Personalmente, come ho già detto in aula,mi schiero completamente, dalla parte del suo diritto di gareggiare contro i normodotati. Non soltanto per ragioni di umana solidarietà, ma soprattutto sulla base di una considerazione sociologica relativa a quella che dovrebbe essere la missione dello sport per disabili. Se esso deve avere come funzione principale la riduzione d’una condizione (fisica e psicologica) di svantaggio avvertita dal portatore di handicap nei confronti delle persone normodotate, allora i risultati ottenuti da Pistorius ci direbbero che questa funzione è stata assolta nel modo più efficace possibile: quale risultato più elevato, in questo senso, di un disabile che batte la gran parte dei colleghi normodotati?
Invece scopro che quel grado di performance viene giudicato spurio a causa del ricorso alle protesi (inevitabile, per consentire a un portatore di handicap la partecipazione alle gare). E dunque,paradossalmente: vogliamo che i portatori di handicap annullino lo svantaggio attraverso lo sport, ma non che lo colmino del tutto fino a minacciare di superare i normodotati.
Aggiungo che molte delle argomentazioni portate da chi sostiene la posizione opposta, riguardante l’addiction tecnologica caratterizzata dall’uso di protesi nell’espressione della performance, sono anch’esse sensate. Dunque a parer mio,bisognerebbe per cambiare il sistema,umilmente confrontarsi anziché arroccarsi sulle rispettive posizioni.Voglio concludere dicendo che il messaggio di Pistorius sè innanzitutto questo: un invito a deporre le armi ideologiche e a non arrendersi mai nella vita,perchè con la forza di volontà nulla è impossibile..,