Di Meo Livia Rosa Sab Gen 21, 2012 3:23 pm
A volte ci chiediamo se l’autismo sia una malattia la cui origine possa essere cercata come risposta a conflitti emotivi e specificamente come derivata da vincoli primari distorti.
La risposta è sicuramente no! Più che di una malattia si può parlare di disordine nell’acquisizione di varie funzioni psicologiche fondamentali, relative all’organizzazione di attitudini psico-sociali e del linguaggio, oltre che all’integrazione della soggettività. L’autismo, come disturbo dello sviluppo psicomentale,
è il risultato di un disordine dell’organizzazione psico-neuro-biologica presente nei primi mesi di vita.
L’autismo in generale non si evidenzia sin dalla nascita anche se a volte si possono osservare segni premonitori:
spingere indietro il corpo quando li si prende in braccio (come se volessero
mantenersi lontani);
rispondere in forma eccessiva a piccoli stimoli;
mantenersi estremamente passivi o, al contrario, dimostrare una agitazione continua.
Solitamente è la mamma che nota delle anomalie:
- della comunicazione;
- del comportamento;
- del linguaggio (molto ritardato);
- del contatto visivo;
- dell’interesse per il gioco;
- della mimica (non sorridono);
- del contatto con gli altri bambini che si manifestano attorno ai 2 anni.
Quando ho iniziato questo percorso universitario,in particolar modo quando mi sono iscritta alla didattica aggiuntiva non sapevo di dover approcciare allo studio di queste patologie così particolari, dico particolari perchè è facile studiare la cosi detta teoria ma è difficilissimo poi mettere in pratica le tecniche studiate, non ho mai avuto modo di interagire con bambini autisctici nemmeno durante il primo percorso di tirocinio specialistico però mia madre che è un'insegnante di sostegno spesso mi parla del suo bambino autistico, dicendomi che è molto complesso interagire con loro, bisogna infatti instaurare pian piano un rapporto intimo, fargli capire che si può fidare di te, il bambino di mia madre frequenta la quinta elementare, però mamma lo ha conosciuto si dalla prima; ormai hanno istaurato un ottimo rapporto, rapporto che si è consolidato nel corso dei 5 anni scolastici, però mi ricordo che all'inizio faceva fatica a farsi accettare in quel piccolo grande mondo all'interno del quale questo era rinchiuso,ora lei è diventata per lui un grande punto di riferimento soprattutto perchè nel contesto scolastico trascorre la maggior parte del suo tempo, quindi è come se fosse la sua seconda mamma.
Ho imparato tramite la sua esperienza diretta che importante è : non arrendersi mai, anche davanti ai fallimenti, interagire con bambini autistici è molto difficile, e la strada verso il migioramento è lunga e tortuosa, ecco perchè spesso sia i genitori che gli stessi docenti avvertono quella sensazione di disagio e di inadeguatezza, importante però è la motivazione che spinge la maggior parte dei docenti a credere di potercela fare,anche davanti a questi casi così difficili.
Volevo poi lasciare una mia impressione sul modo in cui la professoressa Giglio parla del suo alunno, ed è stato bello sentire dalla sua voce chiamarlo "il mio bimbo",è stato come sentire le parole di una mamma che ha cura di suo figlio e non vuole altro che il suo bene, è stato bello anche vedere nei suoi occhi la gioia immensa quando raccontava dei miglioramenti da qusto effettuati!