psicopedagogia2011

Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.
psicopedagogia2011

Forum didattico del corso di Psicopedagogia dei linguaggi a.a.2011-12 a cura di F. Briganti Stanza di collaborazione del gruppo classe


+205
mariabuonincontro
Imma Rispoli
angelatraettino
Erika Hoffmann
alessia.devito
Instantkarma
Laura Marzocco
immacolata todaro
golino iolanda
Diana Angela
giuseppina martino
AuriemmaEmiliana
Maria Santoro
maracascone
varunicarmela
Giovanna Solimene
Mariagiovanna Pistillo
giustina maione
Guarino Lucia
Matilde Pengue
veronicavalentino
Valentina Viscovo
annalisabiondi
Mariangela Di Bennardo
carmelaimpero
angela vitale
pinavitale
Mancini Giuseppina
Loffredo Teresa Ilaria
antonellagallo86
Angela Esposito
MASSARO ANGELA
edvige liguori
Roberta Dottorino
tiziana iazzetta
Federica Senese
milena.iovine
l.ventre
CHIARA LUCCHESE
carmelalauritan0
irene.prato
Mariella Tramontano
concetta francese
MARIA LUCIA FONTANA
bruna88
annagiulia
antoniatrotta
Nicla Latorre
Angela Causa
Concetta Sarnelli
immacolatapiscopo
capuano luigia
angelavastano
Luisa Severino
Marika Zobel
raffaellatesoro
danielatesone
rosagracco
angelacirasomma
lorenacava
antonellaguida
Daniela Rocchetti
EMANUELA RISOLUTO
giuseppinamenditto
elvira cibelli
CUOZZO GIUSEPPINA
Maria Teresa Esposito
salvatore_sarnataro
castaldoangela
Francesca Fuscaldo
rossella ferreri
alessialandino
Maisto Cleta
mariapia scotto di fasano
Ilaria Di Scala
Guendalinacap
Ginevra Piccolo
Giovanna Cestrone
Rosa Di Fraia
valentina.felace
lory.ucciero@libero.it
Marilena Carmellino
liviazampella2
pierobovenzi
Bonacci Rossana
danielamaione
marianna cirillo
ivanasforza
MARIANGELA PORFIDIA
RAUCCIMICHELA
Terenzia Bullo
MIRYEPAS
benedettabonifazi
Ermelinda Di Girolamo
carlasaraemolo
Adriana Patricola
mariastefaniadifiore
emiliabuoninconti
PELELLA MARIAROSARIA
di febbraio concetta
monicasomma
amaliarobustelli
caterina.maione
AnnabellaMangiacapra
MARIA PETRILLO
tiziana de rosa
annamariapuocci
concilio maria domenica
Mariarca Faliti
cristinamallardo
SerafinaMaresca
margheritadauria
Francesca Rivetti
Antonella Mastropietro
federicaBRUNO
giannilamontagna
idabarone
Francesca Pelella
depriscorita
8FEDERICADICARLUCCIO87
Amitrano Rossana
rosa.rapacciuolo
Della Corte Lucia
serenagaeta
cinziamariniello
cacciapuoti antonella
veroniejanesalarde
luisa buono
Diana Cataldo
maria longobardo
manueladelgiudice
Nunzia Formisano
GIOVANNA MORGILLO
Ersilia Piscitelli
Cristina Ruotolo
alessandrasferrazza
antonia balascio
mariannanatale
Stefania Montanaro
mancinoangela
raimondo antonella
manuelamercato
Cancello Federica
marialaura de marco
severinamangiacapra
Oliva Margherita
Alessandra Cipollaro
rossanafruttaldo
deliabarbato
Di Meo Livia Rosa
Stefania De Lucia
Criscuolo Maria Assunta
iovineconcetta
elisabettaschiavone
NatalinaReccia
giuseppinapetrillo
Myriam Cocorullo
sarapalermo
Conte Mariangela
Rossanaforte
elianadifoggia
monicamigliaccio
stefania arini
Filomena Barbato
Federica.Tortorelli
rosaria riccio
mariav allefuoco
robertariccio
filomena lavecchia
simonabalestrieri
mariacostagliola
Ilaria Silletti
RosaMonaco
mariaritamestoli
terzo catuscia samantha
mariasignoriello76
emanuelapetrellese
Guarino Ilaria
filomena.palermo
lauraonorato88
michela.ciampa
Maria Guerra
mariapetrellese
concettabifulco
Marina Allegra Cavallo
Montella Tonia
nunziacapasso
ilariamigneco
donofriostefania
cinzia
Luciana Palumbo
cristinadacunto
chiaraciccarelli
mariaglorialaventura
Lamberti Simona Giuseppa
marilenacacciapuoti
Pina Cacciapuoti
Martina Ascione
Tiziana Piscitelli
Martina Pirone
robertamaddaloni
Mimma Tudisco
Adriana Capuano
Francesca Manfellotti
Admin
209 partecipanti

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    avatar
    Guarino Lucia


    Messaggi : 15
    Data di iscrizione : 27.12.11

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  Guarino Lucia Ven Gen 27, 2012 5:51 pm

    Mi prenoto per il capitolo 2.Interventi psicoeducativi e abilitativi/riabilitativi del libro "facciamo il punto su l'autismo"
    Lucia Guarino
    avatar
    Admin
    Admin


    Messaggi : 38
    Data di iscrizione : 09.12.11

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty per l'esercizio autismo

    Messaggio  Admin Ven Gen 27, 2012 10:27 pm

    Vista la difficoltà a reperire il testo accetto più prenotati per lo stesso capitolo del testo più semplice da trovare.
    La tutor Dott.ssa Nunzia Giglio
    Di Meo Livia Rosa
    Di Meo Livia Rosa


    Messaggi : 38
    Data di iscrizione : 15.12.11
    Età : 37
    Località : Villa Di Briano

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  Di Meo Livia Rosa Sab Gen 28, 2012 1:55 pm

    Admin ha scritto:Vista la difficoltà a reperire il testo accetto più prenotati per lo stesso capitolo del testo più semplice da trovare.
    La tutor Dott.ssa Nunzia Giglio

    Prof lei è gentilissima, io e il mio gruppo infatti stiamo trovando moltissima difficoltà nel trovare il libro le chiedo se possiamo avolgere l'esercizio sul capitolo "Le cause dell'autismo (eziologia) e le sue basi neurobiologiche" perchè è il capitolo più semplice da trovare come lei dice...attendo una sua risposta grazie mille in anticipo! Smile


    si
    La tutor Dott.ssa Nunzia Giglio
    Cristina Ruotolo
    Cristina Ruotolo


    Messaggi : 47
    Data di iscrizione : 16.12.11

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  Cristina Ruotolo Sab Gen 28, 2012 4:49 pm

    Gruppo: Ruotolo Cristina, Morgillo Giovanna, Piscitelli Ersilia

    LA COSTRUZIONE DELL'ALLEANZA CON LA FAMIGLIA


    La parola "autismo" deriva dal greco "autús" che significa "se stesso” e, come malattia o modello particolare di struttura psichica, si evidenzia drammaticamente per l’isolamento, l’anestesia affettiva, la scomparsa dell’iniziativa, le difficoltà psico-motorie, il mancato sviluppo del linguaggio.Accanto a queste espressioni, di per se già disturbanti e fortemente disabilitanti, gli autistici dimostrano una importante incontinenza emotiva che si espleta con urla, corse , a volte aggressività, angoscia e terrore. Kanner descrisse i suoi pazienti come tendenti all’isolamento, autosufficienti, felicissimi se lasciati soli, “come in un guscio”, poco reattivi in ambito relazionale; la maggior parte di loro apparivano muti o con un linguaggio ecolalico, alcuni mostravano una caratteristica inversione pronominale , molti avevano una paura ossessiva che avvenisse qualche cambiamento nell’ambiente circostante, mentre altri presentavano specifiche abilità molto sviluppate. Kanner e suoi collaboratori, partendo dall’analisi delle famiglie che si presentavano alla loro attenzione, fecero la deduzione avventata che i genitori (specie la mamma), troppo "freddi, distaccati e perfezionisti, privi di senso dell'umorismo e che trattavano le persone sulla base di una meccanizzazione dei rapporti umani", fossero, con il loro comportamento, la causa dell'autismo dei figli. Kanner, però, non aveva tenuto conto che le famiglie che arrivavano alla sua attenzione non rappresentavano affatto la generalità delle famiglie con casi di autismo, ma solo una esigua parte di esse.Per molti anni i genitori sono stati ritenuti ingiustamente responsabili delle problematiche dei loro figli autistici, creando credenze errate, fortunatamente grazie al TEACCH, fondato da Schopler, oggi si sono confutate queste credenze. I genitori delle persone con autismo hanno un compito certamente molto difficile: da loro ci si aspetta sia che amino incondizionatamente i loro figli ma, allo stesso tempo, che possiedano anche competenze e abilità che permettano loro di interagire efficacemente con il figlio. Il riscoprire questo duplice ruolo li fa sentire spesso stanchi, scoraggiati e, talvolta, negativi nei confronti degli operatori. Costruire un alleanza significativa e collaborativa tra operatori e genitori è però forse uno degli obiettivi più difficili e richiede un certo numero di compiti strategici: costruire una forte relazione di ascolto e sostegno, creare un senso di empowerment, insegnare, interpretare guidare, mettere in dubbio, fare ipotesi, ecc. Il termine alleanza viene utilizzato proprio per sottolineare il fatto che essa coinvolge due parti che collaborano per un unico obietttivo. I genitori che partecipano a questo tipo di alleanza hanno bisogno di un grande sostegno emotivo poichè l’indifferenza del bambino autistico verso i familiari che già hanno investito amore e dedizione sulla loro creatura apparentemente perfetta costituisce precocemente una vera tragedia affettiva: i genitori si sentono rifiutati da un bambino che non corrisponde ai loro sentimenti e che tuttavia non possono nè vogliono lasciare. In una recente intervista abbiamo letto: "Il bambino non mi guarda, non mi obbedisce, si comporta come se neanche esistessi o addirittura sembra burlarsi di noi. Come dobbiamo comportarci con lui?". A questa domanda molti professionisti rispondono "Fate semplicemente i genitori".Ma "fare i genitori" di un bambino autistico non è affatto semplice, se non si viene messi a conoscenza su come è possibile ottenere attenzione e collaborazione, e se non si sanno affrontare nel modo giusto i problemi di comportamento, oggi interpretati come espressione dell’incapacità ad esprimere i propri bisogni e desideri. La famiglia, a nostro avviso, dovrebbe essere adeguatamente preparata ad intervenire efficacemente nell’educazione del proprio figlio, e ad adottare altre forme di comunicazione, attraverso la preparazione congiunta da parte di professionisti e familiari di un programma da svolgere a casa con l’aiuto di controlli periodici. La vita familiare molte volte è sconvolta dai problemi di comportamento tipici del bambino autistico, soprattutto dagli episodi di auto o etero aggressività: nulla è più doloroso che assistere impotenti al dramma del bambino che si morde, si graffia a sangue, si picchia o batte la testa contro il muro, o che, portato con il cuore colmo di speranza tra i suoi coetanei li allontana a morsi e calci. La famiglia resta anche angosciata dall’incertezza per il futuro del proprio bambino, e non solo dallo spaventoso ma ancora relativamente lontano momento della vecchiaia e della morte ("chi si occuperà di lui, chi lo capirà quando noi non ci saremo più?"), ma anche dal futuro più prossimo ( "sarà accettato a scuola? avrà un insegnante preparato? otterrà le ore di sostegno necessarie a svolgere un programma speciale? ") o addirittura dell’indomani ("andrà tutto bene o mi chiameranno ancora una volta da scuola pregandomi di portarlo a casa?"). L’angoscia della famiglia per l’incertezza del futuro del proprio bambino dovrebbe essere alleviata da una precoce programmazione del suo futuro: sapere che il bambino frequenterà una scuola materna e una scuola dell’obbligo come tutti gli altri bambini, seguito da persone competenti, prontamente disponibili e il più possibile stabili, realmente interessate al problema e motivate ad intervenire con i familiari per sviluppare al massimo le potenzialità del bambino può rappresentare un enorme sollievo. Accettare un figlio autistico ma con una strada futura già delineata sarebbe assai più facile e certamente la qualità della vita familiare ne sarebbe molto migliorata.La famiglia del bambino dovrebbe essere aiutata anche a mantenere il più possibile il tipo di vita e le relazioni sociali precedenti alla nascita del bambino autistico: questo significa poter disporre dell’aiuto di personale competente che permetta ai genitori di disporre del tempo per coltivare relazioni sociali e alla madre di conservare il posto di lavoro messo seriamente in pericolo dalla mancanza di una presa in carico efficace del bambino.
    In ogni caso la famiglia ha bisogno di spazi di libertà: infatti non bisogna dimenticare che anche i fratelli del bambino autistico hanno diritto alle cure dei genitori, che come in tutte le altre famiglie possono intervenire malattie o doveri di assistenza verso i parenti anziani, e che il bambino autistico non deve essere il fulcro, ma uno dei componenti della famiglia. Per noi anche la vita di coppia deve poter essere coltivata, e nell’ambito del programma individualizzato del bambino sarebbe opportuno prevedere brevi periodi di vacanza in un ambiente adeguato e preparato in modo da garantire il giusto riposo necessario alla famiglia per "ricaricarsi" e trovare nuove energie per affrontare la vita quotidiana. Per aiutare i genitori a comprendere e affrontare efficacemente i problemi del loro bambino è importante anche acquisire una corretta informazione sulle caratteristiche della sindrome autistica. A nostro avviso il coinvolgimento attivo della famiglia in un adeguato programma riabilitativo rappresenta inoltre l’aiuto più efficace a superare sensi di colpa e di inadeguatezza: attraverso il ruolo di partner, di operatori e insegnanti, i genitori si appropriano degli strumenti indispensabili per svolgere il proprio ruolo e riacquistano fiducia nelle proprie capacità.


    Bibliografia:
    1. "Facciamo il punto su l'autismo"
    2.www.autismoonline.it
    3."Storia sull'autismo"


    Lavoro molto ben fatto.
    Le richieste dell'esercizio sono state esaurite.
    La sintesi è significativa e completa, arricchita con il confronto tra i testi.
    Il gruppo ha lavorato in modo riflessivo da una base teorica.
    Il lavoro è personalizzato.
    La tutor Dott.ssa Nunzia Giglio


    Ultima modifica di Cristina Ruotolo il Sab Gen 28, 2012 5:03 pm - modificato 1 volta.
    GIOVANNA MORGILLO
    GIOVANNA MORGILLO


    Messaggi : 20
    Data di iscrizione : 20.12.11
    Età : 34
    Località : MADDALONI (CE)

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  GIOVANNA MORGILLO Sab Gen 28, 2012 4:52 pm

    Gruppo: Ruotolo Cristina, Morgillo Giovanna, Piscitelli Ersilia

    LA COSTRUZIONE DELL'ALLEANZA CON LA FAMIGLIA


    La parola "autismo" deriva dal greco "autús" che significa "se stesso” e, come malattia o modello particolare di struttura psichica, si evidenzia drammaticamente per l’isolamento, l’anestesia affettiva, la scomparsa dell’iniziativa, le difficoltà psico-motorie, il mancato sviluppo del linguaggio.Accanto a queste espressioni, di per se già disturbanti e fortemente disabilitanti, gli autistici dimostrano una importante incontinenza emotiva che si espleta con urla, corse , a volte aggressività, angoscia e terrore. Kanner descrisse i suoi pazienti come tendenti all’isolamento, autosufficienti, felicissimi se lasciati soli, “come in un guscio”, poco reattivi in ambito relazionale; la maggior parte di loro apparivano muti o con un linguaggio ecolalico, alcuni mostravano una caratteristica inversione pronominale , molti avevano una paura ossessiva che avvenisse qualche cambiamento nell’ambiente circostante, mentre altri presentavano specifiche abilità molto sviluppate. Kanner e suoi collaboratori, partendo dall’analisi delle famiglie che si presentavano alla loro attenzione, fecero la deduzione avventata che i genitori (specie la mamma), troppo "freddi, distaccati e perfezionisti, privi di senso dell'umorismo e che trattavano le persone sulla base di una meccanizzazione dei rapporti umani", fossero, con il loro comportamento, la causa dell'autismo dei figli. Kanner, però, non aveva tenuto conto che le famiglie che arrivavano alla sua attenzione non rappresentavano affatto la generalità delle famiglie con casi di autismo, ma solo una esigua parte di esse.Per molti anni i genitori sono stati ritenuti ingiustamente responsabili delle problematiche dei loro figli autistici, creando credenze errate, fortunatamente grazie al TEACCH, fondato da Schopler, oggi si sono confutate queste credenze. I genitori delle persone con autismo hanno un compito certamente molto difficile: da loro ci si aspetta sia che amino incondizionatamente i loro figli ma, allo stesso tempo, che possiedano anche competenze e abilità che permettano loro di interagire efficacemente con il figlio. Il riscoprire questo duplice ruolo li fa sentire spesso stanchi, scoraggiati e, talvolta, negativi nei confronti degli operatori. Costruire un alleanza significativa e collaborativa tra operatori e genitori è però forse uno degli obiettivi più difficili e richiede un certo numero di compiti strategici: costruire una forte relazione di ascolto e sostegno, creare un senso di empowerment, insegnare, interpretare guidare, mettere in dubbio, fare ipotesi, ecc. Il termine alleanza viene utilizzato proprio per sottolineare il fatto che essa coinvolge due parti che collaborano per un unico obietttivo. I genitori che partecipano a questo tipo di alleanza hanno bisogno di un grande sostegno emotivo poichè l’indifferenza del bambino autistico verso i familiari che già hanno investito amore e dedizione sulla loro creatura apparentemente perfetta costituisce precocemente una vera tragedia affettiva: i genitori si sentono rifiutati da un bambino che non corrisponde ai loro sentimenti e che tuttavia non possono nè vogliono lasciare. In una recente intervista abbiamo letto: "Il bambino non mi guarda, non mi obbedisce, si comporta come se neanche esistessi o addirittura sembra burlarsi di noi. Come dobbiamo comportarci con lui?". A questa domanda molti professionisti rispondono "Fate semplicemente i genitori".Ma "fare i genitori" di un bambino autistico non è affatto semplice, se non si viene messi a conoscenza su come è possibile ottenere attenzione e collaborazione, e se non si sanno affrontare nel modo giusto i problemi di comportamento, oggi interpretati come espressione dell’incapacità ad esprimere i propri bisogni e desideri. La famiglia, a nostro avviso, dovrebbe essere adeguatamente preparata ad intervenire efficacemente nell’educazione del proprio figlio, e ad adottare altre forme di comunicazione, attraverso la preparazione congiunta da parte di professionisti e familiari di un programma da svolgere a casa con l’aiuto di controlli periodici. La vita familiare molte volte è sconvolta dai problemi di comportamento tipici del bambino autistico, soprattutto dagli episodi di auto o etero aggressività: nulla è più doloroso che assistere impotenti al dramma del bambino che si morde, si graffia a sangue, si picchia o batte la testa contro il muro, o che, portato con il cuore colmo di speranza tra i suoi coetanei li allontana a morsi e calci. La famiglia resta anche angosciata dall’incertezza per il futuro del proprio bambino, e non solo dallo spaventoso ma ancora relativamente lontano momento della vecchiaia e della morte ("chi si occuperà di lui, chi lo capirà quando noi non ci saremo più?"), ma anche dal futuro più prossimo ( "sarà accettato a scuola? avrà un insegnante preparato? otterrà le ore di sostegno necessarie a svolgere un programma speciale? ") o addirittura dell’indomani ("andrà tutto bene o mi chiameranno ancora una volta da scuola pregandomi di portarlo a casa?"). L’angoscia della famiglia per l’incertezza del futuro del proprio bambino dovrebbe essere alleviata da una precoce programmazione del suo futuro: sapere che il bambino frequenterà una scuola materna e una scuola dell’obbligo come tutti gli altri bambini, seguito da persone competenti, prontamente disponibili e il più possibile stabili, realmente interessate al problema e motivate ad intervenire con i familiari per sviluppare al massimo le potenzialità del bambino può rappresentare un enorme sollievo. Accettare un figlio autistico ma con una strada futura già delineata sarebbe assai più facile e certamente la qualità della vita familiare ne sarebbe molto migliorata.La famiglia del bambino dovrebbe essere aiutata anche a mantenere il più possibile il tipo di vita e le relazioni sociali precedenti alla nascita del bambino autistico: questo significa poter disporre dell’aiuto di personale competente che permetta ai genitori di disporre del tempo per coltivare relazioni sociali e alla madre di conservare il posto di lavoro messo seriamente in pericolo dalla mancanza di una presa in carico efficace del bambino.
    In ogni caso la famiglia ha bisogno di spazi di libertà: infatti non bisogna dimenticare che anche i fratelli del bambino autistico hanno diritto alle cure dei genitori, che come in tutte le altre famiglie possono intervenire malattie o doveri di assistenza verso i parenti anziani, e che il bambino autistico non deve essere il fulcro, ma uno dei componenti della famiglia. Per noi anche la vita di coppia deve poter essere coltivata, e nell’ambito del programma individualizzato del bambino sarebbe opportuno prevedere brevi periodi di vacanza in un ambiente adeguato e preparato in modo da garantire il giusto riposo necessario alla famiglia per "ricaricarsi" e trovare nuove energie per affrontare la vita quotidiana. Per aiutare i genitori a comprendere e affrontare efficacemente i problemi del loro bambino è importante anche acquisire una corretta informazione sulle caratteristiche della sindrome autistica. A nostro avviso il coinvolgimento attivo della famiglia in un adeguato programma riabilitativo rappresenta inoltre l’aiuto più efficace a superare sensi di colpa e di inadeguatezza: attraverso il ruolo di partner, di operatori e insegnanti, i genitori si appropriano degli strumenti indispensabili per svolgere il proprio ruolo e riacquistano fiducia nelle proprie capacità.


    Bibliografia:
    1. "Facciamo il punto su l'autismo"
    2.www.autismoonline.it
    3."Storia sull'autismo"

    Lavoro molto ben fatto.
    Le richieste dell'esercizio sono state esaurite.
    La sintesi è significativa e completa, arricchita con il confronto tra i testi.
    Il gruppo ha lavorato in modo riflessivo da una base teorica.
    Il lavoro è personalizzato.
    La tutor Dott.ssa Nunzia Giglio



    Ultima modifica di GIOVANNA MORGILLO il Sab Gen 28, 2012 5:05 pm - modificato 2 volte.
    Ersilia Piscitelli
    Ersilia Piscitelli


    Messaggi : 17
    Data di iscrizione : 18.12.11
    Età : 34

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  Ersilia Piscitelli Sab Gen 28, 2012 4:53 pm

    Gruppo: Ruotolo Cristina, Morgillo Giovanna, Piscitelli Ersilia

    LA COSTRUZIONE DELL'ALLEANZA CON LA FAMIGLIA


    La parola "autismo" deriva dal greco "autús" che significa "se stesso” e, come malattia o modello particolare di struttura psichica, si evidenzia drammaticamente per l’isolamento, l’anestesia affettiva, la scomparsa dell’iniziativa, le difficoltà psico-motorie, il mancato sviluppo del linguaggio.Accanto a queste espressioni, di per se già disturbanti e fortemente disabilitanti, gli autistici dimostrano una importante incontinenza emotiva che si espleta con urla, corse , a volte aggressività, angoscia e terrore. Kanner descrisse i suoi pazienti come tendenti all’isolamento, autosufficienti, felicissimi se lasciati soli, “come in un guscio”, poco reattivi in ambito relazionale; la maggior parte di loro apparivano muti o con un linguaggio ecolalico, alcuni mostravano una caratteristica inversione pronominale , molti avevano una paura ossessiva che avvenisse qualche cambiamento nell’ambiente circostante, mentre altri presentavano specifiche abilità molto sviluppate. Kanner e suoi collaboratori, partendo dall’analisi delle famiglie che si presentavano alla loro attenzione, fecero la deduzione avventata che i genitori (specie la mamma), troppo "freddi, distaccati e perfezionisti, privi di senso dell'umorismo e che trattavano le persone sulla base di una meccanizzazione dei rapporti umani", fossero, con il loro comportamento, la causa dell'autismo dei figli. Kanner, però, non aveva tenuto conto che le famiglie che arrivavano alla sua attenzione non rappresentavano affatto la generalità delle famiglie con casi di autismo, ma solo una esigua parte di esse.Per molti anni i genitori sono stati ritenuti ingiustamente responsabili delle problematiche dei loro figli autistici, creando credenze errate, fortunatamente grazie al TEACCH, fondato da Schopler, oggi si sono confutate queste credenze. I genitori delle persone con autismo hanno un compito certamente molto difficile: da loro ci si aspetta sia che amino incondizionatamente i loro figli ma, allo stesso tempo, che possiedano anche competenze e abilità che permettano loro di interagire efficacemente con il figlio. Il riscoprire questo duplice ruolo li fa sentire spesso stanchi, scoraggiati e, talvolta, negativi nei confronti degli operatori. Costruire un alleanza significativa e collaborativa tra operatori e genitori è però forse uno degli obiettivi più difficili e richiede un certo numero di compiti strategici: costruire una forte relazione di ascolto e sostegno, creare un senso di empowerment, insegnare, interpretare guidare, mettere in dubbio, fare ipotesi, ecc. Il termine alleanza viene utilizzato proprio per sottolineare il fatto che essa coinvolge due parti che collaborano per un unico obietttivo. I genitori che partecipano a questo tipo di alleanza hanno bisogno di un grande sostegno emotivo poichè l’indifferenza del bambino autistico verso i familiari che già hanno investito amore e dedizione sulla loro creatura apparentemente perfetta costituisce precocemente una vera tragedia affettiva: i genitori si sentono rifiutati da un bambino che non corrisponde ai loro sentimenti e che tuttavia non possono nè vogliono lasciare. In una recente intervista abbiamo letto: "Il bambino non mi guarda, non mi obbedisce, si comporta come se neanche esistessi o addirittura sembra burlarsi di noi. Come dobbiamo comportarci con lui?". A questa domanda molti professionisti rispondono "Fate semplicemente i genitori".Ma "fare i genitori" di un bambino autistico non è affatto semplice, se non si viene messi a conoscenza su come è possibile ottenere attenzione e collaborazione, e se non si sanno affrontare nel modo giusto i problemi di comportamento, oggi interpretati come espressione dell’incapacità ad esprimere i propri bisogni e desideri. La famiglia, a nostro avviso, dovrebbe essere adeguatamente preparata ad intervenire efficacemente nell’educazione del proprio figlio, e ad adottare altre forme di comunicazione, attraverso la preparazione congiunta da parte di professionisti e familiari di un programma da svolgere a casa con l’aiuto di controlli periodici. La vita familiare molte volte è sconvolta dai problemi di comportamento tipici del bambino autistico, soprattutto dagli episodi di auto o etero aggressività: nulla è più doloroso che assistere impotenti al dramma del bambino che si morde, si graffia a sangue, si picchia o batte la testa contro il muro, o che, portato con il cuore colmo di speranza tra i suoi coetanei li allontana a morsi e calci. La famiglia resta anche angosciata dall’incertezza per il futuro del proprio bambino, e non solo dallo spaventoso ma ancora relativamente lontano momento della vecchiaia e della morte ("chi si occuperà di lui, chi lo capirà quando noi non ci saremo più?"), ma anche dal futuro più prossimo ( "sarà accettato a scuola? avrà un insegnante preparato? otterrà le ore di sostegno necessarie a svolgere un programma speciale? ") o addirittura dell’indomani ("andrà tutto bene o mi chiameranno ancora una volta da scuola pregandomi di portarlo a casa?"). L’angoscia della famiglia per l’incertezza del futuro del proprio bambino dovrebbe essere alleviata da una precoce programmazione del suo futuro: sapere che il bambino frequenterà una scuola materna e una scuola dell’obbligo come tutti gli altri bambini, seguito da persone competenti, prontamente disponibili e il più possibile stabili, realmente interessate al problema e motivate ad intervenire con i familiari per sviluppare al massimo le potenzialità del bambino può rappresentare un enorme sollievo. Accettare un figlio autistico ma con una strada futura già delineata sarebbe assai più facile e certamente la qualità della vita familiare ne sarebbe molto migliorata.La famiglia del bambino dovrebbe essere aiutata anche a mantenere il più possibile il tipo di vita e le relazioni sociali precedenti alla nascita del bambino autistico: questo significa poter disporre dell’aiuto di personale competente che permetta ai genitori di disporre del tempo per coltivare relazioni sociali e alla madre di conservare il posto di lavoro messo seriamente in pericolo dalla mancanza di una presa in carico efficace del bambino.
    In ogni caso la famiglia ha bisogno di spazi di libertà: infatti non bisogna dimenticare che anche i fratelli del bambino autistico hanno diritto alle cure dei genitori, che come in tutte le altre famiglie possono intervenire malattie o doveri di assistenza verso i parenti anziani, e che il bambino autistico non deve essere il fulcro, ma uno dei componenti della famiglia. Per noi anche la vita di coppia deve poter essere coltivata, e nell’ambito del programma individualizzato del bambino sarebbe opportuno prevedere brevi periodi di vacanza in un ambiente adeguato e preparato in modo da garantire il giusto riposo necessario alla famiglia per "ricaricarsi" e trovare nuove energie per affrontare la vita quotidiana. Per aiutare i genitori a comprendere e affrontare efficacemente i problemi del loro bambino è importante anche acquisire una corretta informazione sulle caratteristiche della sindrome autistica. A nostro avviso il coinvolgimento attivo della famiglia in un adeguato programma riabilitativo rappresenta inoltre l’aiuto più efficace a superare sensi di colpa e di inadeguatezza: attraverso il ruolo di partner, di operatori e insegnanti, i genitori si appropriano degli strumenti indispensabili per svolgere il proprio ruolo e riacquistano fiducia nelle proprie capacità.


    Bibliografia:
    1. "Facciamo il punto su l'autismo"
    2.www.autismoonline.it
    3."Storia sull'autismo"



    Lavoro molto ben fatto.
    Le richieste dell'esercizio sono state esaurite.
    La sintesi è significativa e completa, arricchita con il confronto tra i testi.
    Il gruppo ha lavorato in modo riflessivo da una base teorica.
    Il lavoro è personalizzato.
    La tutor Dott.ssa Nunzia Giglio
    avatar
    giustina maione


    Messaggi : 14
    Data di iscrizione : 18.12.11

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  giustina maione Sab Gen 28, 2012 6:42 pm

    mi prenoto per "Facciamo il punto sull'autismo" il 4 capitolo " La costruzione dell' Alleanza con la famiglia
    monicasomma
    monicasomma


    Messaggi : 21
    Data di iscrizione : 15.12.11
    Età : 41
    Località : Sorrento

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  monicasomma Sab Gen 28, 2012 8:25 pm

    il nostro gruppo è formato da:
    Somma Monica, Maria Signoriello, Adriana Patricola, Angela Cira Somma.
    Adriana Patricola
    Adriana Patricola


    Messaggi : 22
    Data di iscrizione : 15.12.11
    Età : 38
    Località : Torre Annunziata

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  Adriana Patricola Sab Gen 28, 2012 11:16 pm

    Lavorerò con: Somma Monica, Maria Signoriello, Angela Cira Somma.

    Siete riuscite a comprendere l'intento dell'esercizio,
    a leggere il capitolo, a farlo vostro, proponendo non solo una sintesi critica ma una vostra personale lettura e interpretazione.
    dimostra spiccate capacità riflessive e intuitive,
    per ragionare con la propria testa per poi confrontarsi con altri autori.
    la docente
    Filomena Barbato
    Filomena Barbato


    Messaggi : 20
    Data di iscrizione : 16.12.11

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  Filomena Barbato Dom Gen 29, 2012 12:04 pm

    "Facciamo il punto su l'autismo"
    1.Le cause dell'autismo e le sue basi biologiche, lo screening precoce, la diagnosi.
    L’autismo è un disturbo dello sviluppo, che si manifesta con alcune caratteristiche comportamentali specifiche, relative alle aree della comunicazione e dell’interazione sociale; sono presenti inoltre anomalie come: interessi ristretti e comportamenti ripetitivi, deficit delle abilità imitative e difficoltà nel gioco.Le cause dell’autismo sono di tipo biologico-genetico; la ricerca attuale dimostra varie correlazioni tra alcune espressioni sintomatologiche dell’autismo e relativi substrati neurologici; vengono descritte alcune compromissioni neurofisiologiche, cognitive e sensoriali oltre che alcune anomalie genetiche. E’ oggi condivisa l’idea che i disturbi dello spettro autistico possano essere associati a diverse alterazioni biologiche. Considerando, inoltre, l’eterogeneità delle manifestazioni che ad espressioni fenomeniche diverse possano corrispondere basi biologiche differenti.I Disturbi dello spettro autistico sono stati infatti definiti utilizzando la metafora dello spettro di luce riflessa da un prisma ottico, per rendere conto delle differenti sfumature che possono assumere. Possiamo avere, ad un estremo: bambini non verbali con autismo, grave ritardo mentale, e quadri neurologici; dall’altro estremo: bambini intelligenti, che parlano e in alcuni casi mostrano abilità eccellenti in alcune aree. Al quadro
    comportamentale possono inoltre essere o meno associate patologie di carattere medico.

    Accesso allo Screening e alla Diagnosi.
    Una diagnosi precoce e appropriata rappresenta il primo passo per assicurare interventi precoci e adeguati, finalizzati a promuovere lo sviluppo della persona, la sua inclusione sociale e la partecipazione nella comunità. Le preoccupazioni espresse dai genitori sugli strani comportamenti dei figli dovrebbe essere prese in seria considerazione dai pediatri e dai medici di base, che dovrebbero ricevere una formazione continua sull'uso di specifici strumenti di depistaggio. Il processo di sviluppo dovrebbe essere monitorato in tutti i bambini dalla prima infanzia fino all'età scolare e successivamente ad ogni età, qualora emergano problemi di comportamento, di comunicazione o di apprendimento. Lo screening per l'autismo dovrebbe essere effettuato con strumenti validati su tutti i bambini nell'ambito del normale monitoraggio del processo di crescita.
    La diagnosi di autismo dovrebbe essere effettuata mediante strumenti specifici, gestiti da personale specializzato, e dovrebbe includere interviste standardizzate ai genitori riguardanti le preoccupazioni attuali e la storia del comportamento, nonché osservazioni strutturate dirette del comportamento sociale, comunicativo e di gioco.
    Gli screening e le diagnosi dovrebbero rafforzare l'inclusione delle persone con Autismo nella società, non la loro esclusione e il loro isolamento. I servizi sanitari dovrebbero individuare e identificare al più presto la disabilità al fine di ridurne la portata e di sostenere le persone affette da autismo e non di segregare e isolare loro e le loro famiglie.Con un supporto adeguato,infatti, ogni essere umano, indipendentemente dalla natura o dalla gravità delle sue menomazioni, può migliorare le sue condizioni di vita e raggiungere un certo livello di partecipazione sociale.


    Lavoro ben fatto,
    le richieste dell'esercizio sono state esaurite e
    la sintesi è coerente e significativa.

    La tutor Dott.ssa Nunzia Giglio
    Mariagiovanna Pistillo
    Mariagiovanna Pistillo


    Messaggi : 19
    Data di iscrizione : 17.12.11
    Età : 36
    Località : Mondragone

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  Mariagiovanna Pistillo Dom Gen 29, 2012 4:16 pm

    Mi prenoto per il capitolo 2 (Le finalità della scuola) del libro "Integrazione scolastica degli alunni con disturbi dello spettro autistico".
    Mariagiovanna Pistillo
    Stefania Montanaro
    Stefania Montanaro


    Messaggi : 20
    Data di iscrizione : 17.12.11

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  Stefania Montanaro Dom Gen 29, 2012 4:21 pm

    Relazione capitolo “la costruzione dell’alleanza con la famiglia” del gruppo formato da Montanaro Stefania e Nunzia Formisano.





    La
    famiglia del soggetto autistico è stata talvolta considerata la
    concausa della patologia che colpisce il proprio congiunto, la madre
    soprattutto è stata ritenuta l’artefice di una inefficace relazione
    educativa che poteva spingere il bambino ad assume atteggiamenti di
    freddezza e distacco emotivo. Studi più approfonditi hanno, invece,
    messo in evidenza che queste convinzioni non erano esatte e che la
    famiglia può configurarsi come luogo di “cura” perché nell’ambito di
    essa si possono strutturare efficaci progetti di rieducazione. E’ questo
    il punto di partenza per una produttiva alleanza tra operatori e
    genitori, un’alleanza che prevede il perseguimento di obiettivi comuni che valorizza i compiti di ciascuno.


    Partendo
    dalla considerazione che il soggetto autistico dimostra le maggiori
    difficoltà nella strutturazione della relazione con l’altro, un genitore
    può talvolta essere una figura privilegiata a fungere da mediatore con
    gli operatori, infatti Schopler, il creatore del TEAACH, ritiene che un
    genitore sviluppa conoscenze e competenze che si dimostrano utili agli
    operatori stessi e alla definizione di itinerari riabilitativi
    imperniati sulla collaborazione.


    Per
    Schopler un “intervento psicoeducativo collaborativo” deve prevedere
    vari punti: 1) il miglioramento delle condizioni di vita del soggetto;
    2) la promozione di interventi che limitino i comportamenti patologici;
    3) l’evidenziazione e l’ampliamento delle abilità esistenti; 4) il
    rifacimento alle teorie cognitive e comportamentali perché si sono
    dimostrate le più efficaci.


    La
    formazione dei genitori diviene, quindi, un tassello molto importante
    e, soprattutto nella parte iniziale del percorso, risulta più produttivo
    presentare un percorso generale e non
    focalizzare l’attenzione su cosa il genitore non “deve” fare.
    Progressivamente i genitori vanno coinvolti nelle attività vere e
    proprie e gli operatori non dovranno nutrire pregiudizi sulle loro
    effettive capacità, infatti la semplice osservazione può produrre
    efficaci acquisizioni in ciascun adulto e soltanto quando questi
    potranno attuare concretamente ciò che hanno osservato si potranno
    raccogliere dati di efficacia o inefficacia. Il genitore dovrà divenire
    capace di quantificare e qualificare i feedback che gli giungono dopo il
    suo intervento soprattutto nelle mura domestiche dove non è presente il
    supporto concreto dell’operatore.


    In
    genere il sostegno emotivo ai genitori risulta indispensabile,
    l’operatore deve operare per sviluppare l’empowerment e la giusta
    fiducia nelle proprie capacità perché in alcuni momenti il genitore
    stesso si ritrova demotivato e sfiduciato: ciò è dovuto anche ad una
    pessimistica proiezione sul futuro del proprio figlio che viene visto
    come un “eterno bambino” senza ampi margini di autonomia. Molte famiglie
    reagiscono a questi pensieri negativi e si organizzano affinché i loro
    congiunti autistici possano avere esperienze esterne al nido familiare, così fanno in modo che essi trascorrano brevi periodi in piccole comunità dove poter sperimentare nuove forme di autonomia.


    Le famiglie che pianificano questi “Progetti di vita” per i loro figli auspicano che queste offerte per i
    “programmi respiro” diventino sempre più numerose a livello
    territoriale ed è grazie alle famiglie e alle associazioni che il
    problema viene evidenziato e si cerca di sensibilizzare l’opinione
    pubblica a tali problematiche.


    Aggiungo che la Montanaro si è distinta per i contenuti dei suo lavori.
    la docente


    Lavoro molto ben fatto e ben articolato,
    le richieste dell'esercizio sono state esaurite.
    la sintesi è arricchita da una veste riflessiva e da un confronto critico.
    Il lavoro si presenta personalizzato.
    La tutor Dott.ssa Nunzia Giglio
    Nunzia Formisano
    Nunzia Formisano


    Messaggi : 13
    Data di iscrizione : 17.12.11

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  Nunzia Formisano Dom Gen 29, 2012 4:22 pm

    Relazione capitolo “la costruzione dell’alleanza con la famiglia” del gruppo formato da Montanaro Stefania e Nunzia Formisano.


    La famiglia del soggetto autistico è stata talvolta considerata la concausa della patologia che colpisce il proprio congiunto, la madre soprattutto è stata ritenuta l’artefice di una inefficace relazione educativa che poteva spingere il bambino ad assume atteggiamenti di freddezza e distacco emotivo. Studi più approfonditi hanno, invece, messo in evidenza che queste convinzioni non erano esatte e che la famiglia può configurarsi come luogo di “cura” perché nell’ambito di essa si possono strutturare efficaci progetti di rieducazione. E’ questo il punto di partenza per una produttiva alleanza tra operatori e genitori, un’alleanza che prevede il perseguimento di obiettivi comuni che valorizza i compiti di ciascuno.
    Partendo dalla considerazione che il soggetto autistico dimostra le maggiori difficoltà nella strutturazione della relazione con l’altro, un genitore può talvolta essere una figura privilegiata a fungere da mediatore con gli operatori, infatti Schopler, il creatore del TEAACH, ritiene che un genitore sviluppa conoscenze e competenze che si dimostrano utili agli operatori stessi e alla definizione di itinerari riabilitativi imperniati sulla collaborazione.
    Per Schopler un “intervento psicoeducativo collaborativo” deve prevedere vari punti: 1) il miglioramento delle condizioni di vita del soggetto; 2) la promozione di interventi che limitino i comportamenti patologici; 3) l’evidenziazione e l’ampliamento delle abilità esistenti; 4) il rifacimento alle teorie cognitive e comportamentali perché si sono dimostrate le più efficaci.
    La formazione dei genitori diviene, quindi, un tassello molto importante e, soprattutto nella parte iniziale del percorso, risulta più produttivo presentare un percorso generale e non focalizzare l’attenzione su cosa il genitore non “deve” fare. Progressivamente i genitori vanno coinvolti nelle attività vere e proprie e gli operatori non dovranno nutrire pregiudizi sulle loro effettive capacità, infatti la semplice osservazione può produrre efficaci acquisizioni in ciascun adulto e soltanto quando questi potranno attuare concretamente ciò che hanno osservato si potranno raccogliere dati di efficacia o inefficacia. Il genitore dovrà divenire capace di quantificare e qualificare i feedback che gli giungono dopo il suo intervento soprattutto nelle mura domestiche dove non è presente il supporto concreto dell’operatore.
    In genere il sostegno emotivo ai genitori risulta indispensabile, l’operatore deve operare per sviluppare l’empowerment e la giusta fiducia nelle proprie capacità perché in alcuni momenti il genitore stesso si ritrova demotivato e sfiduciato: ciò è dovuto anche ad una pessimistica proiezione sul futuro del proprio figlio che viene visto come un “eterno bambino” senza ampi margini di autonomia. Molte famiglie reagiscono a questi pensieri negativi e si organizzano affinché i loro congiunti autistici possano avere esperienze esterne al nido familiare, così fanno in modo che essi trascorrano brevi periodi in piccole comunità dove poter sperimentare nuove forme di autonomia.
    Le famiglie che pianificano questi “Progetti di vita” per i loro figli auspicano che queste offerte per i “programmi respiro” diventino sempre più numerose a livello territoriale ed è grazie alle famiglie e alle associazioni che il problema viene evidenziato e si cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica a tali problematiche.

    color=red]Lavoro molto ben fatto e ben articolato,
    le richieste dell'esercizio sono state esaurite.
    la sintesi è arricchita da una veste riflessiva e da un confronto critico.
    Il lavoro si presenta personalizzato.
    La tutor Dott.ssa Nunzia Giglio
    [/color]
    avatar
    rossella ferreri


    Messaggi : 23
    Data di iscrizione : 12.01.12

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  rossella ferreri Dom Gen 29, 2012 5:45 pm

    mi prenoto per il capitolo 3 del testo "Facciamo il punto su l' autismo"
    Giovanna Solimene
    Giovanna Solimene


    Messaggi : 4
    Data di iscrizione : 29.01.12

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty prenotazione esercizio n. 1

    Messaggio  Giovanna Solimene Dom Gen 29, 2012 8:40 pm

    Eser.n 1 Autismo
    mi prenoto per il libro Facciamo il punto sull'autismo cap. 4 l'alleanza con la famiglia
    avatar
    varunicarmela


    Messaggi : 13
    Data di iscrizione : 12.01.12

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  varunicarmela Dom Gen 29, 2012 9:45 pm

    Mi prenoto per il cap.4"La costruzione dell'alleanza con la famiglia" del testo "Facciamo il punto su l'autismo"
    avatar
    maracascone


    Messaggi : 14
    Data di iscrizione : 09.01.12
    Età : 34

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  maracascone Lun Gen 30, 2012 10:47 am

    Mi prenoto per il secondo capitolo del libro: "facciamo il punto su l'autismo",
    castaldoangela
    castaldoangela


    Messaggi : 20
    Data di iscrizione : 15.12.11

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty modifica scelta libro

    Messaggio  castaldoangela Lun Gen 30, 2012 11:13 am

    carissima prof. purtroppo non siamo riusciti a reperire nemmeno il secondo libro, quindi optiamo per il primo..facciamo il punto su...autismo. cap.2: interventi psicoeducativi e abilitativi/riabilitativi.
    grazie mille
    gruppo castaldo-sarnataro


    va bene. floriana briganti
    benedettabonifazi
    benedettabonifazi


    Messaggi : 41
    Data di iscrizione : 17.12.11
    Età : 34
    Località : napoli

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  benedettabonifazi Lun Gen 30, 2012 2:10 pm

    Gentile professoressa, non sono riuscita a trovare il libro integrazione scolastica, volevo chiederLe se era possibile trattare il libro "Facciamo il punto su l'autismo" il capitolo 4 : La costruzione dell'alleanza con la famiglia.
    grazie

    i componenti del nostro gruppo sono:
    Benedetta Bonifazi
    Carla Sara Emolo
    Miriam Farina
    Marianna Cirillo
    Daniela Maione



    Ultima modifica di benedettabonifazi il Lun Gen 30, 2012 5:42 pm - modificato 1 volta.
    carlasaraemolo
    carlasaraemolo


    Messaggi : 31
    Data di iscrizione : 18.12.11

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  carlasaraemolo Lun Gen 30, 2012 2:10 pm

    Gentile professoressa abbiamo incontrato difficoltà a trovare il libro " integrazione scolastica" volevo chiederle se era possibile trattare il libro " facciamo il punto sull autismo" il capitolo 4 " la costruzione dell' alleanza con la famiglia" grazie
    I componenti del nostro gruppo sono :
    Benedetta Bonifazi
    Mriana Cirillo
    Carla Sara Emolo
    Farina Miriam
    Daniela Maione


    Ultima modifica di carlasaraemolo il Lun Gen 30, 2012 5:43 pm - modificato 1 volta.
    veroniejanesalarde
    veroniejanesalarde


    Messaggi : 21
    Data di iscrizione : 16.12.11
    Località : Napoli

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  veroniejanesalarde Lun Gen 30, 2012 4:48 pm

    Interventi psicoeducativi e abilitativi

    Per le persone con autismo l’Educazione rappresenta molto più di un diritto fondamentale: l’educazione è indispensabile per compensare le difficoltà ed estrarre un significato dalle più semplici esperienze acquisendo il maggior grado possibile di autonomia. Ogni azione riabilitativa per l’autismo, allo stato attuale delle nostre conoscenze su questa sindrome, richiede un’azione fondata sull’Intervento educativo specifico.
    Le principali finalità del lavoro dell’Educatore NPI interessano azioni rivolte a diverse aree di intervento: la generalizzazione dell’esperienza, la comprensione delle proposte sociali, lo sviluppo dell’intersoggettività, il potenziamento dell’autonomia (personale, scolastica, lavorativa), la gestione dei problemi di comportamento, il rinforzo delle abilità cognitive, la facilitazione dell'inserimento e dell’integrazione scolastica attraverso la collaborazione attiva con i docenti e la proposta di insegnamenti individualizzati e tecniche di insegnamento specifiche.
    L'approccio all'autismo si avvale di strategie educative specifiche tra cui la concordanza luogo-attività, la comunicazione stabile, l’azione prevedibile, l’organizzazione della struttura delle attività il cui scopo è quello di compensare le difficoltà di comprensione dei messaggi e del significato delle situazioni trasformando indicazioni astratte in indicazioni concrete eliminando elementi ridondanti e semplificando le richieste e le situazioni, agendo sullo spazio fisico e sulla sequenza delle azioni necessarie per lo svolgimento del compito.


    1. L’AERC Attivazione Emotiva con Reciprocità Corporea,

    L’AERC e il suo precursore nel metodo emodinamico, ha avuto il merito da avere il centro dell’intervento terapeutico la reciprocità in un epoca in cui in Italia i bambini con autismo venivano trattati con la psicoanalisi e in altri paesi con il TEACCH e
    Michele Zappella secondo la sua testimonianza, afferma che la reciprocità richiede tre momenti- gurdarsi negli occhi, rispettare i turni e condividere, dare lo stesso significato ai messaggi, che ci si scambia.
    L’AERC ritiene che il motore di azioni, è nelle azioni, e nelle motivazioni, interne ed esterne, determinate nel contesto della vita della persona.
    Fa riferimento all’etologia che definiscono un’azione, sistema di conforta mento: il suo scopo, la sua storia nella vita della persona, il sistema motivazionale, la sua storia filogenetica. Rispetto ai loro scopi, i sistemi di comportamento si definiscono come: avvicinarsi o allontanarsi, esplorare (un viso, l’ambiente, ecc) modi affiliativi, di attaccamento, amichevoli,….
    L’intervento propone un ritmo nella relazione come guardarsi negli occhi, rispettare i turni e scambiarsi messaggi e stimoli, preverbali, verbali, tattili, cinestesici che consentono una sintonia, una comune attribuzione di significati.

    1. 1. La modalità di rapporto faccia a faccia
    La modalità di rapporto faccia a faccia sono spesso d’aiuto per avviare la comunicazione verbale. L’obiettivo fondamentale è di sostenere lo sviluppo di linguaggio verbale. Se il bambino ha difficoltà nel parlare è necessario un interventi specifico, condotto da un logopedista che può dare indicazioni alla famiglia per continuare il lavoro a domicilio. Se il disturbo disprassico è più esteso si richiede un intervento di psicomotricità e favoriscono anche lo sviluppo della relazione diretta.

    1. 2 I giochi fisici,..
    I giochi fisici come corse congiunte, il solletico, far finta di attaccare, spaventare, e altri ancora valgono di per sé a creare una sintonia emotiva fra adulto e bambino calibrata sulla gioia e di creare uno stato di disponibilità emotiva sulla base del quale è più facile avviare alcune attività collaborative. Da questo gioco fisico viene immediatamente seguito da un’ attività collaborativa. Sviluppare la reciprocità, in alcune situazioni un gioco fisico, per esempio, di far finta, di far paura o di mangiare l’altro può diventare reciproco con scambio di ruoli. In gioco con scambi dei ruoli in situazioni di incontro a due in cui l’adulto va verso il bambino e gli propone poche parole e gesti, poi passa questa parte al bambino che la svolge verso l’adulto. Questi modi relativi agli incontri si arricchiscono di più parole e gesti.

    1.3 Metodo Portage
    A livello del metodo Portage, che è di impronta comportamentista, l’approccio etologico si congiunge al comportamentismo nell’analisi delle attività, nella guida manuale e in altre modalità. L’idea della quotidianità è un'altra linea portante di questo metodo che in questo modo punta a sostenere la motivazione e modificare uno o più schemi di comportamento. La quotidianità di alcuni interventi deve accompagnarsi a uno stato di benessere delle persone che lo conducono, i genitori: l’intervento deve attuarsi in un tempo limitato, non devi interferire con le principali attività della famiglia, compreso quelle di tempo libero.
    L’intervento stesso ha un senso in famiglia soprattutto quando il bambino è piccolo, quando le modalità affiliative, esplorative e i giochi fisici hanno il maggior potere.

    2. Aspetto educativo e terapeutico

    Nella dimensione dell’AERC, L’aspetto educativo e quello terapeutico si differenziano solo per la diversità dei ruoli. Un lavoro sulla bocca è competenza del logopedista mentre un rapporto faccia a faccia ha spesso più efficacia in famiglia. L’uno e l’altro intervento possono esser fatti anche da altre figure. Entrambi possono aiutare il bambino ad acquistare maggiori capacità.

    È possibile, a secondo dei casi , che elementi dell’AERC possano essere utilmente inseriti anche all’intervento di diverse strategie strutturate per via visiva.

    2.1 l’intervento educativo strutturato
    L’intervento psicoeducativo migliore è quello che parte da una relazione fatta di ciò che il bambino propone e suggerisce, parte da un’efficace valutazione delle abilità funzionale e prosegue con la stretta collaborazione tra i professionisti e i genitori che assumono il ruolo di co- terapeuti attraverso l’apprendimento delle tecniche di educazione speciale secondo i bisogni del proprio figlio.

    2.2 Il modello riabilititativo
    Il modello riabilitativo di riferimento è quello dell’educazione strutturata, in particolare quello che è stato sviluppato dalla Division TEEACCH.
    È un programma riconosciuto a livello mondiale come uno dei più efficaci e che tiene conto di tutte le risorse che ruotano attorno alla persona con autismo, dalla famiglia alla scuola.

    2.2.1 Il Programma Teacch
    Il programma teacch consiste in una valutazione individualizzata, in un proggetto educativo tagliato su misura come afferma Schopler, e gli interventi interessano terapie integrate e programmate in modo individualizzato.

    2.2.2 Lavoro individuale

    Lavoro individuale; sviluppo dell’intersoggettività e delle capacità di comunicazione; sviluppo delle autonomie, di abilità in generale, azione di gioco sociale relazionale e simbolico, imitazione,pensiero creativo e astratto ed ecc.

    Una strategia operativa importante è quella di rendere attraente il momento di lavoro, rilassante la gestione di una situazione scolastica che generalmente è fonte di stress. Occorre creare un ambiente empatico con il bambino attraverso un gioco che lo coinvolgeva e lo motivi a stare seduto o a guardarci negli occhi.
    Il tempo è uno strumento fondamentale: occorre concederlo e saperlo organizzare trasformandolo in un segnale di lettura immediata. I bambini autistici hanno bisogno di tempo e spesso affrontano con impegno e fatica l’abbandono di un attività o l’inizio di un nuovo compito. L’impegno scolastico è maggiore se è comprensibile e chiara la consegna successiva.
    L’ordine di esecuzione delle attività deve essere adattato alle prestazioni e proseguendo con le più complesse che richiedono maggior concentrazione ed impegno.
    Partecipare alla costruzione del Programma, con lo scopo di favorire la prevedibilità di tempi e azioni. L’attesa di un attività attraente e piacevole aumenta il livello di motivazione e la collaborazione.
    L’attività più adatta è quella che si comprende, che ha buon livello di gratificazione in relazione all’esecuzione del compito. La finalità è ottenere qualcosa di utile per la vita e per il benessere del bambino.
    L’utilizzo di contenitori a scomparti può agevolare l’esecuzione indipendente e favorire la compassione del concetto di insieme, di classe, di maggiore e minore.
    In altri casi può essere utile l’uso della comunicazione Aumentativa Alternativa, di parole scritte e di immagini,… tutto ciò che consente di trasformare in comunicazione concreta, semplificando il significato della richiesta, agendo sullo spazio fisico e sulla sequenza delle azioni necessarie per lo svolgimento del compito.

    2.2.3 Lavoro in piccolo gruppo
    La principale finalità del lavoro in piccolo gruppo consiste nel facilitare le relazioni sociali favorendo la condivisione di esperienza, la reciprocità sociale e la comprensione di regole di comunicazione verbale e non verbale, racconto spontaneo, elaborazione dei testi.

    2. 2.4 La rete dei servizi
    L’esperienza di apprendimento deve essere sperimentata in tutti i contesti di vita del bambino per consentire la condivisione e l’utilizzo delle metodologie educative specifiche nella struttura riabilitativa, nella scuola e in famiglia.
    L’ambulatorio offre spazi accoglienti e definiti e propone una strutturazione che agevola la comprensione del mondo e delle sue regole, facilita l’apprendimento in ambito scolastico e lavorativo.
    Il setting terapeutico è una palestra dove è possibile allenarsi a sostenere lo sforzo della comprensione delle consegne, gestire i problemi di comportamento, imparare tecniche di comunicazione e di relazione e sperimentarle nella vita: a casa,nel gioco, a scuola, al campo sportivo ecc…

    2.2.5 Interventi educativi in famiglia
    La radice dell’approccio TEACCH è la collaborazione tra i genitori e gli operatori. I genitori forniscono soluzioni e suggerimenti che offrono ai professionisti, per un lavoro di cooperazione.
    In famiglia si evidenziano le proprietà educative:
    - Intervento educativo in famiglia
    - Azione di autonomia: prepararsi la cartella, organizzare il tempo libero, ecc.,
    - Organizzazione di spazi di lavoro al tavolo: attività scolastiche come comprensione e organizzazione delle proposte;
    - Progetti finalizzati alla gestione di specifici problemi di comportamento;
    - Parent training e gruppi di discussione per genitori;
    - Territorio: corsi di formazione per i volontari a sostegno della famiglia.

    2.2.6 Interventi educativi a scuola
    Nel sevizio scolastico, la metodologia TEACCH diventa realtà applicativa con programmi individualizzati, flessibili, creativi e modificabili. Le competenze acquisite con un sistema di lavoro organizzato al tavolo, le competenze cognitive e l’apprendimento di abilità didattiche e relazionali trovano all’interno della scuola il loro affettivo completamento. È nella scuola che lo sforzo personale del bambino e la tensione progettuale rivelano la loro efficacia. Si tratta di progettare una scuola inclusiva che favorisca il benessere del bambino, l’integrazione scolastica attraverso alcune linee progettuali:
    • Interventi educativi in classe da parte dell’educatore sanitario, attraverso sperimentate con il bambino in ambulatorio dentro l’aula.
    • Strutturazione dello spazio
    • Lavori in piccolo gruppo: racconto di fiabe con ausili visivi;
    • Preparazione del passaggio di livello scolastico da effettuarsi prima dell’inizio dell’anno scolastico.

    I sopporti visivi e i sistemi organizzati non sono strumenti terapeutici, il loro beneficio risiede nell’insegnamento del loro impiego.

    2.2.7 Comunicazione Aumentativa e Alternativa
    La compromissione della comunicazione è una delle caratteristiche che definiscono i disturbi dello spettro autistico. La comunicazione può essere compromessa in vari modi e con differenti gradi di gravità.
    La CCA interviene proprio a supporto di queste difficoltà. Il termine “aumentativa” indica l’uso di strumenti che supportano e aumentano il linguaggio del soggetto, dove questo è presente neppure in maniera limitata.
    Il termine “alternativa” si riferisce invece all’uso di un certo codice come alternativa al linguaggio; l’assenza di linguaggio rappresenta infatti una grave disabilità che non solo condiziona la comunicazione e le relazioni sociali, ma influisce sull’apprendimento ed è alla base di molti problemi di comportamento.
    La CAA si avvale innanzitutto di strumenti di tipo visivo iconico, come fotografie, disegni e pittogrammi: anche l’uso e di segni convenzionali rappresenta una forma di CAA, che in alcuni casi è utilizzabile anche nel caso dei DSA. Questa modalità visive di comunicazione sono le più adatte per comunicare con soggetti con Disturbi dello spettro autistico che, nella maggior parte dei casi, hanno buone capacità di elaborazione e memoria visiva.

    Un’altra forma di CAA che viene descritta da Mirenda è il Training di Comunicazione funzionale, che utilizza modalità analoghe a quelle sopra indicate, ma è centrato soprattutto sull’insegnamento di abilità di comunicazione il cui scopo principale è quello di ridurre problemi di comportamento che sono connessi proprio con la difficoltà di comunicare. Il CAA dovrebbe sempre partire da una valutazione funzionale delle attività del soggetto, in base alla quale vengono definiti gli strumenti più adatti, in quel momento , per quel individuo.
    Con un bambino non verbale che ha una buona comprensione del significato delle immagini, si può iniziare proponendo un codice iconico; man mano che il bambino cresce, se impara a leggere, le immagini possono essere sostituite da parole scritte.
    Uno dei principi della CAA è che l’utilizzo di strumenti aumentativi o alternativi di comunicazione deve essere condiviso e diffuso in tutti i contesti di vita del bambino. Le modalità più adeguate per affrontare le problematiche che caratterizzano l’autismo, si sottolinea la priorità di una serie di interventi di sviluppo di competenze attraverso una metodologia sostanzialmente abilitativa e psicoeducativa. Non si parla più di psicoterapie. Si parla invece di facilitare in maniera strutturata e sistematica lo sviluppo di una serie di competenze che aiutino il soggetto a migliorare il più possibile il suo adattamento all’ambiente.

    Gli interventi psicoeducativi si struttura tendenzialmente come curricoli sequenziali, ordinati in percorsi strutturati, con obiettivi e attività ben definite, ma senza quella prescrittività e rigidità meccanicistica che caratterizzava le prime proposte veterocomportamentali, ad esempio di Lovaas, uno dei primi autori a essere tradotto in Italia.

    ABA L’applied Behavior Analysis è finalizzata ad applicare i dati emersi dall’analisi sperimentale del comportamento per comprendere le relazioni che intercorrono fra i comportamenti e le varie condizioni esterne. Si tratta di mettere in atto una serie di interventi , strategie volti a modificare il comportamento e i fattori contestuali implicati. ABA è una metodologia molto articolata che prevede l’applicazione di precisi tecniche secondo una progettazione specifica e analitica dell’intervento.

    LOVAAS ( 1979)
    Lovaas è stato uno dei primi a utilizzare questo approccio con soggetti autistici, e negli anni, lo ha sempre più “raffinato” ed elaborato.
    Il Discrete Trial Training (DTT) o insegnamento per sessioni separate prevede che le competenze da apprendere siano suddivise in sequenze di sooto obiettivi e proposte all’intervento di attività in un rapporto uno a uno con adulto. La procedura di insegnamento prevede che si tengano in considerazione tre componenti : L’istruzione, la risposta e la conseguenza.
    Le caratteristiche principali sono: l’insegnamento è condotto dall’operatore; l’operatore sceglie i materiali didattici, definisce il programma e prestabilisce quale sia la risposta corretta; il rinforzo è estrinseco al compito; vengono ripetute più volte le stesse attività; il focus del trattamento è la risposta del bambino.
    Il metodo prevede un grande coinvolgimento della famiglia, una strutturazione e un numero di ore di intervento settimanale non indifferente.
    Gli approcci più recenti, conosciuti con i termini di approcci “ neocomportamentali” o naturalistici, si sono orientati verso una ricerca della comunità e un utilizzo delle tecniche dell’ABA all’interno degli ambienti che il bambino frequenta naturalmente durante la giornata, come ad esempio la famiglia, la scuola, le attività del tempo libero, ecc. e sulla possibilità, nelle situazioni che lo consentono, di scelta maggiormente autonoma da parte del bambino autistico rispetto alle attività da svolgere. Ciò comporta anche un forte coinvolgimento dei familiari, degli insegnanti, dei compagni di scuola, del gruppo dei pari, delle varie figure di riferimento educativo e non, che diventano a loro volta fondamentali collaboratori dei training di apprendimento e dei vari programmi di intervento psicoeducativo.
    Nell’analisi funzionale si è soliti ricercare il ruolo delle condizioni antecedenti sul comportamento problema e il ruolo degli effetti prodotti dal comportamento stesso.
    Gli interventi più adatti:
    • Intervento positivo sostitutivo, basato su tre linee guida fondamentali: proattivo, positivo e sostitutivo.
    • Intervento positivo punitivo, basato su punizioni di primo tipo. Procedure di intervento specifico sono: il timeout, il costo della risposta, l’ipercorrezione, il blocco fisico, ecc.
    I programmi educativi rivolti alle persone con autismo che derivano dall’analisi del comportamento si focalizzano sull’insegnamento di competenze attraverso l’uso di tecniche specifiche.
    Il ruolo degli operatori, degli insegnanti, degli educatori e dei genitori diventa allora quello di far acquisire comportamenti più adattivi, e di organizzare l’ambiente in modo che esso sia naturalmente rinforzante per i nuovi comportamenti appresi.
    Tecniche e strategie educativi tipiche dell’approccio ABA
    • Task analysis: insieme di metodi che consente di scomporre in sotto-obiettivi più semplici e accessibili un compito obiettivo inizialmente troppo complesso per essere proposto nella sua totalità anche con le opportune facilitazioni.
    • Prompting e fading: l’acquisizione di un abilità è facilitata anche dall’uso di istruzioni, aiuti gestuali, esempi e modelli e altri stimoli aggiuntivi di vario genere.
    • Modellaggio: (shaping) e il concatenamento ( chaining). Lo shaping è una classica tecnica comportamentale per lo sviluppo di comportamento complessi, non presenti nel repertorio di abilità della persona. Si attua tramite l’aiuto e il rinforzo sistematico di approssimazioni sempre più vicine al comportamento finale. Anche per la tecnica del concatenamento (chaining) l’obiettivo è lo stesso dello shaping, e cioè coetruire un comportamento complesso, attualmente non presente nel repertorio di abilità, ma il metodo è radicalmente diverso.
    • Nel chaining: il comportamento finale viene descritto nei suoi micro comportamenti con la task analysis, e diventa così simile a una catena di unità di risposta singole e facilmente accessibili.

    Lavoro molto ben strutturato,
    le richieste dell'esercizio sono state esaurite e superate
    la sintesi è arricchita da una veste critica e da un confronto coerente con il quadro teorico.
    Il lavoro si presenta personalizzato e ricco di suggestioni.
    La tutor Dott.ssa Nunzia Giglio





    carlasaraemolo
    carlasaraemolo


    Messaggi : 31
    Data di iscrizione : 18.12.11

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  carlasaraemolo Lun Gen 30, 2012 5:53 pm

    "Facciamo il punto su l'autismo" il capitolo 4 : La costruzione dell'alleanza con la famiglia.


    La parola "autismo" deriva dal greco "autús" che significa "se stesso” e, come malattia o modello particolare di struttura psichica, si evidenzia drammaticamente per l’isolamento, l’anestesia affettiva, la scomparsa dell’iniziativa, le difficoltà psico-motorie, il mancato sviluppo del linguaggio.
    L'autismo può essere primario, oppure secondario quando si manifesta in conseguenza di anomalie genetiche (fenilchetonuria, sclerosi tuberosa), cromosomiche (X-fragile), malattie infettive (rosolia, citomegalovirus) o traumi che colpiscono precocemente il SNC (Sistema Nervoso Centrale).A livello di classificazione nosografica, nel DSM-IV è considerato nella categoria clinica dei "Disturbi Pervasivi dello Sviluppo", cui appartengono, fra le varie altre sindromi, anche la sindrome di Asperger, la sindrome di Rett e il Disturbo disintegrativo dell'infanzia.
    Grossolanamente si può dire che i bambini autistici fisicamente sono sani e si sviluppano come i loro coetanei, ma sono affetti da gravi anomalie nella comunicazioni e da un certo ritardo mentale.
    Sia nei soggetti ritardati che nei soggetti di normale intelligenza, infatti, il profilo delle prestazioni è spesso molto disomogeneo, con aree di grande abilità, come, memoria, calcolo, competenze spaziali e aree profondamente compromesse.
    L'autismo compare entro il trentesimo mese di vita oppure può manifestarsi verso il diciottesimo mese di vita. In una recente statistica abbiamo potuto notare che l'incidenza varia da 5 a 50 persone su 10.000e che colpisce prevalentemente i soggetti maschili con un tasso dalle due alle quattro volte superiore rispetto al sesso femminile. Kanner, famoso psichiatra considerato il fondatore della psichiatria infantile americana, descrisse i suoi pazienti come tendenti all’isolamento, poco reattivi in ambito relazionale. Alcuni apparivano muti o con un linguaggio ecolalico, altri, invece, mostravano una caratteristica inversione pronominale e avevano una paura ossessiva che avvenisse qualche cambiamento nell’ambiente circostante. Kanner e suoi collaboratori, partendo dall’analisi delle famiglie , arrivarono alla deduzione che i genitori (in particolar modo le madri), troppo freddi, distaccati e rigorosi, fossero, con il loro atteggiamento, la causa dell'autismo dei figli. Kanner, però, non aveva tenuto conto che le famiglie a cui faceva riferimento rappresentavano solo una ridotta parte di tale categoria. Per tale motivo, per molti anni i genitori sono stati ritenuti ingiustamente responsabili delle problematiche dei loro figli autistici. Con il TEACCH, oggi, si sono confutate queste considerazioni. Attraverso un esame della didattica aggiuntiva “ Trattamento pedagogico della disabilità” abbiamo approfondito l’efficacia e la conoscenza di tale programma.
    Il Teacch è un’organizzazione di servizi su base statale, creata nello Stato americano della Carolina del Nord, all’interno dell’Università, da Eric Schopler e dai suoi collaboratori. Esso è un servizio integrato di interventi offerto alle persone con autismo e alle loro famiglie. Offre ,inoltre, formazione e consulenza nelle scuole. Il Programma TEACCH comprende numerose attività di tipo educativo da effettuare con bambini con Disturbi Generalizzati dello Sviluppo o con disturbi della comunicazione.L'uso di tali attività va però di volta in volta contestualizzato ed individualizzato; la messa in atto di queste attività deve basarsi, in particolare su quattro criteri: modello di interazione, prospettive di sviluppo, relativismo comportamentale e gerarchia di addestramento Il Programma TEACCH è stato costruito per sviluppare abilità imitative, funzioni percettive, abilità motorie, capacità d'integrazione oculo-manuale, comprensione e produzione linguistica, gestione del comportamento (autonomie, abilità sociali e comportamentali).La conduzione del programma è affidata a genitori e insegnanti , che condividono le stesse strategie ed operano in stretta collaborazione.Una parte importante del programma è rappresentato dalla valutazione, che avviene attraverso tre modalità diverse. La prima che prevede l'utilizzo di test intellettivi e scale standardizzate per la valutazione dello sviluppo. La seconda modalità è quella dell'osservazione dei modelli di comportamento del bambino. La terza è rappresentata dalla raccolta di informazioni fatta nei colloqui con i genitori, in cui vengono anche individuate le loro aspettative nei confronti del bambino e i problemi principali che essi si trovano ad affrontare. La valutazione dello sviluppo si avvale di uno strumento specifico chiamato Profilo Psicoeducativo (P.E.P.): il P.E.P. consente di determinare lo sviluppo del bambino nelle aree dell'imitazione, della percezione, delle abilità motorie, dell' integrazione oculo-manuale, e delle capacità cognitive. Accanto al P.E.P. è stato predisposto un altro strumento chiamato A.A.P.E.P., che viene utilizzato per la valutazione di adolescenti e adulti autristici.Le aspettative e gli obiettivi che ci si attende di raggiungere, per ogni bambino, vengono distinte in : 1) aspettative a lungo termine, 2) aspettative intermedie tra 3 mesi ed un anno, e 3) gli obiettivi educativi immediati .
    Anche in questo programma le famiglie presentano un ruolo importante. La famiglia svolge un rilevante ruolo sociale in quanto costituisce un tramite tra il bambino e l’ambiente che lo circonda. I genitori delle persone con autismo, infatti, svolgono un compito certamente molto difficile: amare e accudire i loro figli aiutandoli a diventare soggetti sociali, ad integrarsi con l’ambiente circostante interagendo con altri individui . In alcuni momenti il genitore si sente demotivato e sfiduciato: ciò è dovuto anche ad una pessimistica proiezione sul futuro del proprio figlio che viene visto come un “eterno bambino” senza vasti margini di autonomia e indipendenza. E’ importante costruire un’ alleanza collaborativa tra operatori sociali e territoriali (Enti , Asl) , e i genitori. Il termine alleanza sottolinea il coinvolgimento delle due parti che collaborano per raggiungere un unico obiettivo nel rispetto dei diversi ruoli. I genitori che adempiono a tale alleanza hanno bisogno di un grande supporto poichè l’indifferenza del bambino autistico può portare i familiari a sentirsi rifiutati e ciò può causare uno sconforto da parte degli stessi. Infatti il sostegno emotivo ai genitori risulta indispensabile. L’operatore deve sviluppare l’empowerment e la giusta fiducia nelle capacità della famiglia.
    Tale obiettivo richiede l’utilizzo di diversi compiti strategici come: costruire una forte relazione di ascolto e sostegno, interpretare, guidare,usufruire dell’ empowerment , processo dell’azione sociale attraverso il quale le persone, le organizzazioni e le comunità acquisiscono competenza sulle proprie vite, al fine di cambiare il proprio ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di vita.La formazione dei genitori diviene, quindi, un aspetto molto importante.
    Progressivamente i genitori vanno coinvolti nelle varie attività vere e gli operatori non dovranno nutrire preconcetti sulle loro capacità. Di fondamentale importanza è l’osservazione sistematica, la quale può produrre efficaci conseguimenti nel percorso di educazione- formazione sul bambino. Il genitore dovrà divenire capace di misurare e definire i feedback che gli giungono dopo il proprio intervento , in particolar modo nelle mura domestiche dove non è presente il supporto materiale dell’operatore.
    Oggi molti approcci riconoscono al contesto- famiglia il ruolo di “spazio privilegiato” per raggiungere efficacemente obiettivi essenziali .Collaboratori e genitori puntano a migliorare l’adattamento dell’individuo al mondo in cui vive; ad incrementare le abilità esistenti ; a promuovere un insegnamento strutturato in grado di prevenire i comportamenti problema. Le innumerevoli difficoltà che un genitore di un bambino autistico incontra, sono fonti di stress. Per i genitori dei bambini autistici è difficile pensare che il proprio figlio con autismo una volta divenuto adulto possa condurre una vita normale. In età scolare un bambino incontra i coetanei nella scuola, mentre in età adulta alla scuola dovrebbe subentrare un posto di lavoro e luoghi dove poter trascorrere il proprio tempo libero.
    Consapevole del fatto che ogni bambino autistico crescerà diventando un adulto autistico, Schopler e i suoi collaboratori suggeriscono di iniziare precocemente a individuare la tipologia di attività lavorativa che il bambino potrebbe svolgere da adulto. Il tipo di attività possibile emerge dal profilo di abilità, dai punti di forza e dagli interessi, di ogni persona.
    A tal fine, Schopler parla di un “intervento psicoeducativo collaborativo” che deve prevedere l’adempimento di vari punti:
    1) il miglioramento delle condizioni di vita del soggetto;
    2) la promozione di interventi che limitino i comportamenti patologici;
    3) l’evidenziazione e l’ampliamento delle abilità esistenti;
    4) il rifacimento alle teorie cognitive e comportamentali, dimostrate le più efficienti
    Anche in questo scenario le famiglie svolgono un ruolo fondamentale in quanto sono ascoltate, aiutate ,tutelate, supportate a livello sociale . Numerose sono le associazioni create e fondate da genitori con bambini autistici i quali lottano per la creazione di un luogo di socializzazione e relazione nel quale poter promuovere interventi logopedici, comportamentali e cognitivi.


    Le famiglie che pianificano tali “Progetti di vita” per i loro figli sperano che essi possano aumentare sempre a livello territoriale.
    A nostro avviso il coinvolgimento attivo e partecipe della famiglia in un adeguato programma riabilitativo assume un’importante rilevanza personale e sociale: attraverso il lavoro e l’aiuto degli operatori e insegnanti, i genitori acquistano gli strumenti indispensabili per svolgere il proprio ruolo e riacquistando fiducia nelle proprie capacità.




    Bibliografia
    1. "Facciamo il punto su l'autismo" il capitolo 4 : La costruzione dell'alleanza con la famiglia.
    2. http://www.oltreilmuro.com/autismo.htm
    3. Lettura e ritardo mentale

    I COMPONENTI DEL GRUPPO SONO :
    Benedetta Bonifazi
    Marianna Cirillo
    Carla Sara Emolo
    Miriam Farina
    Daniela Maione


    Lavoro ben fatto,
    le richieste dell'esercizio sono state esaurite e
    la sintesi è coerente e significativa.
    la sintesi è arricchita da una veste critica e da un confronto coerente con il quadro teorico.
    Emergono però poco le considerazioni critiche del gruppo.
    la tutor Dott.ssa Nunzia Giglio
    benedettabonifazi
    benedettabonifazi


    Messaggi : 41
    Data di iscrizione : 17.12.11
    Età : 34
    Località : napoli

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  benedettabonifazi Lun Gen 30, 2012 5:54 pm

    "Facciamo il punto su l'autismo" il capitolo 4 : La costruzione dell'alleanza con la famiglia.


    La parola "autismo" deriva dal greco "autús" che significa "se stesso” e, come malattia o modello particolare di struttura psichica, si evidenzia drammaticamente per l’isolamento, l’anestesia affettiva, la scomparsa dell’iniziativa, le difficoltà psico-motorie, il mancato sviluppo del linguaggio.
    L'autismo può essere primario, oppure secondario quando si manifesta in conseguenza di anomalie genetiche (fenilchetonuria, sclerosi tuberosa), cromosomiche (X-fragile), malattie infettive (rosolia, citomegalovirus) o traumi che colpiscono precocemente il SNC (Sistema Nervoso Centrale).A livello di classificazione nosografica, nel DSM-IV è considerato nella categoria clinica dei "Disturbi Pervasivi dello Sviluppo", cui appartengono, fra le varie altre sindromi, anche la sindrome di Asperger, la sindrome di Rett e il Disturbo disintegrativo dell'infanzia.
    Grossolanamente si può dire che i bambini autistici fisicamente sono sani e si sviluppano come i loro coetanei, ma sono affetti da gravi anomalie nella comunicazioni e da un certo ritardo mentale.
    Sia nei soggetti ritardati che nei soggetti di normale intelligenza, infatti, il profilo delle prestazioni è spesso molto disomogeneo, con aree di grande abilità, come, memoria, calcolo, competenze spaziali e aree profondamente compromesse.
    L'autismo compare entro il trentesimo mese di vita oppure può manifestarsi verso il diciottesimo mese di vita. In una recente statistica abbiamo potuto notare che l'incidenza varia da 5 a 50 persone su 10.000e che colpisce prevalentemente i soggetti maschili con un tasso dalle due alle quattro volte superiore rispetto al sesso femminile. Kanner, famoso psichiatra considerato il fondatore della psichiatria infantile americana, descrisse i suoi pazienti come tendenti all’isolamento, poco reattivi in ambito relazionale. Alcuni apparivano muti o con un linguaggio ecolalico, altri, invece, mostravano una caratteristica inversione pronominale e avevano una paura ossessiva che avvenisse qualche cambiamento nell’ambiente circostante. Kanner e suoi collaboratori, partendo dall’analisi delle famiglie , arrivarono alla deduzione che i genitori (in particolar modo le madri), troppo freddi, distaccati e rigorosi, fossero, con il loro atteggiamento, la causa dell'autismo dei figli. Kanner, però, non aveva tenuto conto che le famiglie a cui faceva riferimento rappresentavano solo una ridotta parte di tale categoria. Per tale motivo, per molti anni i genitori sono stati ritenuti ingiustamente responsabili delle problematiche dei loro figli autistici. Con il TEACCH, oggi, si sono confutate queste considerazioni. Attraverso un esame della didattica aggiuntiva “ Trattamento pedagogico della disabilità” abbiamo approfondito l’efficacia e la conoscenza di tale programma.
    Il Teacch è un’organizzazione di servizi su base statale, creata nello Stato americano della Carolina del Nord, all’interno dell’Università, da Eric Schopler e dai suoi collaboratori. Esso è un servizio integrato di interventi offerto alle persone con autismo e alle loro famiglie. Offre ,inoltre, formazione e consulenza nelle scuole. Il Programma TEACCH comprende numerose attività di tipo educativo da effettuare con bambini con Disturbi Generalizzati dello Sviluppo o con disturbi della comunicazione.L'uso di tali attività va però di volta in volta contestualizzato ed individualizzato; la messa in atto di queste attività deve basarsi, in particolare su quattro criteri: modello di interazione, prospettive di sviluppo, relativismo comportamentale e gerarchia di addestramento Il Programma TEACCH è stato costruito per sviluppare abilità imitative, funzioni percettive, abilità motorie, capacità d'integrazione oculo-manuale, comprensione e produzione linguistica, gestione del comportamento (autonomie, abilità sociali e comportamentali).La conduzione del programma è affidata a genitori e insegnanti , che condividono le stesse strategie ed operano in stretta collaborazione.Una parte importante del programma è rappresentato dalla valutazione, che avviene attraverso tre modalità diverse. La prima che prevede l'utilizzo di test intellettivi e scale standardizzate per la valutazione dello sviluppo. La seconda modalità è quella dell'osservazione dei modelli di comportamento del bambino. La terza è rappresentata dalla raccolta di informazioni fatta nei colloqui con i genitori, in cui vengono anche individuate le loro aspettative nei confronti del bambino e i problemi principali che essi si trovano ad affrontare. La valutazione dello sviluppo si avvale di uno strumento specifico chiamato Profilo Psicoeducativo (P.E.P.): il P.E.P. consente di determinare lo sviluppo del bambino nelle aree dell'imitazione, della percezione, delle abilità motorie, dell' integrazione oculo-manuale, e delle capacità cognitive. Accanto al P.E.P. è stato predisposto un altro strumento chiamato A.A.P.E.P., che viene utilizzato per la valutazione di adolescenti e adulti autristici.Le aspettative e gli obiettivi che ci si attende di raggiungere, per ogni bambino, vengono distinte in : 1) aspettative a lungo termine, 2) aspettative intermedie tra 3 mesi ed un anno, e 3) gli obiettivi educativi immediati .
    Anche in questo programma le famiglie presentano un ruolo importante. La famiglia svolge un rilevante ruolo sociale in quanto costituisce un tramite tra il bambino e l’ambiente che lo circonda. I genitori delle persone con autismo, infatti, svolgono un compito certamente molto difficile: amare e accudire i loro figli aiutandoli a diventare soggetti sociali, ad integrarsi con l’ambiente circostante interagendo con altri individui . In alcuni momenti il genitore si sente demotivato e sfiduciato: ciò è dovuto anche ad una pessimistica proiezione sul futuro del proprio figlio che viene visto come un “eterno bambino” senza vasti margini di autonomia e indipendenza. E’ importante costruire un’ alleanza collaborativa tra operatori sociali e territoriali (Enti , Asl) , e i genitori. Il termine alleanza sottolinea il coinvolgimento delle due parti che collaborano per raggiungere un unico obiettivo nel rispetto dei diversi ruoli. I genitori che adempiono a tale alleanza hanno bisogno di un grande supporto poichè l’indifferenza del bambino autistico può portare i familiari a sentirsi rifiutati e ciò può causare uno sconforto da parte degli stessi. Infatti il sostegno emotivo ai genitori risulta indispensabile. L’operatore deve sviluppare l’empowerment e la giusta fiducia nelle capacità della famiglia.
    Tale obiettivo richiede l’utilizzo di diversi compiti strategici come: costruire una forte relazione di ascolto e sostegno, interpretare, guidare,usufruire dell’ empowerment , processo dell’azione sociale attraverso il quale le persone, le organizzazioni e le comunità acquisiscono competenza sulle proprie vite, al fine di cambiare il proprio ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di vita.La formazione dei genitori diviene, quindi, un aspetto molto importante.
    Progressivamente i genitori vanno coinvolti nelle varie attività vere e gli operatori non dovranno nutrire preconcetti sulle loro capacità. Di fondamentale importanza è l’osservazione sistematica, la quale può produrre efficaci conseguimenti nel percorso di educazione- formazione sul bambino. Il genitore dovrà divenire capace di misurare e definire i feedback che gli giungono dopo il proprio intervento , in particolar modo nelle mura domestiche dove non è presente il supporto materiale dell’operatore.
    Oggi molti approcci riconoscono al contesto- famiglia il ruolo di “spazio privilegiato” per raggiungere efficacemente obiettivi essenziali .Collaboratori e genitori puntano a migliorare l’adattamento dell’individuo al mondo in cui vive; ad incrementare le abilità esistenti ; a promuovere un insegnamento strutturato in grado di prevenire i comportamenti problema. Le innumerevoli difficoltà che un genitore di un bambino autistico incontra, sono fonti di stress. Per i genitori dei bambini autistici è difficile pensare che il proprio figlio con autismo una volta divenuto adulto possa condurre una vita normale. In età scolare un bambino incontra i coetanei nella scuola, mentre in età adulta alla scuola dovrebbe subentrare un posto di lavoro e luoghi dove poter trascorrere il proprio tempo libero.
    Consapevole del fatto che ogni bambino autistico crescerà diventando un adulto autistico, Schopler e i suoi collaboratori suggeriscono di iniziare precocemente a individuare la tipologia di attività lavorativa che il bambino potrebbe svolgere da adulto. Il tipo di attività possibile emerge dal profilo di abilità, dai punti di forza e dagli interessi, di ogni persona.
    A tal fine, Schopler parla di un “intervento psicoeducativo collaborativo” che deve prevedere l’adempimento di vari punti:
    1) il miglioramento delle condizioni di vita del soggetto;
    2) la promozione di interventi che limitino i comportamenti patologici;
    3) l’evidenziazione e l’ampliamento delle abilità esistenti;
    4) il rifacimento alle teorie cognitive e comportamentali, dimostrate le più efficienti
    Anche in questo scenario le famiglie svolgono un ruolo fondamentale in quanto sono ascoltate, aiutate ,tutelate, supportate a livello sociale . Numerose sono le associazioni create e fondate da genitori con bambini autistici i quali lottano per la creazione di un luogo di socializzazione e relazione nel quale poter promuovere interventi logopedici, comportamentali e cognitivi.


    Le famiglie che pianificano tali “Progetti di vita” per i loro figli sperano che essi possano aumentare sempre a livello territoriale.
    A nostro avviso il coinvolgimento attivo e partecipe della famiglia in un adeguato programma riabilitativo assume un’importante rilevanza personale e sociale: attraverso il lavoro e l’aiuto degli operatori e insegnanti, i genitori acquistano gli strumenti indispensabili per svolgere il proprio ruolo e riacquistando fiducia nelle proprie capacità.




    Bibliografia
    1. "Facciamo il punto su l'autismo" il capitolo 4 : La costruzione dell'alleanza con la famiglia.
    2. http://www.oltreilmuro.com/autismo.htm
    3. Lettura e ritardo mentale




    Componenti del gruppo:

    Benedetta Bonifazi
    Marianna Ciriillo
    Carla Sara Emolo
    Miriam Farina
    Daniela Maione


    Lavoro ben fatto,
    le richieste dell'esercizio sono state esaurite e
    la sintesi è coerente e significativa.
    la sintesi è arricchita da una veste critica e da un confronto coerente con il quadro teorico.
    Emergono però poco le considerazioni critiche del gruppo.
    la tutor Dott.ssa Nunzia Giglio
    marianna cirillo
    marianna cirillo


    Messaggi : 16
    Data di iscrizione : 18.12.11
    Età : 34

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  marianna cirillo Lun Gen 30, 2012 5:56 pm

    "Facciamo il punto su l'autismo" il capitolo 4 : La costruzione dell'alleanza con la famiglia.


    La parola "autismo" deriva dal greco "autús" che significa "se stesso” e, come malattia o modello particolare di struttura psichica, si evidenzia drammaticamente per l’isolamento, l’anestesia affettiva, la scomparsa dell’iniziativa, le difficoltà psico-motorie, il mancato sviluppo del linguaggio.
    L'autismo può essere primario, oppure secondario quando si manifesta in conseguenza di anomalie genetiche (fenilchetonuria, sclerosi tuberosa), cromosomiche (X-fragile), malattie infettive (rosolia, citomegalovirus) o traumi che colpiscono precocemente il SNC (Sistema Nervoso Centrale).A livello di classificazione nosografica, nel DSM-IV è considerato nella categoria clinica dei "Disturbi Pervasivi dello Sviluppo", cui appartengono, fra le varie altre sindromi, anche la sindrome di Asperger, la sindrome di Rett e il Disturbo disintegrativo dell'infanzia.
    Grossolanamente si può dire che i bambini autistici fisicamente sono sani e si sviluppano come i loro coetanei, ma sono affetti da gravi anomalie nella comunicazioni e da un certo ritardo mentale.
    Sia nei soggetti ritardati che nei soggetti di normale intelligenza, infatti, il profilo delle prestazioni è spesso molto disomogeneo, con aree di grande abilità, come, memoria, calcolo, competenze spaziali e aree profondamente compromesse.
    L'autismo compare entro il trentesimo mese di vita oppure può manifestarsi verso il diciottesimo mese di vita. In una recente statistica abbiamo potuto notare che l'incidenza varia da 5 a 50 persone su 10.000e che colpisce prevalentemente i soggetti maschili con un tasso dalle due alle quattro volte superiore rispetto al sesso femminile. Kanner, famoso psichiatra considerato il fondatore della psichiatria infantile americana, descrisse i suoi pazienti come tendenti all’isolamento, poco reattivi in ambito relazionale. Alcuni apparivano muti o con un linguaggio ecolalico, altri, invece, mostravano una caratteristica inversione pronominale e avevano una paura ossessiva che avvenisse qualche cambiamento nell’ambiente circostante. Kanner e suoi collaboratori, partendo dall’analisi delle famiglie , arrivarono alla deduzione che i genitori (in particolar modo le madri), troppo freddi, distaccati e rigorosi, fossero, con il loro atteggiamento, la causa dell'autismo dei figli. Kanner, però, non aveva tenuto conto che le famiglie a cui faceva riferimento rappresentavano solo una ridotta parte di tale categoria. Per tale motivo, per molti anni i genitori sono stati ritenuti ingiustamente responsabili delle problematiche dei loro figli autistici. Con il TEACCH, oggi, si sono confutate queste considerazioni. Attraverso un esame della didattica aggiuntiva “ Trattamento pedagogico della disabilità” abbiamo approfondito l’efficacia e la conoscenza di tale programma.
    Il Teacch è un’organizzazione di servizi su base statale, creata nello Stato americano della Carolina del Nord, all’interno dell’Università, da Eric Schopler e dai suoi collaboratori. Esso è un servizio integrato di interventi offerto alle persone con autismo e alle loro famiglie. Offre ,inoltre, formazione e consulenza nelle scuole. Il Programma TEACCH comprende numerose attività di tipo educativo da effettuare con bambini con Disturbi Generalizzati dello Sviluppo o con disturbi della comunicazione.L'uso di tali attività va però di volta in volta contestualizzato ed individualizzato; la messa in atto di queste attività deve basarsi, in particolare su quattro criteri: modello di interazione, prospettive di sviluppo, relativismo comportamentale e gerarchia di addestramento Il Programma TEACCH è stato costruito per sviluppare abilità imitative, funzioni percettive, abilità motorie, capacità d'integrazione oculo-manuale, comprensione e produzione linguistica, gestione del comportamento (autonomie, abilità sociali e comportamentali).La conduzione del programma è affidata a genitori e insegnanti , che condividono le stesse strategie ed operano in stretta collaborazione.Una parte importante del programma è rappresentato dalla valutazione, che avviene attraverso tre modalità diverse. La prima che prevede l'utilizzo di test intellettivi e scale standardizzate per la valutazione dello sviluppo. La seconda modalità è quella dell'osservazione dei modelli di comportamento del bambino. La terza è rappresentata dalla raccolta di informazioni fatta nei colloqui con i genitori, in cui vengono anche individuate le loro aspettative nei confronti del bambino e i problemi principali che essi si trovano ad affrontare. La valutazione dello sviluppo si avvale di uno strumento specifico chiamato Profilo Psicoeducativo (P.E.P.): il P.E.P. consente di determinare lo sviluppo del bambino nelle aree dell'imitazione, della percezione, delle abilità motorie, dell' integrazione oculo-manuale, e delle capacità cognitive. Accanto al P.E.P. è stato predisposto un altro strumento chiamato A.A.P.E.P., che viene utilizzato per la valutazione di adolescenti e adulti autristici.Le aspettative e gli obiettivi che ci si attende di raggiungere, per ogni bambino, vengono distinte in : 1) aspettative a lungo termine, 2) aspettative intermedie tra 3 mesi ed un anno, e 3) gli obiettivi educativi immediati .
    Anche in questo programma le famiglie presentano un ruolo importante. La famiglia svolge un rilevante ruolo sociale in quanto costituisce un tramite tra il bambino e l’ambiente che lo circonda. I genitori delle persone con autismo, infatti, svolgono un compito certamente molto difficile: amare e accudire i loro figli aiutandoli a diventare soggetti sociali, ad integrarsi con l’ambiente circostante interagendo con altri individui . In alcuni momenti il genitore si sente demotivato e sfiduciato: ciò è dovuto anche ad una pessimistica proiezione sul futuro del proprio figlio che viene visto come un “eterno bambino” senza vasti margini di autonomia e indipendenza. E’ importante costruire un’ alleanza collaborativa tra operatori sociali e territoriali (Enti , Asl) , e i genitori. Il termine alleanza sottolinea il coinvolgimento delle due parti che collaborano per raggiungere un unico obiettivo nel rispetto dei diversi ruoli. I genitori che adempiono a tale alleanza hanno bisogno di un grande supporto poichè l’indifferenza del bambino autistico può portare i familiari a sentirsi rifiutati e ciò può causare uno sconforto da parte degli stessi. Infatti il sostegno emotivo ai genitori risulta indispensabile. L’operatore deve sviluppare l’empowerment e la giusta fiducia nelle capacità della famiglia.
    Tale obiettivo richiede l’utilizzo di diversi compiti strategici come: costruire una forte relazione di ascolto e sostegno, interpretare, guidare,usufruire dell’ empowerment , processo dell’azione sociale attraverso il quale le persone, le organizzazioni e le comunità acquisiscono competenza sulle proprie vite, al fine di cambiare il proprio ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di vita.La formazione dei genitori diviene, quindi, un aspetto molto importante.
    Progressivamente i genitori vanno coinvolti nelle varie attività vere e gli operatori non dovranno nutrire preconcetti sulle loro capacità. Di fondamentale importanza è l’osservazione sistematica, la quale può produrre efficaci conseguimenti nel percorso di educazione- formazione sul bambino. Il genitore dovrà divenire capace di misurare e definire i feedback che gli giungono dopo il proprio intervento , in particolar modo nelle mura domestiche dove non è presente il supporto materiale dell’operatore.
    Oggi molti approcci riconoscono al contesto- famiglia il ruolo di “spazio privilegiato” per raggiungere efficacemente obiettivi essenziali .Collaboratori e genitori puntano a migliorare l’adattamento dell’individuo al mondo in cui vive; ad incrementare le abilità esistenti ; a promuovere un insegnamento strutturato in grado di prevenire i comportamenti problema. Le innumerevoli difficoltà che un genitore di un bambino autistico incontra, sono fonti di stress. Per i genitori dei bambini autistici è difficile pensare che il proprio figlio con autismo una volta divenuto adulto possa condurre una vita normale. In età scolare un bambino incontra i coetanei nella scuola, mentre in età adulta alla scuola dovrebbe subentrare un posto di lavoro e luoghi dove poter trascorrere il proprio tempo libero.
    Consapevole del fatto che ogni bambino autistico crescerà diventando un adulto autistico, Schopler e i suoi collaboratori suggeriscono di iniziare precocemente a individuare la tipologia di attività lavorativa che il bambino potrebbe svolgere da adulto. Il tipo di attività possibile emerge dal profilo di abilità, dai punti di forza e dagli interessi, di ogni persona.
    A tal fine, Schopler parla di un “intervento psicoeducativo collaborativo” che deve prevedere l’adempimento di vari punti:
    1) il miglioramento delle condizioni di vita del soggetto;
    2) la promozione di interventi che limitino i comportamenti patologici;
    3) l’evidenziazione e l’ampliamento delle abilità esistenti;
    4) il rifacimento alle teorie cognitive e comportamentali, dimostrate le più efficienti
    Anche in questo scenario le famiglie svolgono un ruolo fondamentale in quanto sono ascoltate, aiutate ,tutelate, supportate a livello sociale . Numerose sono le associazioni create e fondate da genitori con bambini autistici i quali lottano per la creazione di un luogo di socializzazione e relazione nel quale poter promuovere interventi logopedici, comportamentali e cognitivi.


    Le famiglie che pianificano tali “Progetti di vita” per i loro figli sperano che essi possano aumentare sempre a livello territoriale.
    A nostro avviso il coinvolgimento attivo e partecipe della famiglia in un adeguato programma riabilitativo assume un’importante rilevanza personale e sociale: attraverso il lavoro e l’aiuto degli operatori e insegnanti, i genitori acquistano gli strumenti indispensabili per svolgere il proprio ruolo e riacquistando fiducia nelle proprie capacità.




    Bibliografia
    1. "Facciamo il punto su l'autismo" il capitolo 4 : La costruzione dell'alleanza con la famiglia.
    2. http://www.oltreilmuro.com/autismo.htm
    3. Lettura e ritardo mentale

    I COMPONENTI DEL GRUPPO SONO :
    Benedetta Bonifazi
    Marianna Cirillo
    Carla Sara Emolo
    Miriam Farina
    Daniela Maione

    Lavoro ben fatto,
    le richieste dell'esercizio sono state esaurite e
    la sintesi è coerente e significativa.
    la sintesi è arricchita da una veste critica e da un confronto coerente con il quadro teorico.
    Emergono però poco le considerazioni critiche del gruppo.
    la tutor Dott.ssa Nunzia Giglio
    danielamaione
    danielamaione


    Messaggi : 19
    Data di iscrizione : 15.12.11
    Età : 35
    Località : Sant'anastasia

    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  danielamaione Lun Gen 30, 2012 5:57 pm

    "Facciamo il punto su l'autismo" il capitolo 4 : La costruzione dell'alleanza con la famiglia.


    La parola "autismo" deriva dal greco "autús" che significa "se stesso” e, come malattia o modello particolare di struttura psichica, si evidenzia drammaticamente per l’isolamento, l’anestesia affettiva, la scomparsa dell’iniziativa, le difficoltà psico-motorie, il mancato sviluppo del linguaggio.
    L'autismo può essere primario, oppure secondario quando si manifesta in conseguenza di anomalie genetiche (fenilchetonuria, sclerosi tuberosa), cromosomiche (X-fragile), malattie infettive (rosolia, citomegalovirus) o traumi che colpiscono precocemente il SNC (Sistema Nervoso Centrale).A livello di classificazione nosografica, nel DSM-IV è considerato nella categoria clinica dei "Disturbi Pervasivi dello Sviluppo", cui appartengono, fra le varie altre sindromi, anche la sindrome di Asperger, la sindrome di Rett e il Disturbo disintegrativo dell'infanzia.
    Grossolanamente si può dire che i bambini autistici fisicamente sono sani e si sviluppano come i loro coetanei, ma sono affetti da gravi anomalie nella comunicazioni e da un certo ritardo mentale.
    Sia nei soggetti ritardati che nei soggetti di normale intelligenza, infatti, il profilo delle prestazioni è spesso molto disomogeneo, con aree di grande abilità, come, memoria, calcolo, competenze spaziali e aree profondamente compromesse.
    L'autismo compare entro il trentesimo mese di vita oppure può manifestarsi verso il diciottesimo mese di vita. In una recente statistica abbiamo potuto notare che l'incidenza varia da 5 a 50 persone su 10.000e che colpisce prevalentemente i soggetti maschili con un tasso dalle due alle quattro volte superiore rispetto al sesso femminile. Kanner, famoso psichiatra considerato il fondatore della psichiatria infantile americana, descrisse i suoi pazienti come tendenti all’isolamento, poco reattivi in ambito relazionale. Alcuni apparivano muti o con un linguaggio ecolalico, altri, invece, mostravano una caratteristica inversione pronominale e avevano una paura ossessiva che avvenisse qualche cambiamento nell’ambiente circostante. Kanner e suoi collaboratori, partendo dall’analisi delle famiglie , arrivarono alla deduzione che i genitori (in particolar modo le madri), troppo freddi, distaccati e rigorosi, fossero, con il loro atteggiamento, la causa dell'autismo dei figli. Kanner, però, non aveva tenuto conto che le famiglie a cui faceva riferimento rappresentavano solo una ridotta parte di tale categoria. Per tale motivo, per molti anni i genitori sono stati ritenuti ingiustamente responsabili delle problematiche dei loro figli autistici. Con il TEACCH, oggi, si sono confutate queste considerazioni. Attraverso un esame della didattica aggiuntiva “ Trattamento pedagogico della disabilità” abbiamo approfondito l’efficacia e la conoscenza di tale programma.
    Il Teacch è un’organizzazione di servizi su base statale, creata nello Stato americano della Carolina del Nord, all’interno dell’Università, da Eric Schopler e dai suoi collaboratori. Esso è un servizio integrato di interventi offerto alle persone con autismo e alle loro famiglie. Offre ,inoltre, formazione e consulenza nelle scuole. Il Programma TEACCH comprende numerose attività di tipo educativo da effettuare con bambini con Disturbi Generalizzati dello Sviluppo o con disturbi della comunicazione.L'uso di tali attività va però di volta in volta contestualizzato ed individualizzato; la messa in atto di queste attività deve basarsi, in particolare su quattro criteri: modello di interazione, prospettive di sviluppo, relativismo comportamentale e gerarchia di addestramento Il Programma TEACCH è stato costruito per sviluppare abilità imitative, funzioni percettive, abilità motorie, capacità d'integrazione oculo-manuale, comprensione e produzione linguistica, gestione del comportamento (autonomie, abilità sociali e comportamentali).La conduzione del programma è affidata a genitori e insegnanti , che condividono le stesse strategie ed operano in stretta collaborazione.Una parte importante del programma è rappresentato dalla valutazione, che avviene attraverso tre modalità diverse. La prima che prevede l'utilizzo di test intellettivi e scale standardizzate per la valutazione dello sviluppo. La seconda modalità è quella dell'osservazione dei modelli di comportamento del bambino. La terza è rappresentata dalla raccolta di informazioni fatta nei colloqui con i genitori, in cui vengono anche individuate le loro aspettative nei confronti del bambino e i problemi principali che essi si trovano ad affrontare. La valutazione dello sviluppo si avvale di uno strumento specifico chiamato Profilo Psicoeducativo (P.E.P.): il P.E.P. consente di determinare lo sviluppo del bambino nelle aree dell'imitazione, della percezione, delle abilità motorie, dell' integrazione oculo-manuale, e delle capacità cognitive. Accanto al P.E.P. è stato predisposto un altro strumento chiamato A.A.P.E.P., che viene utilizzato per la valutazione di adolescenti e adulti autristici.Le aspettative e gli obiettivi che ci si attende di raggiungere, per ogni bambino, vengono distinte in : 1) aspettative a lungo termine, 2) aspettative intermedie tra 3 mesi ed un anno, e 3) gli obiettivi educativi immediati .
    Anche in questo programma le famiglie presentano un ruolo importante. La famiglia svolge un rilevante ruolo sociale in quanto costituisce un tramite tra il bambino e l’ambiente che lo circonda. I genitori delle persone con autismo, infatti, svolgono un compito certamente molto difficile: amare e accudire i loro figli aiutandoli a diventare soggetti sociali, ad integrarsi con l’ambiente circostante interagendo con altri individui . In alcuni momenti il genitore si sente demotivato e sfiduciato: ciò è dovuto anche ad una pessimistica proiezione sul futuro del proprio figlio che viene visto come un “eterno bambino” senza vasti margini di autonomia e indipendenza. E’ importante costruire un’ alleanza collaborativa tra operatori sociali e territoriali (Enti , Asl) , e i genitori. Il termine alleanza sottolinea il coinvolgimento delle due parti che collaborano per raggiungere un unico obiettivo nel rispetto dei diversi ruoli. I genitori che adempiono a tale alleanza hanno bisogno di un grande supporto poichè l’indifferenza del bambino autistico può portare i familiari a sentirsi rifiutati e ciò può causare uno sconforto da parte degli stessi. Infatti il sostegno emotivo ai genitori risulta indispensabile. L’operatore deve sviluppare l’empowerment e la giusta fiducia nelle capacità della famiglia.
    Tale obiettivo richiede l’utilizzo di diversi compiti strategici come: costruire una forte relazione di ascolto e sostegno, interpretare, guidare,usufruire dell’ empowerment , processo dell’azione sociale attraverso il quale le persone, le organizzazioni e le comunità acquisiscono competenza sulle proprie vite, al fine di cambiare il proprio ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di vita.La formazione dei genitori diviene, quindi, un aspetto molto importante.
    Progressivamente i genitori vanno coinvolti nelle varie attività vere e gli operatori non dovranno nutrire preconcetti sulle loro capacità. Di fondamentale importanza è l’osservazione sistematica, la quale può produrre efficaci conseguimenti nel percorso di educazione- formazione sul bambino. Il genitore dovrà divenire capace di misurare e definire i feedback che gli giungono dopo il proprio intervento , in particolar modo nelle mura domestiche dove non è presente il supporto materiale dell’operatore.
    Oggi molti approcci riconoscono al contesto- famiglia il ruolo di “spazio privilegiato” per raggiungere efficacemente obiettivi essenziali .Collaboratori e genitori puntano a migliorare l’adattamento dell’individuo al mondo in cui vive; ad incrementare le abilità esistenti ; a promuovere un insegnamento strutturato in grado di prevenire i comportamenti problema. Le innumerevoli difficoltà che un genitore di un bambino autistico incontra, sono fonti di stress. Per i genitori dei bambini autistici è difficile pensare che il proprio figlio con autismo una volta divenuto adulto possa condurre una vita normale. In età scolare un bambino incontra i coetanei nella scuola, mentre in età adulta alla scuola dovrebbe subentrare un posto di lavoro e luoghi dove poter trascorrere il proprio tempo libero.
    Consapevole del fatto che ogni bambino autistico crescerà diventando un adulto autistico, Schopler e i suoi collaboratori suggeriscono di iniziare precocemente a individuare la tipologia di attività lavorativa che il bambino potrebbe svolgere da adulto. Il tipo di attività possibile emerge dal profilo di abilità, dai punti di forza e dagli interessi, di ogni persona.
    A tal fine, Schopler parla di un “intervento psicoeducativo collaborativo” che deve prevedere l’adempimento di vari punti:
    1) il miglioramento delle condizioni di vita del soggetto;
    2) la promozione di interventi che limitino i comportamenti patologici;
    3) l’evidenziazione e l’ampliamento delle abilità esistenti;
    4) il rifacimento alle teorie cognitive e comportamentali, dimostrate le più efficienti
    Anche in questo scenario le famiglie svolgono un ruolo fondamentale in quanto sono ascoltate, aiutate ,tutelate, supportate a livello sociale . Numerose sono le associazioni create e fondate da genitori con bambini autistici i quali lottano per la creazione di un luogo di socializzazione e relazione nel quale poter promuovere interventi logopedici, comportamentali e cognitivi.


    Le famiglie che pianificano tali “Progetti di vita” per i loro figli sperano che essi possano aumentare sempre a livello territoriale.
    A nostro avviso il coinvolgimento attivo e partecipe della famiglia in un adeguato programma riabilitativo assume un’importante rilevanza personale e sociale: attraverso il lavoro e l’aiuto degli operatori e insegnanti, i genitori acquistano gli strumenti indispensabili per svolgere il proprio ruolo e riacquistando fiducia nelle proprie capacità.




    Bibliografia
    1. "Facciamo il punto su l'autismo" il capitolo 4 : La costruzione dell'alleanza con la famiglia.
    2. http://www.oltreilmuro.com/autismo.htm
    3. Lettura e ritardo mentale

    I COMPONENTI DEL GRUPPO SONO :
    Benedetta Bonifazi
    Marianna Cirillo
    Carla Sara Emolo
    Miriam Farina
    Daniela Maione

    Lavoro ben fatto,
    le richieste dell'esercizio sono state esaurite e
    la sintesi è coerente e significativa.
    la sintesi è arricchita da una veste critica e da un confronto coerente con il quadro teorico.
    Emergono però poco le considerazioni critiche del gruppo.
    la tutor Dott.ssa Nunzia Giglio

    Contenuto sponsorizzato


    ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva) - Pagina 9 Empty Re: ES.n. 1 AUTISMO (chiude 27 febbraio x esami 29 e sessione estiva)

    Messaggio  Contenuto sponsorizzato


      La data/ora di oggi è Lun Mag 20, 2024 6:18 pm