Appena ho messo la benda mi sono sentita persa, disorientata, ho perso completamente la percezione di ciò che mi circondava, e queste sensazioni mi hanno impedito di concentrarmi sulle parole delle poesie che rappresentavano, anzi, un elemento di disturbo.
Una simulazione simile avevo già avuto opportunità di farla in un laboratorio svolto negli anni precedenti, in realtà si trattava di un "gioco" di fiducia che si svolgeva in coppia e prevedeva che una persona si immedesimasse nel cieco attraverso l'utilizzo di una benda, e che l'altra facesse invece la parte del cane guida. E' sicuramente una situazione diversa ma le sensazioni di smarrimento, confusione e anche timore che ho provato sono state praticamente le stesse.
La poesia che mi ha maggiormente colpito è stata l'ultima, e in effetti ho constatato che è stato così un po per tutti, penso che sia dovuto al fatto che sia stata quella che tutta l'aula ha ascoltato con maggiore attenzione e serenità, forse perchè pian piano ci siamo quasi "abituati" a quella sensazione di buio,e di impercettibilità visiva.
Certo è che una cosa è simulare la cecità, un'altra è viverla