"Tuo fratello mette le scarpe, tu metti le gambe".
Queste sono le frasi che più mi hanno colpito e che mi fanno guardare Pistorius con grande ammirazione.
Già avevo accennato al caso di quest'atleta formidabile in uno dei laboratori precedenti e ribadisco il fatto che è un inno alla vita, un esempio di forza d'animo e di volontà di superare le avversità che la vita gli ha riservato con profonda determinazione.
Se i progressi della tecnologia si sono spinti così in avanti al punto di poter dare gli arti a chi non li ha, usufruirne è solo un bene... Ovviamente è il soggetto a dover scegliere: Oscar Pistorius, Giusy Versace e tanti altri hanno scelto di indossare le protesi facendone un prolungamento del proprio corpo, abbattendo ogni barriera; ma ci sono persone che invece non le hanno volute, che non ne hanno avvertito la necessità, come Simona Atzori, ma che sono ugualmente delle persone eccezionali e che riescono a fare tutto ma in modo diverso dal nostro, diventando a tutti gli effetti "diversamente abili".
Rispetto alla controversia in ambito sportivo trovo molto significativo il commento di un giornalista, che riporto di seguito:
"Mi sono trovato a scrivere più volte del caso-Pistorius e dei laceranti dilemmi (etici, prima che sportivi) da esso generati. E mi sono sempre schierato dalla parte del suo diritto di gareggiare contro i normodotati (termine orrendo). Non soltanto per ragioni di umana solidarietà, ma soprattutto sulla base di una considerazione sociologica relativa a quella che dovrebbe essere la missione dello sport per disabili. Se esso deve avere come funzione principale la riduzione d’una condizione (fisica e psicologica) di svantaggio avvertita dal portatore di handicap nei confronti delle persone normodotate, allora i risultati ottenuti da Pistorius ci direbbero che questa funzione è stata assolta nel modo più efficace possibile: quale risultato più elevato, in questo senso, di un disabile che batte la gran parte dei colleghi normodotati? Invece scopriamo che quel grado di performance viene giudicato spurio a causa del ricorso alle protesi (inevitabile, per consentire a un portatore di handicap la partecipazione alle gare). E dunque, ecco il paradosso: vogliamo che i portatori di handicap annullino lo svantaggio attraverso lo sport, ma non che lo colmino del tutto fino a minacciare di superare i normodotati. Ha un senso tutto questo?".
Ritengo comunque che dal punto di vista agonistico sia giusto che le commissioni sportive facciano degli accertamenti per stabilire se le protesi costituiscano o meno un vantaggio, per non inficiare le gare e non creare scompensi. Non si tratta di egoismo, semplicemente di correttezza. Ciò non toglie che Pistorius abbia dovuto fare degli sforzi immensi per raggiungere i livelli a cui aspirava e ottenere i risultati a cui ambiva. E' vero che il suo sogno era quello di correre alle Olimpiadi con i normodotati, ma è vero anche che, nel caso in cui il vantaggio derivante dalle protesi dovesse essere scientificamente provato, ci sono le Paralimpiadi a cui poter partecipare, che non sono assolutamente delle competizioni di serie b!
Pistorius, come persona e come atleta, resta comunque un uomo eccezionale.