ora,la sensazione era terribile,capivo che dipendevo fortemente da qualcuno,l'ipotenza percepita mi schiacciava nel letto,ero imprigionata nel mio corpo.In aula invece, nonostante l'assenza della vista,mi sono sentita libera di muovermi,anche se ero ferma dietro il banco,la mia mente stava già costruendo il percorso per poter uscire dalla porta e questo mi ha fatto sentire LIBERA.
    Maria Teresa Esposito
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    Messaggio  Maria Teresa Esposito Sab Gen 14, 2012 10:00 am

    Con gli occhi bendati ho cercato per un attimo di entrare in "un'altra dimensione"..,nel corpo di un altro..,di sorzarmi per un attimo ad immaginare (perchè posso solo immaginare) quello che io potrei provare in una condizione di cecità.
    Ecco le mie sensazioni:un gran senso di smarrimanto,di angoscia..paura,mi sono sentita bloccata,immobilizzata,quasi incapace addirittura di riuscire a compiere il più semplice gesto come quello di alzarmi da una sedia,che mi viene in modo cosi' spontaneo ed automatico in presenza di luce.
    Mi sono emozionata ascoltando la lettura di queste poesie.Ho cercato di sentirle mie,come se mi appartenessero,ed ho percepito tanta dolcezza..solitudine e al contempo una gran forza,la forza di chi vuole essere considerata una persona come tante altre,persone che spesso vengono compatite e viste come esseri fragili,ma che in realtà hanno dentro questa forza ammirevole,che si sentono vive e riescono ancora a sognare..forse piu' di noi.

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