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Forum didattico del corso di Psicopedagogia dei linguaggi a.a.2011-12 a cura di F. Briganti Stanza di collaborazione del gruppo classe


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    Messaggio  emiliabuoninconti Mer Gen 18, 2012 1:18 pm

    Questa esperienza è stata davvero significativa!!
    Appena ho messo la benda mi sono sentita persa, disorientata, ho perso completamente la percezione di ciò che mi circondava, e queste sensazioni mi hanno impedito di concentrarmi sulle parole delle poesie che rappresentavano, anzi, un elemento di disturbo.
    Una simulazione simile avevo già avuto opportunità di farla in un laboratorio svolto negli anni precedenti, in realtà si trattava di un "gioco" di fiducia che si svolgeva in coppia e prevedeva che una persona si immedesimasse nel cieco attraverso l'utilizzo di una benda, e che l'altra facesse invece la parte del cane guida. E' sicuramente una situazione diversa ma le sensazioni di smarrimento, confusione e anche timore che ho provato sono state praticamente le stesse.
    La poesia che mi ha maggiormente colpito è stata l'ultima, e in effetti ho constatato che è stato così un po per tutti, penso che sia dovuto al fatto che sia stata quella che tutta l'aula ha ascoltato con maggiore attenzione e serenità, forse perchè pian piano ci siamo quasi "abituati" a quella sensazione di buio,e di impercettibilità visiva.
    Certo è che una cosa è simulare la cecità, un'altra è viverla Exclamation Exclamation Exclamation
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    Messaggio  Ermelinda Di Girolamo Mer Gen 18, 2012 2:25 pm

    La prima sensazione che ho provato dopo aver bendato gli occhi è stata di fastidio! Sono abituata sempre ad avere un certo controllo su me stessa e sulle cose che sono intorno a me (forse provo a controllare anche le persone a me vicine). Non vedere per me è stato come essere improvvisamente esclusa da ciò che era intorno a me, perdere il controllo. Non mi è piaciuta la sensazione di poter essere guardata ma non poter guardare, di non avere piu' punti di riferimento se non il banco. Continuavo a pensare che non vedevo l'ora di togliere la benda e a chiedermi cosa facessero gli altri. La mia attenzione è stata quasi tutta catturata le mie insicurezze, che mi hanno impedito di vivere serenamente la lettura delle poesie. Ho pensato che forse chi vive questa situazione quotidianamente è abituato ad utilizzare gli altri sensi, ed ho vissuto come un "difetto" il fatto di non essere riuscita a fare altrettanto.
    Mi ha colpito molto come alcuni deficit possano pregiudicare la nostra immagine di una persona, tanto da spingerci a considerarla prima che persona, disabile. In realtà così come spiegava l'ultima poesia non ci sono persone o disabili, siamo tutte persone!Utilizziamo solo modi (sensi) diversi per adattarci alla realtà in cui viviamo.
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    Messaggio  Ermelinda Di Girolamo Mer Gen 18, 2012 2:36 pm

    Mi ritorna in mente anche un'altra esperienza fatta piu' volte alla fine degli incontri di un laboratorio. In quel caso eravamo tutti in piedi, sparsi per l'aula e dovevamo tenere gli occhi chiusi (senza benda) e muoverci liberamente. Ricordo che DETESTAVO il momento in cui la prof.ssa ci chiedeva di prepararci per quell'esperienza! Mi sentivo come immobilizzata, non riuscivo a muovermi liberamente o a tenere chiusi gli occhi per tutto il tempo. Ero ancora piu' infastidita dal fatto che alcune persone potevano terminare prima l'esercizio e sedersi a guardare chi invece non aveva ancora terminato.
    Quell'esperienza mi ha insegnato molto su cosa significa sentirsi giudicati, perchè mi rendevo conto che era proprio quello il problema! C'erano altre persone che potevano guardarmi e giudicarmi e io non potevo farci niente. Nonostante le sensazioni negative provate in quei momenti, ora posso dire che è stata comunque un'esperienza di crescita importante.
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    Messaggio  Federica.Tortorelli Mer Gen 18, 2012 2:47 pm

    Questa nuova esperienza offertaci dalla docente ha riscosso in me forti emozioni. Noi tutti normovedenti, infatti, siamo così presi dal visivo, che spesso non ci rendiamo conto della difficoltà di chi invece, a differenza nostra non ha la possibilità di poter osservare il mondo in tutta la sua bellezza e i suoi colori. Inizialmente ho avvertito un attimo di smarrimento in cui ho incominciato ad immaginare se la mia vita fosse stata così, chiedendo a me stessa se avessi avuto la forza di andare avanti, io, che per un po’ di miopia me ne faccio un problema! Poi la mia amica mi ha presa per mano e mi sono un po’ tranquillizzata. Quando la docente ha iniziato a leggere le poesie scritte da persone diversamente abili, ero ancora in una fase di adattamento a questa situazione per me nuova, tant’è vero che ricordo ben poco delle prime poesie ascoltate. Soltanto in un secondo momento ho prestato ascolto con attenzione alle poesie, immedesimandomi spontaneamente in una persona non vedente. Ho pensato che magari, ascoltando quelle poesie ad occhi aperti avrei avuto sensazioni diverse, forse sarei stata distratta dai particolari attorno a me, anche quello più piccolo e insignificante avrebbe distratto la mia attenzione. Invece non avendo a disposizione la vista, l’unico mio mezzo percettivo era l’udito, il quale mi ha permesso di entrare tanto a fondo in quelle poesie da sentirmi addosso le emozioni stesse di chi le ha scritte. Ho sentito sulla mia pelle il peso della solitudine vissuta da queste persone diversamente abili, continuo oggetto di discriminazione a “causa” del loro essere “portatori di handicap”. “Per caso chiamate qualcuno portatore di occhi castani?”. Non so questo verso di quale delle poesie faccia parte, ma di sicuro è quello che più è rimasto impresso nella mia mente e dimostra quanto le persone vengano classificate e discriminate per ciò che in loro manca. Ma a pensarci bene nessuno è perfetto e completo, a tutti noi manca qualcosa.

    Federica Tortorelli.
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    Messaggio  mariapia scotto di fasano Mer Gen 18, 2012 3:03 pm

    Francesca Fuscaldo ha scritto:"Non c'è nulla di peggio di ritrovarsi soli, persi in un posto sconosciuto. Ritrovarsi in un luogo, orientarsi sono cose indispensabili a tutti". (Claval 2002)

    Indossando la benda, ho chiuso le finestre, che mi consentono di interagire con il mondo esterno e con gli altri "normo vedenti".
    Inizialmente è prevalso un senso di angoscia e di imbarazzo verso quel nuovo stato. Tuttavia dopo poco, è come se mi fossi ricanalizzata in quella diversa dimensione sensoriale dove a farmi luce si erano aperte altre finestre...
    Ho ascoltato così una voce leggere poesie, ed è stato come se ogni parola veniva scandita ed amplificata nella mia mente riportandomi ogni volta un'immagine nitida di quel che ascoltavo... è come se le diverse storie prendessero vita.
    Questa esperienza mi ha fatto a lungo riflettere sulla condizione dei c.d. "diversi"... ancora una volta è accresciuta in me la convinzione che il concetto di diversità, il più delle volte (per non dire nella totalità dei casi) è un sottile eufenismo, un comodo sottopassaggio introdotto dalla società, dalla politica, dallo stato,dalle masse...
    sono propri questi comodi personaggi che vorrebbero che il genere umano si riducesse ad un ammasso di numeri ordinati in fila, pronti a comperare e ad eseguire i loro comandi, che hanno stabilito che tutti coloro non corrispondo ai canoni stabiliti di "uomo" utile ai loro intenti, e quindi utile alla società (ovviamente in termini consumistici), va etichettato DIVERSO, e trattato come tale...
    difatti l'unica differenza che io vedo è la nostra possibilità di utilizzare pienamente la nostra motorietà, sensorialità.. ed è proprio da questo che occorerebbe partire...
    Dovremmo più volte tappare qualche finestra per ricordare, vivere anche se in minima parte, ciò che prova una persona che quelle finestre non potrà mai aprire.. forse così riusciremmo a progettare percorsi autentici e funzionali a determinati casi...

    Quello che ha scritto Francesca a proposito del tappare qualche finestra per riuscire in minima parte a provare le sensazioni di un disabile,mi ha fatto pensare molto e l'ho trovato anche stimolante in quanto noi tutti,durante la simulazione ,al di là dell'iniziale disorientamento,avevamo la consapevolezza di poter ritornare come prima e che quella sensazione di smarrimento non era altro che provvisoria.Quindi dobbiamo imparare a tappare qualche finestra per aprire la porta al mondo della disabilità...dobbiamo averne solo il coraggio!
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    Messaggio  rosa.rapacciuolo Mer Gen 18, 2012 3:09 pm

    Dopo un primo smarrimento provocato dal bendaggio, mi son lasciata guidare dalla voce. Anche sè momentaneamente ho provato ciò che un non vedente riesce a sentire, io mi reputo fortunata perchè ritornando alla normalità (cioè senza bendaggio) io acquisto di nuovo tutte le mie facoltà fisiche mentre il non vedente deve far leva sulle sue sensazioni suscitate da altri fattori. Il fatto di essere figli dell'immagine non ci fa assaporare ciò che di bello ci può essere dopo la vista, non interroghiamo più le nostre emozioni dettate dagli altri sensi.
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    Messaggio  Marika Zobel Mer Gen 18, 2012 3:13 pm

    La sensazione che ho provato dopo essermi bendata gli occhi è stata quella di fastidio. Non vedevo l'ora di togliere quella benda, quel buio intorno mi spaventava, forse perchè sono molto abituata ad avere il controllo della situazione e questo momento mi faceva perdere completamente il mio equilibrio. Volevo che quei minuti passassero in fretta, era un inferno per me quella situazione. Quando la prof leggeva le poesie inizialmente, non l'ho proprio ascoltata in quanto ero troppo presa dalla paura. Dopo un pò io e la mia amica ci siamo prese per mano e mi sono iniziata a rilassare e ho cominciato a prestare pienamente ascolto alle poesie. Quando poi la prof ci ha chiesto di alzarci mi tremavano le gambe e mi girava la testa e il mio unico punto di riferimento era il banco che mi dava la sicurezza di non poter cadare. Diciamo che questa situazione è stata per me molto imbarazzante perchè il non riuscire ad "immergermi" nei panni delle persone che ogni giorno non posso utilizzare questo senso mi ha creato una certa difficoltà. Purtroppo quando non vediamo le cose e le ascoltiamo soltanto perdiamo la nostra armonia, la concretezza, l'equilibrio...
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    Messaggio  Ilaria Di Scala Mer Gen 18, 2012 3:24 pm

    Leggendo i vari commenti su questa esperienza fatta in aula, devo ammettere che mi sento un pesce fuor d'acqua! A differenza di molti altri, infatti, posso dire che non ho sentito nessun senso di paura o di ansia nell'essere bendata, non mi preoccupava il fatto di non avere il controllo di tutto attraverso la vista, sopratutto perchè non ero l'unica ad essere bendata ma tutti quanti eravamo bendati, per cui mi viene anche da pensare che forse il motivo di questo mio atteggiamento così sereno possa stare nel fatto che tutti in quel momento si trovavano nella stessa condizione, tutti erano bendati, ma se fossi stata ad esempio, la sola ad essere bendata sicuramente avrei provato le stesse sensazioni di ansia, paura ed estraneità,per il semplice fatto di non poter guardare gli altri ma sapere di poter essere guardata.
    Posso dire però che questa situazione mi ha dato modo di soffermarmi molto attentamente sul contenuto delle poesie, forse se non fossi stata bendata non mi sarei soffermata così tanto sulle parole e non avrei sicuramente provato le stesse emozioni. Nell'ascoltare, infatti, mi sembrava di vedere gli autori delle poesie, la voce della prof si è trasformata nella voce di queste persone, e in un attimo mi sono tuffata completamente dentro le poesie, entrando in una relazione di empatia con queste persone, mi sembrava di provare le stesse emozioni che hanno provato loro nello scrivere questi pensieri. Il mio commento a caldo infatti è stato:
    Ho provato delle profonde emozinoni sentendo questi pensieri, queste parole, sono parole forti, sincere che ti colpiscono nell'animo, nel'animo di chi non sa andare oltre quello che vede! è proprio vero quello che dice la Atzori, "i limiti sono negli occhi di chi ci guarda"! Perchè ci si sofferma sempre a guardare quello che uno non ha, e non quello che ha? Perche quando abbiamo davanti a noi una persona diversamente abile,in condizioni abbastanza gravi, inevitabilmente proviamo compassione? ( e non si può non ammettere) Magari loro stanno bene così,si sentono sereni e felici per quello che sono, come Simona Atzori. Concludendo, voglio sottolineare che mi ha profondamente colpito l'ultima poesia, è veramente significativa.
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    Messaggio  Rosa Di Fraia Mer Gen 18, 2012 3:26 pm

    Appena bendata la prima domanda che mi sono posta è stata: cosa dobbiamo fare ora?io non vedo nulla.Infatti cercavo di sbendarmi per vedere cosa stesse succedendo intorno a me..all'improvviso sentii la prof che iniziò a leggere delle poesie e la sua voce è come se mi avesse tranquillizzata .. la mia attenzione era rivolta alla prof. nella mia mente raffiguravo le immagini relative a quelle parole suscitando in me diverse sensazioni.
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    Messaggio  valentina.felace Mer Gen 18, 2012 3:26 pm

    appena bendata ho avuto una sensazione di disagio, mi focalizzavo su cosa potesse accadere o cosa stesse accadendo intorno a me, non ho ascoltato le poesie ma ho prestato attenzione soltanto all'ultima poesia.
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    Messaggio  mariav allefuoco Mer Gen 18, 2012 3:52 pm

    che strana sensazione fare a meno di uno dei nostri sensi. quello che pìù di tutti ci fa dominare le cose e le situazioni. e' bastata una semplice benda per sentirmi angosciata subito il disorientamento e il senso di spaesamento mi hanno assalita.
    delle prime poesie ricordo ben poco è come se avessi dovuto abituarmi a questa nuova dimensione e cercare di focalizzare l'attenzione sulle informazioni percettive che provenivano da altri sensi, come se questi fossero stati potenziati grazie alla momentanea perdita della vista. dopo poco mi sono accorta di quanti suoni rumori anche impercettibili riuscivo a cogliere, di quanto quelle parole riuscivano a toccarmi il cuore. La strofa più emblematica che ancora ricordo è della poesia di Gianni Scopelliti,
    Chiamatemi per nome
    Non voglio più essere conosciuta
    per ciò che non ho
    ma per quello che sono:
    una persona come tante altre.
    credo che i ciechi vivono il loro limite come naturale, imparando a costruirsi la loro normalità su quattro sensi.il problema vero è che la cecità fa paura a chi non ce l'ha. in quest'ottica che essa costituisce un limite sociale.
    a dimostrazione di ciò riporto questo breve confronto tra due soggetti di cui uno cieco
    Mentre parla, mi guarda negli occhi. Gli costa uno sforzo spontaneamente non lo farebbe. Non è timido (niente affatto): è cieco. Puntarmi addosso i suoi occhi chiari, a lui non serve. "Serve a lei", sorride. "Se io non la guardo, lei non si rispecchia in me, e ha l'impressione di non esistere. Devo aiutarla ad elaborare il lutto della sua immagine".
    dunque, sembra quasi assurdo, ma tocca al cieco, con la sua intelligenza, aiutare chi vede a non aver timore di quella minorazione.
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    Messaggio  Alessandra Cipollaro Mer Gen 18, 2012 5:13 pm

    Il mio commento a caldo si è concentrato principalmente sul senso di fastidio e di insicurezza provocato dal bendaggio, perchè era troppo forte e quasi insostenibile... Soltanto in un secondo momento mi sono soffermata sulle sensazioni e sulle emozioni scaturite dall'ascolto delle poesie... Le parole mi hanno attraversata, mi rimbombavano nella mente, mi arrivavano dritte al cuore, stimolando la mia immaginazione nell'immedesimarmi negli autori e di avvertire la loro necessità di essere considerati persone.
    "Non si vede che col cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi".
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    Messaggio  mariannanatale Mer Gen 18, 2012 5:26 pm

    Le sensazioni che ho provato una volta bendata è stata di smarrimento, impotenza, insicurezza e di tristezza nell'immaginare come persone non vedenti si trovino in questa condizione per tutta la vita, senza aver mai conosciuto la luce, la natura e tutto ciò che di più bello ha creato Dio. Come immaginano le cose, le persone non avendole mai viste. Solo dopo qualche minuto ho prestato attenzione alle parole delle poesie e ancora una volta mi sono immedesimata nelle emozioni espresse dagli autori dei versi. Le loro parole sono arrivate diritte al cuore come il desiderio dei non vedenti di essere chiamati per nome, perché vogliono essere riconosciute come persone e non etichettate come disabili, non vedenti o altro ancora.
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    Messaggio  mariaritamestoli Mer Gen 18, 2012 5:31 pm

    Appena mi sono bendata con il mio foulard ho avvertito una sensazione di oppressione, la stessa che provavo da bambina quando spegnevo la luce per dormire...infatti per molto tempo ho dormito con la luce del comodino accesa; cosa che poi ho superato. Ma l'esperienza ha fatto riaffiorare in me questa sensazione. Superata questa prima fase di smarrimento ho cercato di utilizzare gli altri sensi per capire cosa stava succedendo intorno a me anche se non riuscivo a vedere. Immagino sia quello che i non vedenti sono abituati a fare in ogni istante della propria vita!
    Ho cercato di focalizzare l'attenzione sulle poesie che venivano lette, ma a dir la verità, in un modo o nell'altro la mia attenzione e i miei pensieri erano quasi sempre focalizzati sulla mia impossibilità di vedere, che mi distraeva da tutto il resto.
    L'esperienza è stata destabilizzante e posso solo immaginare come si debba sentire un non vedente che vive in tale condizione ogni giorno!
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    Messaggio  elisabettaschiavone Mer Gen 18, 2012 5:43 pm

    [quote="rosa.rapacciuolo"]Dopo un primo smarrimento provocato dal bendaggio, mi son lasciata guidare dalla voce. Anche sè momentaneamente ho provato ciò che un non vedente riesce a sentire, io mi reputo fortunata perchè ritornando alla normalità (cioè senza bendaggio) io acquisto di nuovo tutte le mie facoltà fisiche mentre il non vedente deve far leva sulle sue sensazioni suscitate da altri fattori. Il fatto di essere figli dell'immagine non ci fa assaporare ciò che di bello ci può essere dopo la vista, non interroghiamo più le nostre emozioni dettate dagli altri sensi.[/quote



    E' proprio vero Rosa, sono pienamente in sintonia con ciò che hai detto tu, ma oltre a questo ho provato delle strane sensazioni,tremavo tutta, non riuscivo a continuare ad ascoltare la voce della professoressa, ma ciò è durato quasi pochi minuti per poi essere di nuovo immersa nelle poesie che sentivo. Ognuna racchiude delle forti emozioni, ma quella che mi ha stravolta e stata quella della persona che barcollava, mi ha portato alla mente mio cugino una persona normodotata che si è trovato a vivere i suoi ultimi due anni di vita da disabile...............mi sentivo impotente, avevo voglia di chiedere aiuto, non riuscivo a parlare, insomma è stata un'esperienza anche se durata breve infinita, tanto che durante la discussione in aula volevo raccontare ciò che mi era successo ma non riuscivo a parlare ...............
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    Messaggio  Adriana Capuano Mer Gen 18, 2012 5:46 pm

    Ho la fortuna di avere gli occhi, di avere entrambe le braccia ed entrambe le gambe, eppure per aver avuto gli occhi bendati per pochi minuti mi sono sentita a disagio, intimorita, mi sono concentrata sull'alscolto di ciò che mi veniva letto e riuscivo solo a pensare che dopo poco avrei visto dinuovo, IO, avrei visto dinuovo. Sono così fortunata eppure il più delle volte mi sento infelice, quando di infelice nella mia vita, fondamentalmente, c'è poco e niente e poi ti ritrovi a riflettere (non potendo fare altro, non avendo "la vista") e mi rendi conto di quanto persone ritenute da noi "sfortunate" diventano esempio di forza e di coraggio, esempio di VITA, di una vita che per loro è diversa ma è pur sempre VITA, non vorrebbero niente queste persone definite da noi "disabili" se non essere riconosciute come PERSONE, vorrebbero non sentirsi osservate, perchè sono i nostri sguardi che li fanno sentire "diversi", non vorrebbero avere la compassione dei genitori, della famiglia, degli amici, vorrebbero solo avere una vita quanto più è possibile normale.

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    Messaggio  filomena.palermo Mer Gen 18, 2012 5:49 pm

    la simulazione in aula è stata un'esperienza significativa.
    appena bendata, non sono riuscita subito ad ascoltare le parole della Prof. mi sentivo a disagio, stringevo la mano della mia compagna.
    Durante la lettura delle altre poesie ho cercato di focalizzare l'attenzione su quello che la Prof. stava leggendo.
    Non è stato semplice provare ad essere cieca.
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    Messaggio  CHIARA LUCCHESE Mer Gen 18, 2012 6:10 pm

    Quest'esperienza vissuta è stata fortemente significativa...è stato come ascoltare una musica ad occhi chiusi. Concentrarsi solo sui suoni e sulle parole mi ha permesso di coglierne più profondamente il significato... senza distrazioni visive...
    Sarebbe bello poter sviluppare ciascuno dei sensi, presi singolarmente, perché utilizzarli tutti insieme, come siamo abituati a fare, se da una parte comporta un guadagno in termini di sensazioni vissute, dall'altra non ci permette di cogliere i piccoli dettagli che provengono da ciascuno dei singoli sensi.
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    Messaggio  chiaraciccarelli Mer Gen 18, 2012 6:16 pm

    Già in un altro laboratorio eravamo stati invitati a chiudere gli occhi e a tenerci per mano,ancora una volta questa esperienza si mostrata emozionante e forse anche di più di quella precedente. Tenere gli occhi chiusi non mi ha fatto sentire del tutto a mio agio,sentivo la necessità di vedere cosa successe in aula e le persone che mi erano vicine. Ho avuto bisogno di qualche minuto per rilassarmi. Tuttavia la voce della docente e le poesie lette mi hanno aiutato a concentrarmi e a proiettarmi in un’altra dimensione. Durante quest’esperienza ho pensato a come sarebbe la mia vita se non potessi vedere ciò che mi circonda e in qualche modo ho immaginato di essere una persona cieca soprattutto quando la docente ha letto queste parole “chiamatemi per nome non chiamatemi disabile”…queste parole mi hanno davvero emozionato.
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    Messaggio  robertariccio Mer Gen 18, 2012 6:48 pm

    La simulazione in aula è stata per me un’esperienza che definirei toccante. Quando ci è stato chiesto di bendarci gli occhi, l’ho fatto immediatamente, ma la simulazione non ha avuto subito inizio e a causa del persistente vociferare, ho istintivamente alzato la benda dagli occhi aspettando che tutti fossero pronti.
    Ho percepito in questo caso quanto sia difficile per un non vedente riuscire a mantenere il controllo in un ambiente rumoroso. Per quanto riguarda invece la simulazione vera e propria posso dire che il fatto di essere bendata mi ha trasmesso una tale agitazione che solo alla fine sono riuscita a concentrarmi sull’ascolto delle poesie.
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    Messaggio  carlasaraemolo Mer Gen 18, 2012 7:16 pm

    Questa esperienza di essere stata per qualche minuto cieca e stata molto significativa,perchè mi ha permesso di immedesimarmi nei "panni dell'altro" con questa simulazione abbiamo provato le sensazioni che prova un non vedente e devo dire che non sono proprio belle sensazioni,la vista è la cosa più bella che il Signore possa averci donato perchè ci permette di vedere le meraviglie del mondo e purtroppo non tutti hanno la possibilità di farlo. Inizialmente ho provato sensazioni di smarrimento e di vuoto perchè non riuscivo ad orientarmi, sentivo solo voci intorno a me, quindi non riuscivo a concentrarmi sulle poesie, solo successivamente sono riuscita a farlo.Dopo questa esperienza ho capito che i non vedenti sono persone molto forti nonostante siano molto disagiate, una delle frasi più belle e significative è quella di considerare una persona per com'è e non per come appare. Very Happy
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    Messaggio  angela vitale Mer Gen 18, 2012 7:30 pm

    l'esperienza fatta in classe è stata molto emozionante,perchè attraverso una semplice benda agli occhi ci siamo potute mettere un pò nei panni dei non vedenti e questo ci ha aiutate a capire e a comprendere le molte difficolta che i non vedenti hanno.Per quanto riguarda la poesie quella che mi ha dato maggiore emozione è stata CHIAMATEMI PER NOME.Credo che in questa poesia è racchiusa la tristezza di chi si sente diverso solo perchè gli altri non sono aperti alle novità e ti considerano diverso.
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    Messaggio  capuano luigia Mer Gen 18, 2012 7:46 pm

    L'ascolto con gli occhi bendati è un'esperienza totalizzante, è stato molto piacevole poter cogliere ogni parola, godere di tutti i significati,e le sfumature. Tutte le poesie sono state belle,emozionanti, commoventi, tuttavia sono rimasta affascinata in modo particolare dalla prima e dall'ultima. La prima mi ha fatto riflettere sul fatto che spesso sono i nostri figli a prendersi cura di noi, ho pensato a quanto i bambini siano, "diversamente" da noi adulti,"abili"nel provare amore e tenerezza infiniti.Riguardo all'ultima poesia condivido pienamente con l'autore che l'unico modo per chiamare una persona sia il suo nome proprio,sembra ovvio e pure nel caso di persone con deficit si cercano mille modi gentili che servono per descrivere una situazione,momentanea o permanente ,più o meno grave.Perchè ci vuole addirittura "coraggio",scrive l'autore,per ricordarci che ogni persona ha un nome?
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    Messaggio  NatalinaReccia Mer Gen 18, 2012 7:55 pm

    La simulazione fatta in aula è stata piuttosto interessante. Non avevo mai pensato di immedesimarmi in un non vedente e questa esperienza mi è utile per capire ancora di più le difficoltà di un disabile. Chiudendo gli occhi con una sciarpa la prima cosa che ho provato è stato un senso di angoscia e oppressione perchè al buio non sarei riuscita a muovermi nello spazio e tra la gente. Il senso di ansia si è attenuato nel sentire le poesie che la professoressa leggeva perchè in quel momento mi sono apparse nella mente le immagini descritte nei versi anche se mi riusciva difficile seguire con attenzione tutte le poesie.Quella che più mi è rimasta impressa e mi ha commossa è Chiamatemi per nome perchè ho intravisto tra le parole di questa ragazza un accorato appello alla gente ad essere più sensibile verso chi è meno fortunato, a superare ogni pregiudizio nel credere che un ragazzo diversamente abile non possa pensare, agire, provare emozioni, avere dei sentimenti, scrivere poesie o canzoni come chiunque altro.

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    Messaggio  Bonacci Rossana Mer Gen 18, 2012 8:02 pm

    Per me la simulazione è stata un esperienza molto significativa...inizialmente ho provato un pò di timore però poi ascoltando la poesia letta dalla docente ho potuto riflettere tanto... infatti mi sono immedesimata nelle persone non vedenti e ho capito le loro difficoltà. Nonostante ciò penso che essi vivano una vita serena grazie alla loro volontà e forza d'animo..

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